Valencia. La meta per chi ama design, ceramica e turismo intelligente

Capitale mondiale del Design nel 2022 e Capitale verde europea 2024, Valencia è una città che risponde alle dinamiche del presente. E a visitatori e cittadini alla ricerca di stimoli sempre nuovi

Valencia è la terza città di Spagna per popolazione e per sviluppo economico-commerciale. È una città ricca di storia e di cultura, le cui tradizioni centenarie si riflettono ancora oggi nella creatività dei valenciani e nella loro fiorente industria manifatturiera. La capitale della paella e de Las Fallas – la festa del fuoco, dichiarata Patrimonio immateriale dell’Unesco, che si celebra ogni anno in marzo bruciando nelle piazze giganteschi monumenti effimeri in legno – è una città dinamica e cosmopolita. Vi convivono tre grandi anime: l’antica vocazione commerciale, con le sue vestigia gotiche tardo-medievali come la Lonja de la Seda o la Cattedrale di Santa Maria; il gusto decorativo eclettico del Modernismo, presente nei Mercati Centrale e Colón, nella splendida Stazione del Nord, ma anche negli eleganti palazzi dell’Ensanche e nelle variopinte casette popolari del quartiere marittimo; infine, lo spirito avveniristico della contemporaneità, simboleggiato dall’ambizioso progetto di Santiago Calatrava per la Ciudad de las Artes y las Ciencias, complesso arricchitosi di recente con la nascita del CaixaForum Valencia, centro culturale sorto all’interno dell’edificio Agorà.

Santiago Calatrava, Ciudad de las Artes y de las Ciencias, Valencia

Santiago Calatrava, Ciudad de las Artes y de las Ciencias, Valencia

IL DESIGN, UNA VOCAZIONE DALLE RADICI ANTICHE

Tutto questo, unito a uno stile di vita gradevole, mediterraneo e a misura d’uomo, è valso a Valencia la nomina a Capitale Mondiale del Design 2022, riconoscimento internazionale all’antica vocazione creativa e artigianale della città spagnola, che negli ultimi decenni ha sfornato personalità di spicco nel mondo dell’architettura e dell’arredamento, dell’illustrazione e del design. “In questi mesi”, spiega Xavi Calvo, direttore della manifestazione, graphic designer e consulente strategico di comunicazione, “abbiamo lavorato non solo per attirare l’attenzione su tutto ciò che si crea e si produce nella nostra regione, ma anche per lasciare in eredità un sistema eco-sostenibile, radicato nel territorio, nel quale il design diventi uno strumento fondamentale per migliorare il benessere sociale e lo sviluppo economico”.
Il design ha infatti radici profonde nel territorio valenciano. “Nel XIV, XV e XVI secolo”, aggiunge Xavi Calvo, “dal porto di Valencia uscivano navi cariche di ceramiche e di sete pregiate. Negli Anni Venti-Trenta del Novecento nascono, invece, le prime etichette con immagini disegnate allo scopo di promuovere la vendita delle arance con una sorta di packaging ante litteram. I manufatti in ceramica di Manises (centro alle porte di Valencia), decorati con colori vivaci, hanno ispirato il trencadis modernista di Gaudí; mentre il mosaico Nolla, dai tipici disegni geometrici a tasselli colorati, è stato il primo esempio di grès ad alta prestazione prodotto in Spagna nella metà dell’Ottocento, impiegato per la pavimentazione di case e di edifici pubblici”.
Creatività e spirito imprenditoriale sono dunque caratteristiche comuni a buona parte della regione di Valencia, dove esiste oggi un numero considerevole di imprese manifatturiere che attraggono designer e professionisti da tutto il mondo. Il comparto dell’arredamento, per interni e per esterni, è concentrato soprattutto intorno a Valencia città, ma anche a sud, verso Gandía e Alicante, con marchi ormai affermati sul mercato soprattutto internazionale come Andreu World, Gandía Blasco, Actiu, Point e Vondom, ma anche Punt, Expormin, Mobisa e Lzf Lamps. Tutte queste, e tante altre imprese, hanno contribuito in maniera sostanziale alla riuscita delle celebrazioni per la Capitale Mondiale del Design: un evento promosso e sostenuto dalla società civile insieme alle istituzioni locali e nazionali, con la partecipazione dei centri culturali e del mondo dell’arte.

