Il 2025 celebrerà la specificità di Gorizia, città di confine scelta con la gemella slovena Nova Gorica per rappresentare il valore di un’Europa unita, senza barriere, nell’anno da Capitale europea della Cultura. Territorio dell’Impero austroungarico prima della Grande Guerra, annessa all’Italia nel 1918, la città ha vissuto sulla propria pelle le vicende che hanno coinvolto il confine orientale d’Italia durante il Fascismo e la Seconda Guerra Mondiale. È al termine del conflitto che in piazza Transalpina viene eretto il cosiddetto “muro di Gorizia”, all’epoca con la cessione di parte dell’abitato alla Jugoslavia. Solo nel 2004, con l’ingresso della Slovenia nell’UE, il confine imposto cesserà di generare sofferenza (con l’abbattimento del muro). È dunque nel segno di un epicentro transfrontaliero, diviso in passato da conflitti cruenti, e oggi unito nel segno della cooperazione, che si dispiegherà la fitta programmazione culturale nel 2025. La cittadina ha conservato il suo fascino mitteleuropeo, ed è piacevole destinazione di viaggio, oltre che motivo per approfondire la storia travagliata del Novecento europeo.
A Palazzo Attems Petzenstein si visita fino all’inizio di ottobre la mostra Riflessi. Autoritratti nello specchio della storia. Il progetto ha preso le mosse a Trieste, con la mostra fotografica Io, lei, l’altra. Ritratti e autoritratti fotografici di donne artiste al Magazzino delle Idee, per proseguire alla Galleria Spazzapan di Gradisca d’Isonzo con Artista+artista. Ora arriva a Gorizia, mentre al Museo Revoltella di Trieste c’è Attraverso il volto, approfondimento sulla collezione di autoritratti del museo. Quattro esposizioni per indagare il tema del ritratto e dell’autoritratto d’artista, che valgono il viaggio. E offrono l’opportunità di scoprire la piccola città dal passato asburgico e i suoi dintorni.
L’ITINERARIO NEL CENTRO DI GORIZIA
Si parte proprio da piazza Transalpina – dal nome della linea ferroviaria creata nel 1906 per collegare Trieste e Vienna – per entrare nel vivo delle vicissitudini novecentesche della città. Oggi, una targa con la linea di confine che separa Italia e Slovenia ricorda quanto accaduto, mentre la Stazione della Transalpina dedica una sala espositiva a questo passaggio saliente della storia cittadina e nazionale. Ci si sposta poi in centro, a meno di due chilometri dalla piazza tristemente nota, per visitare piazza della Vittoria, con la sua fontana del Nettuno di epoca settecentesca e il Duomo di Sant’Ignazio, segnalato dalle cupole a cipolla dei campanili che affiancano la facciata barocca, come sono pure gli interni, riccamente decorati con stucchi dorati. Il nucleo più antico di Gorizia, risalente al periodo medievale, si apprezza invece nella stretta via Rastello, dove molti secoli fa si allineavano le botteghe artigiane; altro punto di interesse, vero salotto a cielo aperto della città, è piazza Sant’Antonio, nell’area dove un tempo sorgeva il convento dedicato all’omonimo santo (ne resta parte del colonnato che circondava l’antico chiostro). Si prosegue alla volta della cattedrale di Sant’Ilario e Tiziano, con la facciata a capanna in stile neoclassico e l’interno scandito dai matronei laterali in due ordini. La parte alta di Gorizia è dominata da Borgo Castello, cui si accede attraverso la seicentesca Porta Leopoldina.
IL MUSEO DELLA GRANDE GUERRA
Ospitato nei sotterranei delle cinquecentesche case Dornberg e Tasso, in Borgo Castello, il museo si articola in nove sale espositive, con la particolarità della ricostruzione a grandezza naturale di una trincea, che si “percorre” mentre una registrazione dei rumori assordanti della guerra aiuta a calarsi nel contesto. Tramite molti documenti, cimeli e oggetti appartenuti a soldati italiani e austro-ungarici si rivivono i conflitti che hanno a più riprese sconvolto il territorio. Una serie di plastici aiutano a ricostruire l’assetto strategico dell’epoca, focalizzando l’attenzione su Gorizia e sulle alture che la circondano, con particolare riferimento al Monte Calvario e al Sabotino. Una sala è dedicata al generale Armando Diaz.
