Mitteleuropea, cosmopolita, mediterranea e figlia del Carso, colta e crocevia di popoli, lingue e di religioni. Questa piccola Vienna sul mare, porta sul mondo balcanico, è una città che sa sorprendere e incantare. Terra di confine, spesso difficile da decifrare, è il luogo in cui si sono incrociate e ibridate molteplici identità nel corso della storia: romana, slava, croata, veneziana, friulana, valacca, austriaca, ungherese, greca, ebraica, serba, istriana, italiana… Questo melting pot ha plasmato uno dei porti più cosmopoliti e dinamici del Mediterraneo ed è alla base dell’unicità culturale della città. Passeggiando per il centro storico, l’impronta degli Asburgo è ovunque. Non tutti sanno che per oltre 530 anni gli eredi dell’antica Tergeste romana si sono affidati alla dinastia austriaca per difendersi da una rivale piuttosto ingombrante: Venezia. Dal 1382 al 1918 Trieste ha fatto parte dell’Impero. Molti dei luoghi più iconici sono legati a questo periodo, e in particolare agli ultimi due secoli in cui è nata la città che vediamo oggi. Se amate la storia, l’arte e l’architettura ecco cosa dovete assolutamente vedere.
Maria Tatsos
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CASTELLO DI MIRAMARE
A sei chilometri dal centro storico, il Castello di Miramare con il suo parco di 22 ettari è uno dei luoghi più amati dai triestini. L’idea di costruire una residenza su questo sperone calcareo affacciato sul mare è di Ferdinando Massimiliano d’Asburgo (1832-1867), fratello minore di Francesco Giuseppe d’Austria e futuro imperatore del Messico. Nel 1859 si ritirò a Trieste con la moglie Carlotta del Belgio. Il castello, in stile eclettico, suddiviso in 20 stanze. conserva gli arredi d’epoca. Il parco è rinato grazie a un progetto portato avanti dal direttore del Museo e del Parco di Miramare Andreina Contessa. Include un giardino formale, le serre, un’orangerie, un boschetto di corbezzoli, i pruni, i terrazzamenti noti come “pastini” e uno splendido viale di lecci, che conduce all’ingresso. Nella parte più elevata, c’è un bosco di pini neri d’Austria, che hanno una storia curiosa. A metà del XIX secolo, la scarsità d’acqua e le pecore avevano ridotto il Carso a una pietraia. Massimiliano convocò i più insigni botanici per studiare un piano di rimboschimento. Si provò con le querce, ma fu un fallimento, perché serviva un substrato di terreno che non c’era più. Andò meglio con i pini neri, diventati anche una barriera contro le raffiche di bora.
PIAZZA UNITÀ D’ITALIA
È il luogo simbolo della città ed è la piazza affacciata sul mare più grande d’Europa. Nella sua forma attuale fu realizzata nella seconda metà dell’Ottocento, anche per ospitare il monumentale edificio del Municipio (1875). Doveva essere una piazza strepitosa, quindi i triestini incaricarono un architetto di studiare un palazzo che fungesse da modello per gli altri. Il Palazzo Modello (1871) esiste tuttora, è il primo sul lato destro guardando il mare. A fianco, c’è Palazzo Stratti, fatto costruire da uno degli imprenditori greci della città e poi venduto alle Assicurazioni Generali. Questo edificio ospita anche lo storico Caffè degli Specchi, dove gustare un espresso, servito con un bicchierino di cioccolata. Sull’altro lato della piazza spicca il Palazzo del Lloyd Triestino, oggi sede della Regione. Di fronte, il palazzo della Prefettura, già sede del governo austriaco, in stile neorinascimentale. Date un’occhiata agli stemmi sulla facciata: troverete anche quello dei Savoia. Ma se guardate di lato, vedrete ancora l’aquila bicipite degli Asburgo. Dopo il passaggio di Trieste all’Italia, si modificò solo lo stemma visibile dalla piazza. Forse per risparmiare, chissà.
MOLO AUDACE
Non si è stati a Trieste se non si passeggia almeno una volta su questo molo lungo 246 metri, creato nel Settecento sul relitto di una nave affondata nel porto, la San Carlo. Nel 1922 cambiò nome assumendo quello attuale in onore del cacciatorpediniere Audace, il primo mezzo militare della Marina Italiana a giungere a Trieste il 3 novembre 1918, dopo la vittoria. Oggi non ci sono più navi che attraccano qui, ma oltre ai turisti è popolato anche dai nuovi triestini che oggi hanno arricchito il mosaico umano della città. Segno dei tempi è anche la presenza delle enormi navi da crociera che attraccano poco oltre, oggetto degli sguardi curiosi di chi passeggia sul Molo Audace.
PALAZZO DEL TERGESTEO
Questo edificio ottocentesco in stile neoclassico, affacciato su Piazza della Borsa, racchiude una galleria che ha una storia bizzarra. Aperta nel 1842, nasce con l’idea di creare una sorta di centro commerciale ante litteram, un luogo di incontro dei commercianti con botteghe esemplari per esporre prodotti diversi. Era inclusa anche una caffetteria, immancabile a Trieste. In realtà fu un flop: l’idea era troppo pionieristica e difficile da capire. La galleria restò aperta solo per un anno, senza riuscire ad affittare tutti gli spazi. Poi tutto il pianterreno passò interamente alla Società dei Commercianti, che in seguito vi trasferì la Borsa. Entrate e guardate l’orologio originale sulla parete: è fermo alla data in cui fu costituita la Società per azioni Tergesteo.