Valencia, World Design Capital 2022, Street Ventanas © Brava

Valencia, World Design Capital 2022, Street Ventanas © BRAVA

UNA SMART CITY IMMERSA NEL VERDE

Valencia è oggi una delle città europee più attraenti dal punto di vista turistico, dove convivono passato e presente, tradizione e modernità, arte e natura. Non a caso già dichiarata Capitale europea del Turismo intelligente nel 2021 – per la tecnologia applicata alla promozione turistica e per essere stata una delle prime città al mondo a misurare e certificare le impronte idriche e di carbonio del turismo –, si è aggiudicata anche il titolo di Capitale verde europea 2024. Il verde è infatti un elemento fondamentale del paesaggio valenciano, a partire dalla cosiddetta horta – la distesa di orti coltivati che circonda la città e che nutre le sue tavole – ma anche dai Giardini del Turia e dal Parco dell’Albufera. Quest’ultimo è un’oasi di natura, con boschi e risaie, che si sviluppa intorno a un grande lago d’acqua dolce a soli dieci chilometri a sud dal centro cittadino, lungo la costa mediterranea.
I quartieri cittadini si sviluppano intorno all’antico letto del fiume Turia, il cui corso è stato deviato negli Anni Sessanta-Settanta a causa delle continue inondazioni e che negli Anni Ottanta si è trasformato in un giardino pubblico lungo nove chilometri, con aree dedicate allo sport e al tempo libero. Questo serpentone verde, attraversato da 18 ponti antichi e moderni, rappresenta forse la prima opera pubblica pensata con una visione urbanistica sostenibile: architetti e designer, capitanati da Ricardo Bofill, autore della sezione che corrisponde alla zona nobile della città, hanno progettato i diversi tratti dell’alveo, creando un paesaggio naturale unico e tipico, con palme e aranci, roseti, stagni e fontane.

Valencia, Giardini del Turia

Valencia, Giardini del Turia

A OGNI QUARTIERE IL SUO SPIRITO

Il fascino di Valencia risiede anche nella varietà di stili e di atmosfere che si respirano nei suoi diversi quartieri, che dal centro si estendono fino alla costa marittima. La Ciudad vella, ossia il centro storico con le strette stradine di origine arabo-medievale (un tempo racchiuse fra imponenti mura), mostra i segni di oltre 2mila anni di storia: dalla fondazione romana fino alle architetture del XV, XVI e XVII secolo, l’epoca d’oro di una città fiorente, crocevia di commerci e di culture. Da visitare la Lonja de la Seda, edificio gotico patrimonio dell’Unesco, la Cattedrale di Santa Maria, un coacervo affascinante di stili dall’anomala facciata barocca, quasi borrominiana, dove tra l’altro si conserva anche la presunta coppa del Santo Graal; tra piazze e piazzette, stradine e angoli dal fascino innegabile, ci sono poi la chiesa di San Nicolás, interamente affrescata nel Settecento da Antonio Palomino (il Vasari spagnolo), e la chiesa de l’hospital di San Juan, il primo tempio cristiano innalzato a Valencia dopo la Reconquista.
La Plaza del Ayuntamiento, con la sua forma allungata e i suoi palazzi in stile modernista e neo-barocco, è lo spartiacque fra la Valencia medievale e quella moderna, novecentesca, che si sviluppa nei quartieri adiacenti dell’Ensanche e di Ruzafa. Se il primo è la risposta valenciana all’eleganza urbanistica coeva di Barcellona, con i palazzi residenziali lungo la Gran Via e nelle strade adiacenti, alcuni dall’inaspettata stravaganza decorativa, il secondo è il quartiere più bohemien e affascinante di Valencia. A Ruzafa si respira un’aria frizzante, giovane e creativa: gallerie d’arte, studi di designer, negozi di curiosità e chincaglierie, hotel di design, showroom di ricerca e baretti dal gusto moderno ma informale.
Il clima cambia di nuovo a mano a mano che ci si avvicina alla costa mediterranea. La Marina – ex head quarter della Coppa America tra il 2005 e il 2007 – ha ritrovato negli ultimi anni la vivacità perduta fra tinglados (i vecchi hangar), docks e l’imponente edificio Veles e Vents, progettato da David Chipperfield come centro nevralgico delle regate, oggi trasformato in spazio multifunzione per la nautica, il tempo libero e la ristorazione, con vista privilegiata su porto e spiaggia. Al posto di alcuni hangar distrutti (come quello di Renzo Piano per Luna Rossa) oggi c’è La Lanzadera, acceleratore e incubatore di imprese e start-up che promuove la giovane imprenditoria locale.
Il mare e le profonde spiagge dorate di Las Arenas e de la Malvarosa sono la cornice infine del Cabanyal, il rione marittimo che conserva l’autenticità della vita sociale valenciana, mediterranea e popolare. Riscoperto di recente anche dai turisti, il valore architettonico di questo quartiere popolare (che nell’Ottocento fu un paesino a sé stante, Pueblo Nuevo del Mar) sta nelle barracas, le casette di pescatori in stile modernista, piene di balconcini e ricoperte di vivaci piastrelle colorate. Rappresenta la nuova frontiera inesplorata di una città di mare, in bilico fra tradizione e modernità, dove tutto resta immutato per trasformarsi lentamente, accogliere lo spirito e le esigenze delle nuove generazioni.

