Fu Federico I Barbarossa il fautore della rinascita di Lodi, una 50ina d’anni dopo la devastazione del nucleo originale causato dall’assedio dei milanesi, nel XII secolo. La sua posizione strategica, nella bassa pianura lombarda bonificata per merito degli ordini monastici medievali, ne fece un centro commerciale fiorente, agricolo prima (nel cuore di un’area produttiva che trasse impulso dalle bonifiche), e industriale a partire dalla fine dell’Ottocento. Proprio in uno degli edifici simbolo dell’accelerazione industriale di inizio Novecento, l’ex Linificio Canapificio Nazionale attivo dal 1909 al 1967, potrebbe presto nascere grazie ai fondi del PNRR un grande polo museale con 9.500 metri quadri a disposizione (da recuperare con la consulenza dell’ADI Design Museum di Milano: si discute in questi giorni su come utilizzare al meglio i 18 milioni e mezzo di fondi a disposizione). Fino al 23 ottobre, intanto, Lodi ospita la XIII edizione del Festival della Fotografia Etica, accogliendo i lavori di un centinaio di fotografi da tutto il mondo, organizzati in venti mostre allestite in palazzi storici, centri culturali e spazi all’aperto della città (dal World Report Award ‒ Documenting Humanity allo Spazio World Press Photo da Bipielle Arte). Occasione per scoprire una destinazione di provincia facilmente raggiungibile da Milano, ma poco conosciuta, e invece ricca di testimonianze del periodo medievale. Qui i nostri suggerimenti.
Livia Montagnoli
L’ITINERARIO NEL CENTRO DI LODI
Dell’antico insediamento di origine romana, quando il nucleo abitato era conosciuto col nome di Laus Pompeia, non resta nulla (o quasi, ma è necessario spostarsi a Lodi Vecchio, vedremo meglio in seguito). Distrutto alla metà del XII secolo dalle truppe di Milano, il centro fu ricostruito per volontà di Federico I Barbarossa una decina di chilometri più a est, sopra al colle Eghezzone e in vista del fiume Adda, dove si visita l’odierno capoluogo di provincia.
La scoperta di Lodi può partire da piazza della Vittoria, salotto cittadino conosciuto già col nome di piazza Maggiore, caratterizzata dai porticati che corrono lungo le facciate dei palazzi di epoca medievale (dalla facciata stretta e la pianta allungata, secondo i principi costruttivi del lotto gotico) sopravvissuti al tempo. È qui che si affaccia anche la cattedrale intitolata alla Vergine Assunta, costruita in stile romanico tra il XII e il XII secolo (ma il rosone fu aperto in epoca rinascimentale, come pure la massiccia torre campanaria). Dell’epoca resta la cripta, mentre ricca è la decorazione delle navate superiori, che conservano affreschi e tele commissionati nei secoli successivi. La fonte battesimale è invece stata trasferita nel cortile del Broletto, che il duomo condivide con il vicino municipio, insediato negli ambienti dell’antico broletto di fine Duecento. Tra le chiese cittadine, è di fondazione duecentesca – ma pesantemente rimaneggiata nell’Ottocento – anche la chiesa di San Francesco, dall’emblematico impianto romanico-gotico della facciata in cotto, con bifore a cielo e un protiro su colonne, anch’esse in cotto. All’interno l’edificio conserva affreschi che vanno dal XIV al XVIII secolo. Non distante dalla cattedrale si scopre invece una preziosa testimonianza del periodo rinascimentale, il Tempio Civico (perché voluto dalla cittadinanza come voto alla Madonna) dell’Incoronata, costruito sul finire del Quattrocento sulle fondamenta di una casa di tolleranza della contrada de’ Lomellini. All’interno, nello spazio a pianta centrale ottagonale, l’edificio custodisce affreschi del Bergognone. Il tour di arte sacra può concludersi presso la chiesa di San Lorenzo, anch’essa in stile romanico, per scoprire la pala d’altare della Cappella Vistarini, firmata da Bernardino Campi, maestro di Sofonisba Anguissola. Del Castello Visconteo – oggi sede della Questura (aperta al pubblico per il festival, con la mostra Frammenti di storia) – resta invece solo il torrione, peraltro risalente al periodo di Francesco Sforza, circa un secolo più tardi rispetto alla costruzione originale.