TEATRO ROMANO
Non doveva essere proprio un villaggio la Tergeste romana, se alla metà del I secolo d.C. venne costruito questo teatro capace di accogliere 6000 persone, in riva al mare. Nel Medioevo, il teatro era ormai un rudere e si decise di usarlo come base per edificare un nuovo quartiere residenziale, facendolo scomparire dalla vista e dalla memoria dei triestini. Bisognerà attendere l’Ottocento perché un archeologo, ragionando sul toponimo “Rena Vecia” della zona (Arena Vecchia), riesca a localizzarlo. Poi nel 1938 con l’abbattimento di alcune case finalmente il teatro riaffiora e torna a essere testimone di una fase di vita della città. Una curiosità: i romani, grandi costruttori, avevano avuto l’astuzia di usare la pietra masegno come componente dei mattoni del teatro, come si è scoperto analizzando i più antichi di essi giunti fino a oggi. Questa roccia era resistente alla salsedine: una qualità fondamentale per un teatro in riva al mare.
CATTEDRALE DI SAN GIUSTO
È un capolavoro medievale di riuscito assemblaggio. Sorta nel V-VI secolo come basilica paleocristiana su un sito romano, la chiesa attuale è il risultato della fusione di due edifici di culto preesistenti: Santa Maria Assunta e la chiesa con sacello creata per conservare le spoglie di San Giusto, protomartire triestino e patrono della città. Ecco perché la facciata è asimmetrica e anche all’interno è chiaramente visibile l’intervento di unione dei due edifici. Sotto il magnifico rosone gotico, il portale presenta una decorazione bizzarra. Si tratta di sei figure scolpite, con tanto di iscrizione latina, che sembrano fuori luogo sulla facciata romanica. In effetti, si tratta di lapidi della famiglia Barbia asportate dal cimitero romano, con l’idea di abbellire la chiesa. A una di esse, è stata persino aggiunta un’alabarda, simbolo medievale di Trieste: una bizzarria. Da non perdere, i due superbi mosaici bizantini dell’abside di Santa Maria Assunta e del sacello di San Giusto.
LE STATUE DEGLI SCRITTORI
L’ultimo arrivato è D’Annunzio, in piazza della Borsa, raffigurato mentre è seduto e intento a leggere. Ma in giro per la città dal 2004 sono state collocate le statue bronzee di altri quattro grandi scrittori triestini o legati a Trieste: James Joyce sul Ponte Rosso del Canal Grande, vicino alla scuola di inglese da lui fondata; Italo Svevo, davanti ai giardini piazza Hortis; Umberto Saba, all’incrocio di via Dante con via San Nicolò, ritratto mentre cammina verso la sua Libreria Antiquaria. Trieste è stata ed è terra fertile di talenti letterari: sono triestini anche Claudio Magris, Susanna Tanaro e Boris Pahor (quest’ultimo scomparso quest’anno), solo per citarne alcuni. Nell’era degli smartphone, le statue degli scrittori sono gettonatissime per i selfie.
POLITEAMA ROSSETTI
Percorrendo la via XX Settembre, una piacevole pedonale affollata di bar e locali, si giunge al Politeama Rossetti, importante teatro cittadino, inaugurato nel 1878 e restaurato per ben due volte dallo stesso architetto, Umberto Nordio, nel 1928 e nel 1969. I triestini amano il teatro e qui hanno potuto ammirare artisti del calibro di Maria Callas, Sarah Bernhardt, Arturo Toscanini, Paola Borbone. Anche se non avete voglia di andare a teatro, potete scoprire questo luogo attraverso una singolare esperienza immersiva: Rossetti Open. Accompagnati da uno degli attori della Compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, si esplora il teatro dietro le quinte, negli spazi frequentati dal pubblico ma anche in quelli riservati agli attori e ai tecnici. Si prova l’ebbrezza di camminare sul palcoscenico davanti ai 1531 posti a sedere e si ascoltano storie, aneddoti, brani recitati, che introducono il visitatore alla magia di questo mondo. Per informazioni: [email protected].
CHIESA DI SAN SPIRIDIONE
Nel Borgo Teresiano, ovvero nella parte di città creata nel XVIII secolo dove una volta c’erano solo saline, sorge l’ottocentesca chiesa serbo ortodossa di San Spiridione. L’edificio, progettato da Carlo Maciachini, è interessante soprattutto per quanto rappresenta. Assieme alla sinagoga, alla vicina chiesa di San Nicolò dei Greci e alla chiesa protestante elvetico valdese di San Silvestro, testimonia uno dei fattori chiave del successo di Trieste: la tolleranza religiosa. Dopo aver proclamato la città porto franco nel 1719, Vienna decise che era necessario attirare i migliori talenti del business, concedendo anche la libertà di culto. Greci, ebrei, serbi vi giunsero in gran numero e fecero fortuna, contribuendo a rendere Trieste multiculturale. All’interno del tempio, spicca l’iconostasi con preziose icone russe.
IL PEDOCIN
Nel cuore della città, vicino alla Lanterna, il faro sul Molo Fratelli Bandiera, ci sono i bagni comunali più singolari d’Europa. È un lido pubblico low cost (il biglietto d’ingresso è 1 euro; da ottobre l’ingresso è gratuito, se volete scoprire il luogo) con la spiaggia divisa da un muro: da una parte uomini, dall’altra donne e bambini. Il Pedocin venne inaugurato nel 1903 in una Trieste ancora asburgica con l’obiettivo di creare una spiaggia per famiglie, facile da raggiungere. La divisione per sessi, voluta fin dall’inizio, aveva come scopo quello di offrire un luogo di libertà per le donne, dove potessero recarsi anche da sole e rilassarsi. Non dovete stupirvi: a Trieste le donne hanno sempre goduto di autonomia, frequentando i caffè anche quando nel resto d’Italia si stava a casa. Il Pedocin è un’istituzione, che incarna la cultura triestina.
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