IL MUSEO DEL MEDIOEVO GORIZIANO
Ospitato nel castello che domina la città – frutto in parte di una ricostruzione in stile, ma risalente, in origine, all’XI secolo –, il museo illustra la storia della Contea di Gorizia nel corso di cinquecento anni, dalle origini al XVIII secolo. La parte più antica del Castello è costituita dal Palazzo dei Conti, cui il Palazzo degli Stati Provinciali fu aggiunto tra il XV e il XVI secolo. Fu, nel corso dei secoli, anche caserma e carcere. Bombardato durante la Prima Guerra Mondiale, è stato risistemato tra il 1934 e il 1937, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati e oggi è sede dell’esposizione che annovera tra i suoi punti di forza le fedeli riproduzioni di armi bianche, l’esposizione permanente Theatrum Instrumentorum, ricca mostra didattica sulla ricostruzione degli strumenti musicali antichi, e una collezione di cassapanche. Accoglie anche mostre temporanee ed eventi.
IL MUSEO DELLA MODA E DELLE ARTI APPLICATE
Proprio sopra al Museo della Grande Guerra si trova il percorso dedicato alla storia delle attività artigianali collegate all’abbigliamento, fiorite in passato in città soprattutto negli ambiti di produzione e lavorazione della seta (un torcitoio circolare del XVIII secolo, azionato a mano, è il pezzo più rilevante della collezione) e dei gioielli. L’allestimento dei pezzi in mostra è articolato su tre fili conduttori: righe, quadri e fiori. Si tratta di tre pattern che attraversano la storia del costume, cambiando connotazione e significato anche in modo radicale. Esposti anche esemplari del tipico merletto a fuselli locale e un nucleo di abiti che illustrano l’evoluzione dell’abbigliamento quotidiano tra il 1890 e la Prima Guerra Mondiale.
Museo della moda e delle arti applicate
IL PALAZZO ATTEMS PETZENSTEIN
Costruito nella prima metà del Settecento per volontà della famiglia Attems, il palazzo rappresenta la transizione dal Barocco al Rococò, pur avendo subito una ristrutturazione neoclassica nella prima metà dell’Ottocento. Al suo interno si cela il giardino all’italiana con la fontana dell’Ercole, che originariamente era collocata in piazza De Amicis. La Pinacoteca conta opere di alcuni maestri del Settecento veneto, molti ritratti ottocenteschi e una collezione di opere del Novecento (da Italico Brass a Luigi Spazzapan, Tullio Crali e Vittorio Bolaffio). È frequentemente sede di esposizioni temporanee.
IL PALAZZO CORONINI CRONBERG E IL SUO PARCO
Lungo il viale XX settembre si estende il parco di Palazzo Coronini Cronberg, realizzato sul finire dell’Ottocento nell’ambito di un programma di riqualificazione urbana che voleva fare di Gorizia una “città giardino”. Il palazzo, fondato in origine alla fine del Cinquecento, è stato ampiamente ricostruito al termine della Prima Guerra Mondiale, ma ha scontato anche il secondo conflitto novecentesco, rientrando in proprietà della famiglia Coronini solo negli Anni Cinquanta. Oggi è sede museale per oggetti della storia di famiglia, ceramiche, stampe, dipinti (con una quadreria di oltre 1200 opere, dal XV al XX secolo), e ospita mostre temporanee. Fino a marzo 2023 si visita l’esposizione su Mode e luoghi nelle immagini del Giappone Edo-Meiji.
IL GIARDINO DELLE AZALEE DI LUCIANO VIATORI
Nato negli Anni Settanta per iniziativa di Luciano Viatori, il giardino si visita (solo su prenotazione) raggiungendo una collina con vista sulla città, l’Isonzo, il Carso e le Prealpi. Centinaia di rododendri e azalee, collezioni di lillà, ortensie, spiree, viburni, osmanti, peonie, rose rampicanti, pruni e meli da fiore, e un centinaio di magnolie caducifolie animano il parco botanico, insieme all’erica, ai bucaneve e ai narcisi, e poi iris, peonie, Hemerocallis, Hosta, salvie, papaveri, Agapanthus, astri, gladioli, gigli, dalie e ciclamini. Nella casa del professore, immersa nel giardino, postazioni multimediali, video ed esperienze in realtà aumentata e virtuale consentono di approfondire la storia del luogo e il progetto ispirato ai 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030.
