Weekend a Spoleto. Cosa fare e vedere in città e nei dintorni

La città umbra di Spoleto è tra le finaliste per aggiudicarsi il ruolo di Capitale Italiana della Cultura 2025. Ecco qualche consiglio per scoprire la città, le sue attrazioni e le tappe da non perdere

Nella corsa alla designazione della Capitale Italiana della Cultura 2025, sono ben tre le città umbre incluse nella shortlist delle dieci finaliste. Solo il prossimo 21 marzo si saprà se una tra loro – Assisi, Orvieto, Spoleto – si aggiudicherà il ruolo che quest’anno spetta a Bergamo e Brescia, e nel 2024 vedrà protagonista la marchigiana Pesaro. Tra le contendenti, Spoleto si candida al titolo con un dossier dal titolo La cultura genera energia, forte di una storia ben rappresentata da un’offerta culturale che valorizza le testimonianze del passato ma ha saputo anche proiettare la città verso il futuro. Un tour tra luoghi storici e della contemporaneità è la nostra proposta per il consueto itinerario del weekend.

Livia Montagnoli

L’ITINERARIO NEL CENTRO DI SPOLETO. IL TOUR DELLE CHIESE

Il centro di Spoleto custodisce, ben conservata, la stratificazione architettonica di secoli di avvicendamenti culturali, che hanno lasciato tracce evidenti nel tessuto urbano, dalle vestigia del passato romano alle testimonianze del periodo longobardo, a edifici religiosi che attraversano il tempo, fino ai palazzi gentilizi settecenteschi e ai teatri storici. Di certo è un simbolo della città l’imponente Ponte delle Torri, acquedotto realizzato entro la fine del XIII secolo per collegare il Colle Sant’Elia e il Monteluco e garantire l’approvvigionamento d’acqua alla città. All’interno dell’antica cinta muraria, la densità di monumenti ed edifici di interesse è altissima. Scenografico è l’accesso alla Cattedrale dell’Assunta: il nucleo dell’edificio odierno fu consacrato nel 1216, ma la chiesa subì diversi rimaneggiamenti nei secoli a venire (romanico è il campanile, rinascimentali sono il portico antistante la facciata e gli affreschi absidali di Filippo Lippi, mentre il mosaico della facciata è datato 1207). Anche Valadier, alla fine del Settecento, diresse dei lavori di ammodernamento.
Tra le chiese da visitare in città, la Basilica di Sant’Eufemia è invece un esempio pregevole di architettura romanica, oggi visitabile nel percorso del Museo Diocesano che ha preso forma all’interno del Palazzo vescovile. Romanica è anche la Chiesa di San Gregorio Maggiore, da visitare per gli affreschi della Cappella degli Innocenti. Mentre si incontra nell’area dell’antico quartiere bizantino la Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, con affreschi databili al XIII e XIV secolo; e nella zona del cimitero si visita (anche se solo affacciandosi dall’esterno) la Basilica di San Salvatore, tra i “luoghi dei Longobardi” in Italia. Extra moenia, la Chiesa di San Pietro ha origini paleocristiane, ma fu riedificata nel Duecento: dell’epoca si conserva la facciata con decorazione scultorea raffigurante scene religiose e favole allegoriche reinterpretate in chiave cristiana.

https://www.duomospoleto.it/

Cattedrale dell'Assunta, Spoleto

Cattedrale dell’Assunta, Spoleto

PALAZZO COLLICOLA E LA GALLERIA D’ARTE MODERNA

Da oltre vent’anni, il settecentesco Palazzo Collicola ospita un centro per le arti visive contemporanee, con particolare attenzione al secondo Novecento italiano e internazionale.
Il percorso di visita ha dunque il merito di permettere di apprezzare la decorazione dei saloni del piano nobile, tra pitture a tempera di gusto proto-rococò, soffitti a cassettoni e intagli dorati, arredi d’epoca. Protagonista, però, è la collezione costituitasi a partire dagli Anni Cinquanta, che ha reso possibile l’istituzione della Galleria d’Arte Moderna Giovanni Carandente (al critico e collezionista è intitolata anche la Biblioteca di palazzo, notevole raccolta d’arte contemporanea con oltre trentamila volumi schedati e consultabili).
La collezione si è originata con il Premio Spoleto, che tra il 1953 e il 1968 ha garantito l’ingresso di importanti autori italiani dell’epoca. Alla fine degli Anni Ottanta, il progetto Nuove acquisizioni ha portato, fra l’altro, alla costituzione di un nucleo di opere dello scultore spoletino Leoncillo Leonardi. Ma si conservano anche i bozzetti della mostra Sculture nella città del 1962, e opere di autori italiani e internazionali dovute alla donazione Carandente, da Calder a Moore a Pascali, Giò e Arnaldo Pomodoro. Mentre fu lo stesso Sol LeWitt, che con Spoleto ha intrattenuto un rapporto privilegiato, a donare al museo un’intera sala di wall drawing (Bands of color).
Fino al 12 febbraio il Palazzo ospita la monografica su Klaus Münch (Friburgo, 1953), cinquanta opere tra grandi disegni, fogli di pvc e sculture semitrasparenti e specchianti di resina colorate realizzate tra il 1987 e il 2022, installate negli spazi del piano terra.

