È Palazzo del Monte di Pietà a ospitare la mostra L’occhio in gioco, che nell’ambito delle celebrazioni per gli ottocento anni dell’università padovana, tra le più antiche del mondo, pone l’accento sul rapporto tra arte e scienza, dagli studi sull’ottica alla teoria del colore, per affrontare il tema della percezione visiva attraverso l’opera di artisti del passato e contemporanei (da Seurat a Balla, fino a Munari e al padovano Gruppo N). Un progetto che invita a scoprire l’anima della città anche fisicamente, con installazioni che prendono possesso di spazi pubblici emblematici, dal cortile di Palazzo Bo all’Orto Botanico.
L’autunno padovano, del resto, offre diverse opportunità extra-ordinarie di approfondimento culturale, con la mostra sul Futurismo di Palazzo Zabarella e la retrospettiva su Andy Warhol al Centro San Gaetano. Un motivo in più per visitare la città. Ecco qualche suggerimento sui luoghi da non perdere.
Livia Montagnoli
L’ITINERARIO NEL CENTRO DI PADOVA
Il centro di Padova – che ricalca la topografia della prosperosa Patavium, municipio romano – è scandito da tre imponenti basiliche. Quella del Santo (Antonio) conserva le reliquie del patrono cittadino (la costruzione dell’edificio fu avviata nel 1232, a un anno dalla morte del santo), oltre a un campionario di pregevoli affreschi medievali, da Giotto a Giusto de’ Menabuoi e Jacopo Avanzi. Con accesso dal sagrato, si visita anche l’Oratorio di San Giorgio, affrescato da Altichiero da Zevio nell’ultimo quarto del XIV secolo (con gli occhi all’impresa di Giotto agli Scrovegni). Apprezzata sulla piazza della Basilica la scultura equestre del Gattamelata di Donatello, si raggiungono, in direzioni opposte, la Basilica di Santa Giustina (presente già nel VI secolo nell’area cimiteriale del Prato della Valle e riedificata nel XVI secolo) e il Duomo dell’Assunta, affiancato dal Battistero in stile romanico-lombardo, che svela all’interno il prezioso ciclo pittorico di Giusto de’ Menabuoi, con episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento. Ma, tra gli edifici religiosi, vale una visita anche la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Eremitani – con gli affreschi di Andrea Mantegna nella Cappella Ovetari – seppur pesantemente danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale. Passeggiando nel centro pedonale si incontrano il salotto di piazza dei Signori e l’animata piazza delle Erbe, percorsa dal doppio loggiato del Palazzo della Ragione, già tribunale e mercato coperto (all’interno si scoprono gli affreschi a tema astrologico del grande Salòn). Ma anche Palazzo Bo, sede di una delle più antiche università del mondo (si accede con visita guidata per scoprire il teatro anatomico di fine Cinquecento, l’antica Aula Magna rinnovata da Gio Ponti, gli interventi di arte contemporanea, da Arturo Martini ad Achille Funi e Jannis Kounellis). E, immancabile, il Prato della Valle, oggi monumentale piazzale ellittico – secondo per ampiezza in Europa, dopo la Piazza Rossa di Mosca – che conserva l’assetto dato nel 1775 su indicazioni del diplomatico Andrea Memmo, che tutt’intorno all’Isola Memmia (dove in epoca romana stava il Campo di Marte) volle omaggiare un Pantheon di personaggi illustri legati alla città – da Torquato Tasso ad Arioso, Galileo Galilei e Antonio Canova – raffigurati in sculture collocate su alti plinti.