LA GALLERIA SPAZZAPAN A GRADISCA D’ISONZO
Il museo custodisce oggi il più corposo nucleo di opere (prove su carta, dipinti su tela e due sculture) di Luigi Spazzapan (Gradisca d’Isonzo, 1889 – Torino, 1958), nel luogo che all’artista, poi trasferitosi a Torino, diede i natali. E si preoccupa di raccontarle anche con l’ausilio della tecnologia digitale, attraverso visori di realtà virtuale. Il percorso museale illumina l’intero iter artistico di Spazzapan, dai primi richiami all’Espressionismo ai tratti più morbidi di derivazione impressionista francese, verso i quali l’artista virò dopo l’arrivo a Torino, fino alle strutturazioni geometriche degli Anni Quaranta e all’ultima fase informale, tutta puntata sulla predominanza del colore sulla linea.
Galleria Regionale d’Arte contemporanea “Luigi Spazzapan”
SUL SENTIERO DELLE PANCHINE ARANCIONI
Alle porte della città, il Monte Sabotino si staglia come monito di un passato che non deve tornare, ma non può essere dimenticato. Durante la Grande Guerra fu teatro di sanguinose battaglie tra l’armata austro-ungarica e quella italiana. Oggi è diventato Parco della Pace, per stigmatizzare l’assurdità delle armi e invitare alla convivenza tra popoli. È solo una delle prospettive sul territorio che circonda Gorizia inquadrata lungo il Percorso delle Panchine Arancioni, inaugurato nella primavera 2021 per iniziativa dei produttori vinicoli di Ribolla Gialla di Oslavia, gruppo di cantine pioniere della viticoltura di qualità in questa porzione d’Italia. Ogni cantina ha scelto dove posizionare la sua, arancione come il colore della Ribolla, vino lungamente macerato sulle bucce, e in cemento. Il percorso – che tocca le cantine Princic, Fiegl, Primosic, Gravner, Radikon e La Castellada ‒ è aperto a tutti, e si può compiere autonomamente a piedi, seguendo il tracciato su Google Maps, in circa due ore di cammino, pause comprese. Su ogni panchina, un qrcode invita a scoprire il punto di vista dei produttori, quasi fossero seduti lì accanto per descrivere ciò che sta intorno, evocando ricordi, suggerendo spunti di riflessione.
DOVE MANGIARE IN CITTÀ E NEI DINTORNI
Il Rosenbar, non distante dal centro città, è una valida tappa per scoprire la gastronomia locale, tra Rosa di Gorizia (in stagione) con le frizze, sardoni impanati, gnocchi ripieni di susine. Ci sono la cucina di mare (l’Adriatico non è poi così distante), la campagna, la tradizione mitteleuropea che ancora si fa sentire. Ottima anche la carta dei vini, per scoprire le migliori espressioni del Collio sloveno.
In soli trenta minuti di auto, attraversando vigne e campi del Collio, si raggiunge una delle mete gastronomiche più meritevoli d’Italia. È a Dolegna del Collio, minuscola frazione di confine tra Italia e Slovenia, la casa di campagna di Antonia Klugmann: L’Argine a Vencò è un ristorante di ricerca oculata, centrata sul legame con i frutti della terra (l’orto si ammira dalle grandi vetrate che “fanno entrare” l’esterno in sala). Sedersi alla tavola della chef vale il viaggio.
In direzione opposta, scendendo a sud verso la Slovenia della Valle di Vipava, il ristorante immerso nella tenuta Dvorec Zemono è un’altra destinazione da appuntare. Vi accoglieranno Tomaz Kavcic e sua moglie, titolari del progetto Pri Lojzetu: ospitalità curata, cucina di ricerca e l’incredibile panorama che si apre tutt’intorno alla “sala” allestita sotto al porticato.
https://www.rosenbar.it/menu/
http://www.largineavenco.it/
https://www.zemono.si/it/ristorante.php
‒ Livia Montagnoli
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