https://www.palazzocollicola.it/

Galleria d'Arte Moderna, Palazzo Collicola

Galleria d’Arte Moderna, Palazzo Collicola

LA ROCCA ALBORNOZ E LA STORIA DEL DUCATO DI SPOLETO

A caratterizzare da lontano lo skyline di Spoleto, la Rocca Albornoziana si erge sul Colle Sant’Elia, dominando tutta la vallata. La fortezza, edificata a partire dal 1359 per volere di papa Innocenzo VI, doveva avere nei piani del pontefice funzione di controllo sui territori dello Stato della Chiesa, nel periodo turbolento della cattività avignonese. Il nome della rocca, però, si lega alla figura del cardinale spagnolo Egidio Albornoz, che sovrintese alle operazioni di costruzione, affidate a Matteo di Giovannello da Gubbio. Alla fama dell’edificio contribuì il soggiorno di Lucrezia Borgia, che suo padre Alessandro VI volle reggente del Ducato di Spoleto nel passaggio tra XV e XVI secolo. Mentre al periodo precedente data il ciclo di affreschi di genere profano che decora la Camera Pinta. In tempi più recenti, a per oltre 150 anni, la Rocca è stata carcere, funzione mantenuta fino al 1982. Oggi si visitano il Cortile d’Onore, il Cortile delle Armi, il Salone d’Onore e la Camera Pinta, oltre al Museo Nazionale del Ducato, che ripercorre la vitalità culturale del Ducato di Spoleto, con particolare attenzione al periodo longobardo, nell’Alto Medioevo.

https://www.spoletocard.it/sel_musei.asp

Rocca Albornoz, Spoleto dal Ponte delle Torri

Rocca Albornoz, Spoleto dal Ponte delle Torri

IL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE E IL TEATRO ROMANO

Vanta un’antica fondazione la città di Spoleto, nell’area abitata già all’Età del Bronzo, come mostrano i numerosi reperti provenienti dal centro urbano e dal territorio circostante, esposti presso il Museo Archeologico Nazionale, ospitato nell’ex monastero di Sant’Agata.
Il percorso prosegue verso il periodo di insediamento romano, culminando con la visita al teatro del I secolo d.C., che proprio nell’area del monastero trecentesco fu individuato grazie a una campagna di scavo a cavallo tra XIX e XX secolo. Ben conservato, presenta ancora resti di decorazioni marmoree che testimoniano la ricchezza dell’edificio in epoca antica. Di poco precedente fu la scoperta della domus probabilmente appartenuta alla madre dell’imperatore Vespasiano, Vespasia Polla, nativa di Norcia: solo nel 1912, però, gli ambienti dell’antica casa romana furono recuperati per intero, portando alla luce i preziosi mosaici pavimentali e frammenti di decorazione ad affresco. Non distante, in via dell’Arco di Druso, la scoperta della Spoleto romana prosegue alla volta del tempio del I secolo d.C., un tempo affacciato sul foro (oggi piazza del Mercato). Qui si percorre anche un breve tratto del cardo maximus, con pavimentazione originale romana.