GIOTTO ALLA CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI
Tra i testi pittorici più famosi della storia dell’arte, il ciclo di affreschi che Giotto realizzò nella Cappella degli Scrovegni fu commissionato all’inizio del Trecento (il pittore era giunto in città per lavorare nella Basilica del Santo) da Enrico Scrovegni, per decorare la cappella di famiglia sorta su fondamenta dell’antica Roma, nell’area dell’anfiteatro romano. A rendere la Cappella degli Scrovegni così rilevante è la maestria con cui Giotto riesce – per la prima volta nella storia medievale – a fondere lo spazio architettonico reale e quello della rappresentazione, oltre alla qualità naturalistica ed espressiva delle figure umane che affollano la storia (39 episodi della vita di Cristo e della Vergine, sotto il cielo stellato della volta), che si conclude in controfacciata con il Giudizio Universale, dipinto per ultimo, nel 1306. Nel complesso, la superficie dipinta – oggetto di ripetuti restauri conservativi – supera i settecento metri quadrati. Il sito si esplora anche online, grazie al virtual tour approntato durante la pandemia dalla tech company Haltadefinizione.
https://cappellascrovegni.padovamusei.it/
I MUSEI CIVICI EREMITANI
Il più antico complesso museale del Veneto è ospitato nel chiostro dell’ex convento degli Eremitani. Oltre alla Cappella degli Scrovegni, comprende il Museo Archeologico e il Museo di Arte Medioevale e Moderna, che copre un lungo arco temporale, fra il Trecento e l’Ottocento, con importanti testimonianze di arte veneta cinquecentesca (da Tiziano a Veronese e Tintoretto), opere del Tiepolo e una sezione multimediale che guida alla comprensione del ciclo giottesco degli Scrovegni. In collezione è conservato anche il Crocifisso di Giotto, un tempo sopra l’altare maggiore della Cappella. In Palazzo Zuckermann, il complesso ospita anche il Museo di Arti Applicate, tra maioliche cinquecentesche, arredi del Settecento, abiti antichi e gioielli.
LA STORIA DELLE IMMAGINI ANIMATE PRIMA DEL CINEMA
Tra le esperienze museali più originali in città, il Museo del Precinema Minici Zotti ripercorre la storia delle immagini animate prima dell’invenzione del cinema, dai vetrini dipinti a mano risalenti alla metà del XVIII secolo agli antichi strumenti musicali utilizzati per le rappresentazioni, fino a vedute ottiche e lanterne magiche. In collezione anche testimonianze in arrivo dal mondo, come un teatro delle ombre javanesi di fine Ottocento, e ricostruzioni di antichi apparecchi per la visione (come la camera oscura del Canaletto) per comprendere i meccanismi di proiezione dell’immagine prima dell’avvento del cinema. Tra i pezzi più pregiati, il Mondo Novo Dolfin, pantoscopio di fine Settecento ancora funzionante. Il museo è ospitato nel quattrocentesco Palazzo Angeli, in Prato della Valle.
L’ORTO BOTANICO PIÙ ANTICO DEL MONDO
Può vantare il primato di giardino botanico universitario più antico del mondo l’Orto di Padova, per questo iscritto dal 1997 nella Lista del Patrimonio Unesco. Era il 1545 quando nell’alveo dell’università padovana, su terreni appartenuti ai monaci benedettini di Santa Giustina, fu avviata la coltivazione di piante medicinali all’origine di un horto utilizzato per ricerche di botanica, medicina, farmacia, chimica per cui l’ateneo patavino godeva all’epoca di grande fama. Dalle piante dei “semplici” si passò nei secoli successivi a inglobare piante esotiche in arrivo da tutto il mondo, frutto della capillare rete di rapporti commerciali della Repubblica di Venezia. Oggi il complesso mantiene la sua funzione universitaria, negli spazi dell’archivio, della biblioteca storica e del teatro botanico, ma ospita anche mostre ed eventi culturali (in concomitanza con la mostra L’occhio in gioco sono state allestite tra installazioni di Edoardo Landi). Nel percorso di visita si accede al Giardino della biodiversità, attraverso quattro serre tecnologicamente all’avanguardia che tutelano 1300 specie vegetali da tutto il Pianeta.