Casas Cabanyal, Valencia

Casas Cabanyal, Valencia

GLI SPAZI DELL’ARTE E DELLA CULTURA

A Valencia si concentrano più di una trentina di musei e centri culturali pubblici e privati. La città sorprende davvero per la vasta offerta culturale. Il Museo di Belle Arti, ospitato nell’antico Collegio seminario San Pio V (edificio del 1683), è considerato la seconda pinacoteca di Spagna, dopo il Prado, per importanza delle collezioni di pittura gotica, rinascimentale – nel XVI secolo Valencia fu il porto di ingresso in Spagna delle influenze artistiche italiane del Rinascimento – e della Scuola valenciana dell’Ottocento, rappresentata da scultori come Mariano Benllure e Ignacio Pinazo e dal pittore Joaquín Sorolla. Il Museo nazionale di Ceramica Gonzalez Martí attrae anche per la magnifica facciata barocca, decorata in alabastro, che decora quello che un tempo fu il Palazzo del Marqués de dos Aguas. All’interno vi è una vasta collezione di manufatti artigianali prodotti tra il VII e il XX secolo, alcuni autoctoni altri provenienti dalla via della Seta, un omaggio alla tradizione industriale locale.
L’Ivam, Istituto valenciano d’arte moderna, è il primo museo sorto in Spagna nel 1989 dedicato alle avanguardie storiche e alla creazione contemporanea, e possiede una vasta collezione di opere di artisti contemporanei spagnoli e stranieri, incluse le importanti donazioni di collezioni degli scultori Julio González (1876-1942) e Ignacio Pinazo (1876-1942). Restando nell’ambito del contemporaneo, vale una visita (anche se si trova un po’ decentrato) il Bombas Gens, centro d’arte situato in una vecchia fabbrica degli Anni Trenta, stile Art Déco, che ospita la collezione privata della Fundació per amor a l’art. 6mila metri quadrati di capannoni dedicati soprattutto alla fotografia e al linguaggio astratto, includono una cantina medievale e un rifugio della guerra civile. Il Bombas Gens ospita anche uno dei ristoranti dello chef stellato Ricard Camarena, raffinato locale di design firmato dallo Studio Francesc Rifé.
Fra i tanti spazi storici recuperati per la cultura, il più suggestivo e interessante è senz’altro il Centro del Carme (CCCC). Tra i chiostri e le sale dell’ex Real Monastero di Nostra Signora del Carmen – nel XIX secolo già convertito in Scuola di Belle Arti e Mestieri – si tengono incontri, scambi culturali e mostre d’arte. Come la prima bellissima monografica dedicata al designer Jaime Hayón (fino ad aprile 2024), evento di punta della Capitale del Design 2022 o la mostra sui vent’anni di Nude, sezione dei giovani designer all’interno della fiera Habitat.
Attesissima, infine, nei prossimi mesi anche l’apertura di un nuovo centro privato per l’arte. La Fondazione Hortensia Herrero, collezionista e mecenate valenciana, sta terminando le opere di restauro del Palazzo Valeriola, edificio barocco in pieno centro storico che si andrà a sommare alla già ampia offerta culturale della città, ospitando mostre temporanee e opere di artisti internazionali come Anselm Kiefer e Andreas Gursky, Georg Baselitz e Anish Kapoor.