LA STORIA DELLA TIPOGRAFIA AL MUSEO DELLA STAMPA
Nell’ex tipografia Lodigraf, Andrea Schiavi ha dato vita non molti anni fa a un percorso museale dedicato alla storia della stampa tipografica e artistica attraverso i secoli.
Si conservano, dunque, le vecchie macchine e attrezzature che aiutano a ripercorrere l’evoluzione della disciplina, dalle antiche cassettiere in legno per i caratteri in piombo e legno ai torchi e alle presse in ghisa dell’Ottocento, fino al “Columbian”, in ghisa e acciaio, costruito a Londra nel 1859, unico esemplare della macchina presente in Italia. Mentre è una ricostruzione il torchio in legno in scala 1:5 che riproduce quello utilizzato da Gutenberg per la stampa della Bibbia. In collezione anche memorabilia e curiosità legate all’universo editoriale e tipografico. Tra gli apparati didattici, un piccolo impianto per la fabbricazione della carta.
LA COLLEZIONE ANATOMICA DI PAOLO GORINI
Tra le collezioni più insolite della città c’è da annoverare la raccolta di preparati anatomici umani e animali che lo scienziato Paolo Gorini – geologo, vulcanologo e preparatore anatomico, ribattezzato “il mago” – allestì alla fine dell’Ottocento, nell’alveo di quella cultura positivista che orientò molti studiosi dell’epoca. Gorini operò infatti con l’intenzione di studiare le patologie più comuni del suo tempo, ricercando una formula chimica che potesse cristallizzare in stato lapideo i tessuti organici. E volle esporre il risultato delle sue ricerche, ispirando, suo malgrado, il gusto per il macabro della Scapigliatura letteraria fiorita a cavallo tra XIX e XX secolo. Oggi la collezione è ospitata nella Sala Capitolare dell’Ospedale Vecchio di Lodi, in un centinaio di pezzi (molti dei quali “a secco”) sopravvissuti al tempo. Nel chiostro, fino al 23 ottobre, si visitano i progetti fotografici di Sebastian Gil Miranda, Gianluca Colonnese e Giovanni Diffidenti.
LE SCULTURE DI ETTORE ARCHINTI
Ettore Archinti, originario di Lodi, fu scultore e intellettuale legato al movimento della Scapigliatura. A Lodi iniziò come tagliapietre e fu a Milano, frequentando l’Accademia di Brera, che alla fine dell’Ottocento maturò la sensibilità artistica che caratterizzerà i suoi lavori, comprese le opere funerarie realizzate a partire dagli Anni Trenta. Dal 2008 la Cascina Callista Anelli ospita lo spazio museale a lui dedicato, raccogliendo gran parte del suo corpus di sculture. Si allestiscono anche mostre temporanee.
L’ASSOCIAZIONE 21 ALLE EX OFFICINE GAI
Dal recupero delle Officine Gai, nate come complesso delle Industrie Metallurgiche lodigiane e poi adibite a fonderia per diversi decenni, nel 2020 è nato un nuovo spazio espositivo cittadino, che promuove progetti integrati sul territorio. Dal 2 ottobre arriva Il favoloso Gianni, mostra itinerante dedicata a Gianni Rodari, attraverso 21 pannelli realizzati negli Anni Ottanta, con scritti originali dello scrittore, illustrati da sua figlia Paola Rodari.
