A gennaio l’arcipelago di Malta celebra la sua identità barocca. Per tutto il mese, ormai da dieci anni a questa parte, Valletta accoglie infatti un programma di eventi diffusi negli spazi più emblematici della città, dall’Auberge de Provence al Gran Salon alla Concattedrale di San Giovanni al Teatru Manoel. Sotto la direzione artistica di Kenneth Zammit Tabona, il calendario del Valletta Baroque Festival (che si è appena concluso) attira estimatori della musica classica da tutto il mondo, proponendo concerti dedicati ad autori di musica barocca (da Bach a Handel a Mozart e Scarlatti), ma anche coinvolgenti ibridazioni di epoche e stili, dal Vivaldi interpretato in chiave rock ai Beatles letti alla maniera settecentesca. Ma un contributo fondamentale al successo della kermesse arriva proprio dalle ambientazioni che fanno da cornice agli spettacoli, tra stucchi dorati, ampollose decorazioni, sculture ed espedienti architettonici di grande impatto scenografico. Per questo, ben oltre la chiusura del festival, è sempre un buon momento per esplorare Valletta e l’arcipelago maltese in cerca del suo passato barocco.
IL BAROCCO A MALTA. LA STORIA
Prima dell’introduzione del Barocco a Malta, lo stile architettonico predominante sull’isola si rifaceva agli esiti manieristi dell’epoca rinascimentale, attraverso l’attività del più quotato architetto pubblico locale, Girolamo Cassar, che progettò molti edifici pubblici, privati e religiosi nella capitale di Valletta, che al tempo si andava costruendo. Tra XVII se XVIII secolo, però, sotto il dominio dell’Ordine di San Giovanni, iniziò a imporsi il nuovo gusto che già aveva conquistato in buona parte l’area mediterranea e l’Europa continentale. Il cambio di passo è tradizionalmente associato alla figura dell’ingegnere bolognese Bontadino de Bontadini, incaricato di costruire l’acquedotto di Wignacourt all’inizio del Seicento: tra 1612 e 1615, Bontadini realizzò un impianto scenografico pienamente aderente alla ricerca di stupore e meraviglia caratteristica del nuovo approccio estetico, tra torri d’acqua, fontane e un magnifico arco. Lo stile divenne popolare tra la metà e la fine del XVII secolo (del 1635 è la Chiesa dei Gesuiti di Francesco Buonamici, altro “testo” ritenuto cruciale per la diffusione dello stile a Valletta) e raggiunse il suo apice nel corso del Settecento, a cui si lega la realizzazione di opere monumentali come l’Auberge de Castille. All’inizio dell’Ottocento, durante il dominio britannico, l’architettura neoclassica sarebbe riuscita a imporsi sulla stagione barocca, capace però di protrarre la sua influenza fino al Novecento, come dimostrano alcuni edifici religiosi commissionati tra XIX e XX secolo, ancora legati a stilemi ascrivibili al gusto settecentesco.
IL TOUR DEL BAROCCO TRA MDINA E VALLETTA
A Malta, il Barocco di grandiose cupole e facciate riccamente decorate, pur contenuto nello sfarzo e votato alla sobrietà, fu esemplato principalmente su modelli italiani e francesi – tra le opere seicentesche si annoverano anche la ristrutturazione dell’Auberge de Provence e l’Hostelin de Verdelin – anche se non mancano riferimenti alla corrente spagnola. Oggi un tour di riscoperta di quella che per l’architettura – principalmente religiosa – di Malta è stata un’epoca d’oro può iniziare dai progetti firmati da Lorenzo Gafà, che nella seconda metà del XVII secolo fu incaricato di guidare molti cantieri sull’isola: il più ambizioso lo vide all’opera per la ricostruzione, tra il 1696 e il 1705, della Cattedrale di San Paolo a Mdina, danneggiata nella sua struttura medievale durante il terremoto siciliano del ’93. Ma Gafà lavorò anche altrove, realizzando la Chiesa di San Lorenzo a Birgu (1681-97; in città ha sembianze barocche anche il Palazzo dell’Inquisitore, oggi Museo Popolare) e la Cattedrale dell’Assunzione a Victoria, sull’isola di Gozo (1697-1711). Nel frattempo anche numerosi artisti furono coinvolti nella ridecorazione di edifici già esistenti: a Valletta, la Concattedrale di San Giovanni, dove ancora oggi si apprezza il ciclo di opere pittoriche realizzato da Mattia Preti negli Anni Sessanta del XVII secolo.
Il passaggio al Settecento fu però segnato principalmente dai lavori di ricostruzione che si resero necessari dopo il devastante terremoto di cui sopra. E fu la città vecchia di Mdina a subire l’evoluzione più significativa: il programma di riassetto urbanistico, che determinò la demolizione di edifici medievali danneggiati e la nascita di nuove opere pubbliche, si espletò durante la reggenza del Gran Maestro António Manoel a partire dal 1722, sotto la direzione di Charles François de Mondion. La Mdina odierna, antica capitale dell’isola, colpisce per la magniloquenza del progetto dell’epoca, ispirato al Barocco francese, tra la Porta Principale (1724) e il portale della Porta dei Greci (1724), la Torre dello Standardo (1725), il Palazzo Vilhena (1726-28) e la Corte Capitanale (1726-28). Tornando a Valletta, data alla seconda metà del XVIII secolo un edificio simbolo della città come l’Auberge de Castille, progettato dall’architetto maltese Andrea Belli, con il portale d’ingresso introdotto da una teoria di gradini e incorniciato dalla monumentale facciata scandita da paraste e chiusa in alto da una cornice aggettante. Oggi il palazzo è la sede del Primo Ministro di Malta. C’è poi il Teatru Manoel, inaugurato nel 1732, con scalinate in marmo e stucchi in stile Rococò. In omaggio al legame con la cultura barocca, persino uno dei più recenti cantieri di architettura religiosa, che nel 2005 ha portato all’inaugurazione della chiesa parrocchiale di Santa Venera, è stato improntato allo stile dell’epoca, com’è evidente nella decorazione della facciata.
IL BAROCCO A GOZO. LA CATTEDRALE DELL’ASSUNZIONE
L’eco di questo gusto contagiò anche Gozo, dove, come già ricordato, fu al lavoro anche Lorenzo Gafà, per realizzare la Cattedrale dell’Assunzione a Victoria, sul luogo dove si trovava un tempio dedicato a Giunone, di cui ancora si ammirano i capitelli conservati nel vicino Museo della Cattedrale. Forte la somiglianza con la cattedrale di Mdina, la chiesa di Gozo si distingue per l’unico alto campanile che svetta sul retro e per il soffitto che finge l’esistenza di una cupola, dipinta in trompe l’oeil. A Victoria si visita anche la coeva Basilica di San Giorgio, ricostruita dopo il terremoto della Val di Noto, celebre per la facciata completamente rivestita in marmo e per il ricco corredo di opere d’arte (torna, tra gli altri, Mattia Preti) custodito all’interno.
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