https://www.visitvalencia.com/

Valencia, IVAM - Istituto Valenciano di Arte Moderna

Valencia, IVAM – Istituto Valenciano di Arte Moderna

CAIXAFORUM ARRIVA A VALENCIA

Per gli antichi greci l’agorà era la piazza centrale della polis, il luogo dove si svolgevano le attività pubbliche, politiche e commerciali. Sono due le agorà presenti oggi a Valencia, diverse per dimensioni ma simili per concezione, entrambe nate per accogliere la gente nel segno della cultura. La prima, a carattere effimero, è l’Agorà sorta nel pieno cuore della città, la Plaza del Ayuntamiento, come epicentro degli incontri di Valencia Capitale Mondiale del Design 2022. Si tratta di un padiglione aperto su tutti i lati, costruito con un intreccio di tubi bianchi in un materiale innovativo, l’MDi, ceramica di riciclo, sormontato da una tettoia intrecciata a listoni, del medesimo legno usato dagli artisti de Las Fallas. Una costruzione ariosa e leggera, sostenibile e ad alto confort termico, pensata dall’architetto Miguel Arraiz, insieme allo Studio Arqueha, per creare uno spazio partecipativo e inclusivo, rendendo omaggio alla tradizione artigianale locale.
Anche CaixaForum Valencia è uno spazio vivo, aperto e inclusivo (persino la bici si può parcheggiare all’interno!). Coincide con la Capitale Mondiale del Design 2022 la riapertura al pubblico di uno degli edifici più emblematici della Ciudad de las Artes y las Ciencias, l’Agorà di Santiago Calatrava: un’enorme balena d’acciaio – ricoperta di cristallo e di tasselli di ceramica blu mare – assolutamente vuota e senza precisa destinazione d’uso, che, dal 2009 a oggi, ha ospitato tornei internazionali di tennis ed eventi sporadici. Convertito nel decimo CaixaForum di Spagna (rete di centri culturali gestiti della fondazione bancaria La Caixa), l’Agorà di Santiago Calatrava è rinata grazie al progetto fantasioso ma efficace di Enric Ruiz-Geli, architetto catalano con lo Studio Cloud9 di Barcellona.
La sfida non facile è stata riempire letteralmente l’enorme spazio vuoto dell’Agorà, dialogando con l’imponente architettura di Calatrava, creando un luogo accogliente e funzionale, pensato per attività culturali, familiari ed educative. Il risultato è un paesaggio composto da spazi molto diversi ma idealmente connessi, come gli organi di un essere vivente. Due sale espositive ipogee, diafane e versatili; uno scalone-cavea, pensato per sostare più che per salire (con prese elettriche per il portatile); una vasta piazza sopraelevata dove passeggiare intorno alla Nube, costruzione avveniristica in polimero leggero e semi-trasparente riservata alle attività scientifiche ed educative; un ristorante-bar situato in una grotta ricoperta dal più grande giardino verticale interno d’Europa (700 metri quadrati di verde con 20mila piante); un auditorium per 300 persone, con il tetto esterno di cartone (CartonLab), poltrone tappezzate con tela jeans riciclata e soffitto decorato con tronchi che evocano la natura del bosco (installazione di Frederic Amat). Parte di questo insieme multiforme, eterogeneo e curioso, è anche il padiglione del bookshop e uffici (al piano superiore): una costruzione in mattoni ondulata, che poggia su una struttura in legno ispirata alle palme della costa valenciana ed è ricoperta dalle immancabili piastrelle circolari in ceramica lucida multicolore (di Toni Columella).
CaixaForum Valencia ospita infine anche due opere d’arte permanenti: all’interno, la scultura intangibile Arc al ciel di Inma Feminina, che riproduce il fenomeno ottico naturale dell’arcobaleno; all’esterno, invece, la scultura Palafit di Ana Talents, che si ispira alle costruzioni agresti degli ecosistemi acquatici come il vicino parco valenciano dell’Albufera.

