Quando sarà scritta una controstoria dell’arte del Novecento in Italia, lontano dalle sintesi estreme che hanno trascurato pezzi interi di ricerca, esperienze, visioni, un posto di rilievo dovrà essere assegnato certamente a Gaetano Martinez, salentino nato a Galatina nel 1892 e morto a Roma nel 1951. Autoritratti (tema a cui è stato legato fino agli ultimi anni di attività) e ancora Maternità, nudi femminili e maschili, volti e profili animali – concepiti con un segno essenziale e sicuro: al disegno e alla scultura Gaetano Martinez ha dedicato un impegno intenso, in grado di generare forme anatomiche espressive e un lavoro sistematico sulle esperienze esistenziali. Dal Salento ha attraversato una storia intensa, soprattutto a Roma, città in cui si è trasferito stabilmente sin dal 1925, riscuotendo importanti riconoscimenti anche nazionali. Basti pensare che per ben nove edizioni è stato protagonista della Biennale di Venezia, che nel 1942 gli ha anche dedicato una sala personale.
CHI È GAETANO MARTINEZ
Scultore raffinato, si è concentrato costantemente sul fronte del disegno, sia per concepire studi progettuali propedeutici alla nascita di nuove opere plastiche, sia con lavori autonomi. Negli Anni Trenta ha deciso di donare un nucleo significativo di sculture e carte alla propria città, a cui è rimasto sempre molto legato grazie ai rapporti profondi con la propria famiglia. E il museo è uno scrigno prezioso di percorsi, che con questa città hanno un legame speciale, anzitutto quello di Pietro Cavoti, da cui prende il nome, intellettuale e artista che proprio a Galatina portò avanti una ricerca sui monumenti del proprio territorio.
MARTINEZ AL MUSEO CAVOTI
Ma torniamo a Martinez: fra gli Anni Trenta e Quaranta espone in numerose mostre: Bari, Firenze, Napoli, Milano, Roma – dove partecipa alle Quadriennali d’Arte del 1939, 1943, 1948 – e Venezia, città nella quale – dopo la partecipazione alla Biennale del 1928 – è presente alle edizioni del 1930, 1934, 1936, 1938, 1940, 1942 (quando gli viene dedicata una personale), 1948, 1950.
Partendo proprio dalle opere di Martinez custodite nel museo, Salvatore Luperto ha tracciato una disamina ampia sul tema del dolore nella scultura e nelle opere su carta dell’artista, data recentemente alle stampe proprio dal museo Cavoti, Il dolore esistenziale nell’arte di Gaetano Martinez, dove sostiene che “Martinez nelle sculture […] lascia trasparire il suo animo di un ‘vinto’ che soggiace al suo destino, ma allo stesso tempo anche la reazione alla sua desolazione con la passione per l’arte e con la consapevolezza del suo genio creativo. I soggetti che Martinez raffigura nelle sue sculture, intimamente esprimono il suo io di fronte alla sua interiorità. Essi sono occasioni per interrogare sé stesso, per definire la propria identità e i suoi sentimenti ma soprattutto un’urgente necessità per conoscere razionalmente la nuda realtà, rifiutando ogni consolazione eccetto la bellezza dell’arte”.
‒ Lorenzo Madaro
MUSEO CIVICO PIETRO CAVOTI – SEZIONE GAETANO MARTINEZ
Via Pasquale Cafaro 1 – Galatina
0836 561568
Articolo pubblicato su Grandi Mostre #28
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