https://www.ortobotanicopd.it/
L’ANTICO OSSERVATORIO DELLA SPECOLA
Ha ancora sede all’interno della storica Specola l’Osservatorio Astronomico della città, importante struttura di ricerca dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, ma anche museo. L’intento è quello di condurre i visitatori (solo con visita guidata, della durata di un’ora) alla scoperta del nucleo più antico dell’edificio, la torre superstite del castello duecentesco di Ezzelino III, che nel XIV secolo fu rinnovato a decorato dai Carraresi. Fu però solo durante la dominazione della Serenissima che la Specola assunse il ruolo di osservatorio, ufficializzato nel 1777 con il titolo di specula astronomica. È invece falsa la credenza secondo cui Galileo Galilei condusse nella torre le sue scoperte astronomiche: lo studioso pisano, infatti, non frequentò mai la Specola (i conti non tornano di circa 150 anni!).
https://www.beniculturali.inaf.it/musei/padova/#presentazione
LA MOSTRA DI ANDY WARHOL AL CENTRO SAN GAETANO
Nato nel 2008 dalla ristrutturazione dell’ex Tribunale (in precedenza complesso conventuale dei teatini), il Centro culturale San Gaetano si sviluppa su quattro livelli, offrendo un grande spazio nel centro della città per l’organizzazione di eventi culturali, mostre e festival. Fino al 29 gennaio 2023 il centro ospita la mostra su Andy Warhol, riunendo 150 lavori, tra disegni, fotografie, incisioni, serigrafie, sculture.
LA STREET ART A PADOVA
A testimoniare il legame di Padova con la street art, nel 2019 la città ha ospitato insieme ad Abano Terme la prima edizione di Super Walls, Festival Biennale della street art che ha coinvolto molti artisti italiani e internazionali per dimostrare l’impatto positivo dell’arte di strada nella riqualificazione del territorio urbano e suburbano. E nell’estate 2021 la seconda edizione della rassegna ha confermato la direzione, lavorando sul tema della rinascita in diversi spazi pubblici e privati di Padova. Già negli Anni Novanta si segnala in città la presenza della crew EAD (Escuela Antigua Disciples), che riunisce artisti come Joys, Boogie, Orion, Zagor, Jeos. Il nome di riferimento per la street art cittadina è però quello di Kenny Random (Andrea Coppo), autore di murali come Chi ama non dorme e Keep on dreaming. Di Alessio B è invece il grande murale Together we can alla Fondazione Foresta, realizzato in occasione di Super Walls.
DOVE MANGIARE A PADOVA E DINTORNI
Una visita al Caffè Pedrocchi (il caffè senza porte nella filastrocca dei tre “senza”, con il Santo senza nome e il Prato senz’erba) è d’obbligo non solo per apprezzare una buona colazione (da provare il pedrocchino, specialità della casa), ma per respirare la storia di un ritrovo centrale per la vita cittadina, a partire dal 1831. All’epoca Antonio Pedrocchi incaricò l’architetto Giuseppe Jappelli di realizzare il caffè “più bello del mondo”; ne risultò un pastiche di stili, tenuto insieme da un impianto neoclassico.
Per spesa e spuntini in pieno centro ci si ritrova invece tra le botteghe di piazza delle Erbe, Sotto il Salone (cioè sotto il portico di Palazzo della Ragione): consigliata la sosta alla Gastronomia Marcolin, per assaggiare il baccalà della casa, servito mantecato, alla vicentina, fritto. Non distante, l’aperitivo di rito si consuma tra il Bar degli Osei e la Folperia, chiosco storico specializzato in moscardini bolliti, conditi con olio, limone e prezzemolo.
L’indirizzo giusto per una buona merenda è la Pasticceria Biasetto, mentre la cucina tradizionale si scopre all’Osteria Dal Capo, tra bigoli in salsa e pollo in tocio. Poco fuori città, si approda alla corte dei fratelli Alajmo: scegliere tra una degustazione a Le Calandre e la proposta più informale del Calandrino dipende dall’attitudine gastronomica dell’avventore.
https://www.caffepedrocchi.it/
https://www.gastronomiamarcolin.it/
https://pasticceriabiasetto.it/
https://alajmo.it/pages/homepage-le-calandre
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