https://caixaforum.org/es/valencia

CaixaForum València © Miguel Lorenzo

CaixaForum València © Miguel Lorenzo

IL DESIGN A VALENCIA E DINTORNI

La luce del Mediterraneo sintetizza lo spirito del design di Valencia. La sua essenza è legata alle radici culturali e all’artigianato locale, che reinterpreta con un linguaggio contemporaneo e sostenibile. Luce e colori vibranti sono le chiavi di un design affascinante, con elementi comuni: ottimismo, freschezza e divertimento”. Teresa Herrero – autorevole giornalista spagnola, che da anni si occupa di architettura e di arredamento – definisce così il design valenciano. Non è un caso che luce e colore siano proprio l’essenza dei lavori di Jaime Hayón (madrileno di nascita, ma valenciano di adozione, cresciuto in Italia alla Fabrica di Benetton), che forse oggi è il più mediatico, esplosivo e internazionale dei designer spagnoli. Valencia gli dedica in questi mesi la prima grande antologica al Centro Culturale del Carmen: la mostra Infinitamente è un divertente viaggio nell’universo poliedrico e multiforme della creatività contemporanea e nelle infinite declinazioni del design, artistico e funzionale.
A Valencia design non è solo industria e arredamento, ma anche processo e servizi, con elementi comuni a molti settori: dal turismo alla ristorazione, dalla sanità alla moda, dall’ecologia alla grafica per la comunicazione di impresa. Per la nomina a Capitale Mondiale del Design il Comune ha voluto istituire, nell’imponente palazzo municipale in stile tardo ottocentesco, neobarocco, una sala di rappresentanza interamente dedicata al design. Il Salone del camino – dagli infissi in legno scuro ma con un magnifico pavimento a Mosaico Nolla (antico grès dai tasselli geometrici multicolori) – si è convertito nel miglior stand permanente del design valenciano grazie alla ristrutturazione firmata Cosín Estudio. Gli arredi provengono da cinque aziende insignite del Premio nazionale di Design: il tavolo Artitek in vetro di Actiu, le sedie di Point, il divano Element di Andreu World, la libreria Lettura disegnata da Vicente Martínez per Point Robles e le lampade in legno di LzF Lamps. Alle pareti, la grafica originale e accattivante dei cartelloni de Las Fallas, un segno identitario della creatività valenciana di ieri e di oggi.
Il design contemporaneo a Valencia si sviluppa a partire dagli Anni Ottanta, su impulso del collettivo La Nave, pioniere nel coworking e rivoluzionario nell’offerta creativa. Dalla Nave provengono Vicente Martínez (al quale la fiera Habitat quest’anno ha reso omaggio con una mostra esemplificativa), Marisa Gallén (presidente di VWDC22) e il grafico Pepe Gimeno; con loro, gli studi CuldeSac e Odosdesign rappresentano già la storia della creatività valenciana. Inma Bermúdez, Ramón Esteve (l’architetto del Bombas Gens), Héctor Serrano (Fontanarte, Seletti), Victor Carrasco (Boffi, Glas Italia, Paola Lenti), Jorge Herrera (Flos), o studi come Yonoh, Mut Design, Masqueespacio e Estudi (H)ach di Juan Manuel Ferrero sono solo alcuni dei nomi valenciani che oggi vantano una proiezione internazionale e che spesso collaborano anche con imprese italiane. Il futuro è affidato ai più giovani Made Studio, Clap Studio, Ovidi Benet, Apua Diseño e Pablo Bolumar, che rivendicano con forza la contemporaneità del design, sempre in bilico fra funzionalità e arte.
Iniziative come Mapa del Disseny – piattaforma collettiva e interattiva, in progress, fatta per segnalare tutto quanto fa design in città –, ADN Cerámico o NollaMap (quest’ultimo dedicato allo studio e alla ricerca di un tipo di rivestimento che dagli Anni Settanta ha interrotto la produzione) sono solo una parte dell’eredità di Valencia Capitale Mondiale del Design per il futuro.
Le fiere annuali del settore, infine – Cevisama (fiera della ceramica, in febbraio) e Habitat (fiera dell’arredamento, in settembre) – sono oggi la vetrina privilegiata della produzione valenciana e spagnola, attirando espositori e compratori da tutta Europa. Promuovono un comparto destinato a sostenere a lungo il benessere, anche sociale, di un intero territorio.