Tra una mostra e l’altra, l’associazione organizza workshop di pittura, di fotografia, presentazioni di libri, talk sui temi dell’ambiente, delle arti contemporanee, della musica.
https://www.associazione21.it/
L’ARTE CONTEMPORANEA IN VETRINA DA PLATEA
È una vetrina affacciata sulla città lo spazio d’arte contemporanea immaginato dagli ideatori di Platea nella portineria di Palazzo Galeano. Loro sono Claudia Ferrari, Laura Ferrari, Carlo Orsini, Luca Bucci, Lorenzo Bucci e Gianluigi Corsi e poco più di un anno fa inauguravano il primo di una serie di progetti sperimentali volti a catturare l’attenzione dei passanti, che con lo spazio possono interagire solo dall’esterno. Dal 1° ottobre sarà il turno dell’installazione site specific di Maria Vittoria Cavazzana, che sospende a mezz’aria una spada da lei stessa realizzata in resina e metalli preziosi, calandosi nei panni di un abile fabbro.
ALLA SCOPERTA DELLE ORIGINI DI LODI
Il centro abitato di Lodi Vecchio sorge sulle ceneri dell’antica Laus Pompeia. Di epoca paleocristiana è la Basilica di San Bassiano, consacrata dallo stesso Bassiano (poi diventato santo patrono di Lodi: le sue reliquie sono conservate nella cripta della cattedrale) nel 378 d.C. La facciata in laterizio è però frutto di un rimaneggiamento del XIV secolo e romanica è anche l’articolazione degli spazi interni, che conservano affreschi e capitelli coevi.
Una visita al Museo Laus Pompeia permette di ripercorrere la storia del municipium romano raso al suolo durante l’assedio del XII secolo. Il percorso si conclude nell’area archeologica che conserva i resti di Santa Maria, l’antica Cattedrale di Lodi Vecchio sorta sul finire del IV secolo e demolita alla fine del XIX.
http://www.lauspompeiamuseo.it/
IN BICI NEL PARCO DELL’ADDA SUD
Parco fluviale e agricolo della bassa pianura lombarda, zona bonificata dai monaci cistercensi e benedettini nel Medioevo, oggi l’area protetta si estende per quasi 25mila ettari, abbracciando zone umide e di bosco che assicurano la sopravvivenza di molte specie faunistiche (tra cui la cicogna bianca). I centri visite si trovano a Villa Pompeiana e Castiglione d’Adda, ma anche uscendo dalla città è possibile percorrere una fitta rete di sentieri ciclabili tematici, che si sviluppano tra Lodi e Milano: sulle tracce del Bramante (che in queste zone ispirò l’Oratorio di San Biagio in Rossate), verso il Castello Mediceo di Melegnano, alla scoperta dell’oasi del fontanile o della Grande Foreste di Pianura.
DOVE MANGIARE A LODI E DINTORNI
A una ventina di minuti dalla città, in località Abbadia Cerreto, si raggiunge l’Antica Osteria del Cerreto, tavola a gestione familiare che non tradisce la cultura gastronomica locale. Anzi, la esalta, tra prodotti della tradizione contadina come la Culaccia di maiale Lodigiano e il formaggio Raspadura, e ricette antiche come le alborelle in carpione e la tortionata storica con crema al mascarpone, resa celebre dall’offelliere lodigiano Carlo Tacchinardi, che alla fine dell’Ottocento guidava la pasticceria omonima, in piazza Vittoria.
Oggi, al suo posto, c’è il Caffè Vistarini, sosta consigliata per una pausa golosa o un aperitivo con vista sul salotto cittadino.
Una visita al Caseificio Carena di Caselle Lurani introduce a un’altra specialità del territorio, il Pannerone, ma anche taleggio e mascarpone da latte crudo utilizzato per i dolci della vicina gastronomia Nuova Posteria.
A proposito di dolci, a Codogno la Premiata Pasticceria Cornali è in attività dal 1880, e già all’inizio del XX secolo brevettò i celebri Biscotti Codogno, oggi venduti nella caratteristica scatola in latta decorata.
https://www.osteriadelcerreto.it/
https://www.caseificiocarena.it/
https://www.pasticceriacornali.it/
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati