Nonostante la nomea di zona dedita alla movida e alle serate trascorse a ballare sulla spiaggia, ogni estate la Riviera romagnola propone interessanti rassegne espositive. Si tratta di mostre tutt’altro che scontate in un territorio difficilmente associato al contemporaneo. Qui vi segnaliamo alcuni appuntamenti da non perdere, tra Ravenna, Rimini e Riccione.
‒ Silvia Rossetti
I MOSAICI DI NOTTE A RAVENNA
Storicamente la città di Ravenna è stata tre volte capitale: la prima come Capitale dell’Impero Romano d’Occidente, la seconda come capitale del Regno dei Goti e infine capitale dell’Esarcato bizantino fino al 751.
Tutti questi eventi, insieme al rapporto con la religione cristiana e al passato militare della città, sono visibili nelle sue architetture romaniche, ma soprattutto nei suoi mosaici, i quali, grazie a un’iniziativa del Comune, per tutto luglio e agosto sono visibili al pubblico di notte, creando un’esperienza unica con diversi itinerari.
L’itinerario del mercoledì (in italiano e in inglese) prevede la visita alla Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, al Mausoleo di Galla Placidia e alla Basilica di San Vitale. L’itinerario del venerdì, invece, offre due percorsi di visita (in italiano). Il primo include il Mausoleo di Galla Placidia, la Basilica di San Vitale, il Museo Nazionale di Ravenna e la Domus dei Tappeti di Pietra; il secondo, invece, si snoda fra il Battistero degli Ariani, il Museo Nazionale di Ravenna e la Domus dei Tappeti di Pietra.
https://www.ravennamosaici.it/mosaico-di-notte-2/
LA POP ART SUL LUNGOMARE DI CESENATICO
Per celebrare i venticinque anni delle “tende al mare”, il Comune di Cesenatico ha organizzato un’edizione dedicata all’immaginario della Pop Art, con il contributo degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna coordinati dalla docente Paola Babini. Come di consueto, le opere sono esposte in Piazza Andrea a Costa, fino al prossimo 11 settembre.
Le “tende al mare” sono realizzate su tende confezionate artigianalmente sul modello di quelle utilizzate un tempo in spiaggia prima degli ombrelloni; l’idea di farne il supporto per una mostra d’arte si deve al Premio Nobel Dario Fo, che inaugurò l’iniziativa nel 1998. Da allora, le “tende al mare” si sono affermate tra gli eventi estivi in ambito nazionale per l’originalità della formula, per la qualità delle proposte e la capacità di far dialogare l’arte nelle sue variegate forme con il grande pubblico, in un contesto totalmente informale come quella della spiaggia.
UN FELLINI MAI VISTO AL PALAZZO DEL FULGOR DI RIMINI
Federico Fellini ha sempre amato la sua Rimini. A due anni dal centenario della sua nascita la, città non smette di omaggiare il grande maestro nei luoghi in cui ha percorso i primi passi come spettatore ma anche come regista. E forse non c’è un luogo migliore del Cinema Fulgor, grazie alla sua architettura sospesa nel tempo, per ospitare le ultime due mostre che il Comune ha deciso di dedicare a Fellini.
All’interno delle sale del Palazzo del Fulgor è allestita Fellini Forbidden (visitabile fino al 6 novembre), una mostra in cui vengono esposte 42 tavole provenienti dalla collezione di Massimiliano Benedetti che mostrano l’altra faccia dell’erotismo felliniano: quello dedicato al maschile, lontano dalle donne giunoniche e provocanti di cui è pieno Il libro dei sogni.
Le tavole esposte indicano, per la prima volta, come Fellini intende l’uomo che dialoga con il proprio alter ego sessuale, chiamato Prick quasi in maniera affettuosa. I prick felliniani sono un divertissement gioioso e giocoso, privo di volgarità e malizia, animati dalla voglia di trasformare in farsa l’immaginario erotico fallocentrico ridicolizzato prima nel Casanova, poi definitivamente abbattuto nella Città delle donne.
Sempre nelle stanze del Fulgor, è possibile fare un’incursione nell’immaginario felliniano con le fotografie di Patrizia Mannajuolo dal set de La città delle donne in Federico Fellini, dietro le quinte (visitabile fino al 4 settembre). Nelle fotografie esposte, scattate fuori dalla scena, il regista è ritratto in momenti di rara spontaneità, che aggiungono un ulteriore tassello al complesso mosaico identitario di Fellini.