La ceramista Ana Illueca. Photo © Feminin

La ceramista Ana Illueca. Photo © Feminin

CERAMICA: UN DNA CREATIVO ANTICO E ATTUALE

La lavorazione della ceramica è parte fondamentale del DNA creativo valenciano, radicato nell’intera regione. Un’eredità che risale all’epoca della dominazione araba e che, durante tutto il Medioevo, ha alimentato l’economia locale con manufatti di qualità esportati attraverso il Mediterraneo. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, l’estetica modernista ha decorato con ceramica multicolore e brillante le facciate di palazzi, ma anche balconi, cupole e torrette. Basta varcare la soglia della Stazione del Nord per accorgersi che, a quell’epoca, la decorazione in ceramica degli ambienti comuni raggiunge vette pittoriche inaspettate per un materiale tanto delicato e difficile da lavorare.
A Manises, a dieci chilometri da Valencia – comune inserito nella lista dei centri creativi dell’Unesco –, da secoli si fabbricano piastrelle policrome, dipinte con figure vivaci (amatissime proprio dagli architetti modernisti) oltre a piatti e vasi dai tradizionali riflessi metallici; una ventina le piccole industrie, spesso a carattere familiare, che ancora oggi si dedicano a lavorare la ceramica e a creare oggetti in porcellana, tramandando di generazione in generazione tecniche antiche quanto complesse.
A nord della regione, invece, tra Villa Real e Castellón, si produce su larga scala la maggior parte della ceramica industriale destinata alla costruzione, con aziende leader mondiali nell’esportazione di piastrelle come Porcellanosa e Torrecid. Del resto, il primo grès ceramico ad alta resistenza per pavimenti fu inventato negli Anni Sessanta dell’Ottocento a Meliana, paesino circondato dall’horta valenciana. La fabbrica Nolla – la seconda al mondo dopo Milton, in Gran Bretagna – fino al 1970 ha prodotto i tasselli colorati per comporre gli eleganti mosaici geometrici che si possono ancora ammirare sui pavimenti di molti palazzi in Spagna e nel mondo, come Casa Batlló di Gaudí, a Barcellona.
Nella comunità valenciana esistono oggi ben sette musei della ceramica (compresi il Museo nazionale di Valencia e quello della città di Manises) e quattro scuole professionali di livello universitario. Per evitare che la ceramica diventi, però, un’eredità culturale a rischio di estinzione, la direzione di Valencia Capitale Mondiale del Design ha promosso il progetto ADN ceramico: un’iniziativa tesa a rivendicare il valore e a dare la giusta visibilità alla forma unica di fare design nella Comunità Valenciana attraverso il legame imprescindibile con la tradizione ceramica.
Non si tratta solo di una mappatura digitale dei laboratori di ceramica presenti sul territorio”, spiega Ana Illueca, artista ceramista e responsabile del progetto. “Degli oltre 400 esistenti, ne abbiamo per ora selezionati 167 che rispondono agli standard di professionalità e di qualità della produzione. Le tipologie sono varie: ceramisti tradizionali, industriali e artistici; tutti desiderosi di innovare una tecnica lenta, dura e complessa, senza timore di spingersi oltre i limiti della materia per sperimentare nuove forme e nuovi linguaggi. La ceramica d’atelier, artistica o di design, si è rivelata negli ultimi tempi il motore del cambiamento: la materia prima di qualità ce la fornisce l’industria a chilometro zero e noi, nei nostri piccoli laboratori, possiamo sperimentare con maggiore agilità, aprendo nuove strade alle grandi imprese. Oggi tra di noi esiste uno scambio fluido e generoso di informazioni e di esperienze”.
A Valencia sono infatti in aumento gli artisti e i designer che utilizzano la ceramica come mezzo di espressione: la maggior parte lavorano su incarico, per committenti privati, molti si occupano dell’intero processo creativo e quasi tutti vendono attraverso il web. Canoa Lab è una coppia che produce vasi contemporanei dalle forme archeologiche; Imma Bermudez (premio nazionale di design 2022) non solo è l’unica designer spagnola che firma per Ikea, ma collabora spesso con i ceramisti della sua città. La stessa Ana Illueca spazia dalla produzione di vasellame per case di moda (come Hermés o Loewe) fino all’ideazione di rivestimenti ceramici per architetture di interni, il tutto apportando il tocco esclusivo della propria manualità nella produzione di pezzi unici, irripetibili.

Federica Lonati

https://adnceramico.com/

Versione aggiornata dell’articolo pubblicato su Artribune Magazine #69

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Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

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