Il Castello Sforzesco di Vigevano nasconde un museo tutto da scoprire
Vigevano, oltre alla straordinaria Piazza Ducale, ci sorprende anche con il Museo Archeologico Nazionale della Lomellina. Ma allora perché questo posto è sempre vuoto?
Vigevano, si sa, è caratterizzata da Piazza Ducale, una delle piazze più celebri d’Italia. Meno nota è però la vocazione museale delle scuderie del Castello Sforzesco, per quanto questo possa risultare assurdo. Taluni, con forse troppa buona volontà, vorrebbero vedere raffigurate in alcuni dei disegni di Leonardo da Vinci le stalle del castello (soprattutto la cosiddetta Stalla di Ludovico il Moro), come il celebre progetto della stalla ideale (Institute de France, Codice B, folio 39r). Sta di fatto che le tre ali (o alie, come avrebbe detto il Vinciano) delle scuderie sono state utilizzate efficacemente per scopi museali: nella prima ala è disposta la pinacoteca, nella seconda il Museo della Calzatura e nella terza il Museo Archeologico Nazionale della Lomellina. Collegato da un leggiadro passaggio aereo (che sarebbe d’uopo integrare nel circuito museale) è il museo virtuale dedicato a Leonardo da Vinci, che si trova al piano terra del Maschio del castello, la struttura centrale a scopo residenziale.
IL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DELLA LOMELLINA
Noi ora vogliamo però concentrarci sul Museo Archeologico Nazionale della Lomellina, che presenta una collezione ben organizzata e ben strutturata, dal validissimo corredo didattico (unico appunto: la mancanza delle didascalie in inglese, essenziale per qualunque museo nazionale). La collezione inizia dagli albori dell’umanità, dalla Preistoria, per poi affrontare le civiltà che si sono susseguite su un territorio che da sempre è stato particolarmente grasso e fertile, e che per tale ragione è stato colonizzato con entusiasmo dalle popolazioni alla ricerca di terra abbondante e di acqua. Gli oggetti esposti sono muti testimoni di una cultura materiale, di un utilizzo quotidiano che affascina con nomi esotici e misteriosi, che evocano tempi ancestrali: cultura di Golasecca, cultura di La Tène, Celti, Roma, i Longobardi… corredi funebri di fibule e spade, a indicare i bisogni fondamentali dell’epoca in questione: coprirsi dal freddo e potersi difendere. E poi Roma, la Roma repubblicana, con solenni cippi funebri, monete imperiali, coltelli corti che già evocano il gladio, strumento diabolico che trasformò le legioni romane in autentiche macchine da guerra coordinate. E poi ancora la moda, la bellezza: l’intera Sala 2 del museo è dedicata a una delle più straordinarie collezioni di vetri archeologici d’Italia (con tutto il rispetto per la sterminata collezione del tenore Evan Gorga, oggi a Roma a Palazzo Altemps). Vetri di fiale per profumo, per balsami, colombe in vetro soffiato di una leggiadria e di un gusto infiniti. No, lo stile e la moda a Vigevano non nascono certo l’altro ieri con l’industria delle scarpe e con gli artigiani scelti dallo stilista canario Manolo Blahnik per le sue creazioni. Il senso del bello a Vigevano ha radici antiche.
IL RILANCIO DEL MUSEO GRAZIE AI GIOVANI
Nel Museo Archeologico Nazionale della Lomellina c’è tutto, è un vero e proprio museo identitario. E allora perché è vuoto? Perché nonostante si trovi all’interno di un monumento così vistoso non riesce a ingolosire legioni di curiosi? Perché non viene invaso dai Lomellini e dai turisti? È un mistero che accompagna tanti, troppi musei della Penisola, e non è questa la sede per lanciarci in analisi antropologiche e disquisizioni sull’attrattività dei contenitori e della promozione museale in Italia.
C’è però un segnale che fa forse ben sperare: nel corso delle Giornate Europee del Patrimonio (24-25 settembre 2022), si è svolta una iniziativa che ha visto come giovani “ciceroni” alcuni preparati studenti del Liceo Ginnasio “Benedetto Cairoli” di Vigevano. L’iniziativa prevede anche il loro coinvolgimento nella promozione sui social del ricchissimo museo, vero punto dolente del comparto museale italiano, che spesso abdica al suo ruolo formativo e di divulgazione che dovrebbe essergli connaturato, preferendo essere luogo di conservazione passiva di tesori presentati come avulsi da una società sempre più distante e disinteressata alle sue radici. Questa iniziativa è meritoria perché permette alle giovani generazioni, futuri fruitori di musei (speriamo non solo all’estero…) di avvicinarsi al fascino sottile e segreto degli oggetti di epoche ormai scomparse. Il Liceo Cairoli, da sempre distintosi per l’attenzione alla cultura umanistica sin dai tempi del suo storico preside, il compianto Giuseppe Branca, trova qui piena espressione della sua missione.
Siamo altresì consapevoli che l’ottimo sarebbe far sì che i fondi pubblici aumentassero permettendo alle tante, troppe guide e operatori culturali formati (e spesso formatissimi!) di trovare posto come guide, custodi, curatori e ricercatori all’interno dei vari musei, ma dato che al momento, purtroppo, questa ipotesi non sembra ancora all’ordine del giorno, è comunque piacevole vedere coinvolte le scuole all’interno della promozione e della divulgazione culturale, per lo meno durante occasioni speciali come le Giornate Europee del Patrimonio. Sperando che presto possano essere offerti anche posti di lavoro sempre più numerosi ai professionisti della comunicazione e della promozione museale, che in Italia abbondano, sono particolarmente brillanti e non sempre valorizzati a dovere.
LE POTENZIALITÀ DEL CASTELLO DI VIGEVANO
Il potenziale del Castello di Vigevano, va detto, è enorme, è uno dei castelli più estesi della Lombardia (circa 25mila metri quadrati di superficie coperta e altri 36mila metri quadri di spazi verdi). Fossimo in un Paese al di là delle Alpi, sarebbe facile pensare a un utilizzo come “museo satellite” di un grande istituto di una qualche metropoli lombarda i cui depositi strabordano di opere d’arte non esposte, come ad esempio l’altro Castello Sforzesco lombardo (i cui depositi strabordano di dipinti e oggetti di arte decorativa e persino di moda e tessuti), ma siamo in Italia e per buona parte il castello, al momento, non è utilizzato.
Usciamo dunque dal Museo Archeologico Nazionale della Lomellina arricchiti di bellezza e di conoscenza, stupiti per l’assenza quasi totale di pubblico: la piazza è invece gremita, nonostante la giornata oltremodo uggiosa. Non sarebbe meglio rifugiarsi in una vera e propria acropoli della Cultura?
‒ Thomas Villa
https://museilombardia.cultura.gov.it/musei/museo-archeologico-nazionale-della-lomellina/
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