ARTISTI ITALIANI UNDER 40 AL PART DI RIMINI
Nata da un’idea di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e Giuseppe Iannaccone, la mostra che il PART di Rimini dedica al Premio Artisti Italiani, fino al 2 ottobre, riunendo le opere dei partecipanti al premio. Per ogni edizione del premio vengono nominati tre selezionatori che si sono distinti per le loro pratiche e ricerche curatoriali. Ciascuno di loro invita quattro artisti under 40, italiani o residenti in Italia, a prendere parte al Premio, motivando la preferenza. Per questa prima edizione, la selezione curatoriale è stata affidata a Edoardo Bonaspetti, Lucrezia Calabrò Visconti e Francesco Garutti. Le responsabili del progetto sono Clarice Pecori Giraldi e Rischa Paterlini. I vincitori del premio – scelti tra Benni Bosetto, Costanza Candeloro, Caterina De Nicola, Binta Diaw, Lorenza Longhi, Beatrice Marchi, Diego Marcon, Daniele Milvio, Margherita Raso, Andrea Romano, Giangiacomo Rossetti, Davide Stucchi ‒ saranno annunciati poco prima della chiusura della mostra, escamotage che potete sfruttare per tornare in città in un periodo di bassa stagione e godervi un po’ di tranquillità.
LA MOSTRA TRANSISTORIE NELLA CORTE DELLA BIBLIOTECA GAMBALUNGA A RIMINI
Quante volte da piccoli ci siamo immedesimati in scienziati che costruivano dal nulla dei robot senzienti e iniziavamo a immaginare tutte le mirabolanti avventure che questi avrebbero potuto vivere in un futuro lontano? E quante volte abbiamo cambiato loro nome creando nuove linee temporali? È esattamente quello che si può ammirare nel centro storico di Rimini. Sotto i portici della corte della Biblioteca Gambalunga, fino al 31 agosto è possibile visitare Transistorie, una mostra che coniuga due linguaggi e che mette in comunicazione artisti e lettori innescando un dialogo ispirato a innovazione e creatività. Sotto il porticato sono infatti esposte le sculture di Caterina Nanni, ricavate dall’assemblaggio di minuscole componenti elettroniche di recupero, con nuovi titoli assegnati da Stefano Tonti ‒ graphic designer ma per l’occasione “copywriter”.
Le opere di Caterina Nanni, già fortemente caratterizzate in senso narrativo da pose evocative e dettagli descrittivi, si arricchiscono, attraverso i nuovi titoli, di ulteriori suggestioni che rimbalzano tra i soggetti rappresentati. È proprio questa attitudine al gioco, infatti, che unisce i due artisti, pur nella diversità di linguaggi e di media usati, portando alla luce nuove idee e infinite narrazioni.
L’INCANTO DELLE DONNE DEL MARE A RIMINI
Sull’isola di Hèkura, al largo delle coste centro-occidentali del Giappone, la pesca agli awabi (i molluschi “orecchia di mare”) era riservata alle donne, che la praticavano in apnea lungo i fondali, in alcuni casi profondi anche venti metri.
Nel celebre servizio fotografico realizzato da Fosco Maraini negli Anni Cinquanta del secolo scorso, le Ama sono ritratte nel loro ambiente naturale: fra gli scogli, in acqua e sott’acqua. Questo piccolo gruppo etnico vive in piccoli villaggi sulle rive del mare, distribuiti lungo tutta la costa centrale e meridionale del Giappone. La visione solare e disincantata di quello che agli occhi occidentali appariva come il fascino erotico delle donne di Hèkura si coniuga con la narrazione per fotogrammi di una quotidianità contrassegnata da un profondo rapporto con l’ambiente. Curata da Nour Melehi Maraini, etnoantropologa e nipote di Fosco Maraini, la mostra L’incanto delle donne del mare ‒ visitabile fino al 31 agosto al Museo della Città ‒ mette in dialogo le foto del grande esploratore e quelle scattate in tempi recenti dalla fotografa tedesca Nina Poppe, autrice del libro Ama. Nelle sue fotografie, Poppe utilizza uno stile ingannevolmente semplice, in cui i toni dei colori sono tenui ma evocativi e l’essenza dello stile di vita ama è nei dettagli osservati.
LE ICONE DI STEVE MCCURRY A RICCIONE
È il 1985 quando sul volume 167 della rivista National Geographic gli occhi color smeraldo di Sharbat Gula incantano il mondo grazie all’immortale scatto di Steve McCurry realizzato in un campo profughi in Pakistan.
Oggi è possibile ammirare, all’interno di Villa Mussolini, la retrospettiva a cura di Biba Giacchetti che raccoglie alcune delle immagini più amate del fotografo di fama internazionale: delle autentiche “icone”, come sottolinea il titolo. A partire dagli scatti, gli unici in bianco e nero, realizzati tra il 1979 e il 1980 durante il suo primo reportage in Afghanistan, di cui il fotografo racconta i lati più oscuri, gli episodi di violenza e di segregazione, senza tralasciare, tuttavia, la componente umana.
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