Teatro romano, Spoleto

Teatro romano, Spoleto

SCULTURE NELLA CITTÀ DAL 1962 A OGGI

Nel 1962, Giovanni Carandente decise di realizzare nell’ambito del Festival dei Due Mondi la mostra Sculture nella città, primo evento europeo a coniugare arte contemporanea, spazio urbano e patrimonio storico-artistico, con l’idea di dare forma a un museo a cielo aperto nel cuore di Spoleto. Furono 53 gli artisti invitati a esporre le proprie opere nella mostra diffusa, che aveva l’obiettivo di svincolare la scultura da un ruolo meramente commemorativo, raccontandone invece gli esiti più contemporanei, e l’opportunità di una interazione creativa con luoghi storici. Ma il progetto ebbe anche il merito di coinvolgere diversi stabilimenti siderurgici italiani nella produzione delle sculture site specific, dando impulso alla ripresa dell’industria italiana. Furono realizzati 104 lavori, dislocati in tutti gli angoli della città, compreso il Teatro Romano. Alla rassegna presero parte, tra gli altri, Arp, Colla, Fontana, Lorenzetti, Manzù, Marini, Moore, Smith, le cui opere furono in seguito acquisite da istituzioni museali italiane e internazionali (le venti sculture di David Smith, per esempio, godono di una sala dedicata presso la National Gallery di Washington, che documenta la mostra spoletina). Sei sculture sono però rimaste in città in esposizione permanente, negli spazi per cui furono concepite in origine: si apprezzano dunque il Teodelapio di Calder, il Colloquio Spoletino di Consagra, Il dono di Icaro di Pepper, la Colonna del viaggiatore di Arnaldo Pomodoro, Stranger III di Chadwick e Nino Franchina con l’eponima Spoleto 1962 in piazza del Comune (dell’artista resta anche il Cancello all’ingresso della casa di Carandente). Ma a proposito di arte pubblica, Spoleto e il suo territorio possono vantare anche diversi interventi di Sol LeWitt, che l’artista americano realizzò a più riprese nel periodo compreso tra gli Anni Settanta e il 2000, quando si rifugiava nella sua residenza sulle pendici del Monteluco. A LeWitt infatti si devono la decorazione pavimentale della pista da ballo davanti alla Casina dell’Ippocastano (progettata per il Festival dei Due Mondi, oggi appena percepibile) e l’opera Muro, eseguita per la mostra Incontri 1980: 20 Interventi di artisti contemporanei a Spoleto, nell’area dei giardini pubblici di viale Matteotti, non distante dalla Spoletosfera, dell’architetto Buckminster Fuller.

Nino Franchina, Spoleto 1962, Sculture nella città

Nino Franchina, Spoleto 1962, Sculture nella città

IL TEMPIETTO SUL CLITUMNO: I LONGOBARDI A SPOLETO

A soli 15 chilometri dalla città, il Tempietto sul Clitunno fa parte del sistema museale visitabile con la Spoleto Card. Riconosciuto patrimonio Unesco nel 2011, è considerato testimonianza importante della presenza longobarda in Italia, inserito tra i sette “luoghi del potere” di un circuito nazionale che tocca anche Brescia, Castelseprio e Cividale del Friuli al Nord, Benevento e Monte Sant’Angelo al Sud. L’edificio, un sacello in forma di tempio corinzio tetrastilo in antis, fu costruito tra IV e V secolo, e utilizza un modello architettonico “classico” pur avendo funzione di culto cristiano. Il sito conserva ancora dipinti murali dell’epoca, che inquadrano l’abside, oltre alla pregevole decorazione delle colonne ricoperte di foglie e all’epigrafe in scrittura capitale dell’architrave, elementi di chiara derivazione romana, però eseguiti ex novo, a dimostrazione della grande perizia tecnica dei Longobardi.

https://longobardinitalia.it/tempietto-del-clitunno/

Tempietto sul Clitunno

Tempietto sul Clitunno

IL MAB DI TREVI, UN CENTRO CULTURALE NELL’EX CONVENTO

È recente l’inaugurazione del polo culturale che ha trovato spazio nell’antico convento di San Francesco di Trevi, a seguito di un lungo e attento restauro. Un centro che, erede del vecchio museo civico, ne accorpa le tre diverse anime: la biblioteca, l’archivio e le raccolte archeologiche, artistiche e antropologiche – andando così ad accrescere l’offerta culturale della cittadina non distante da Spoleto, che include la collezione contemporanea dell’erede del Flash Art Museum, Palazzo Lucarini Contemporary.

Antico convento di San Francesco, Trevi

Antico convento di San Francesco, Trevi

DOVE MANGIARE A SPOLETO E DINTORNI

Alle porte della città, in una radura che si apre nel bosco, il casale del Capanno, trattoria classica di sostanza, corroborata in inverno dal camino acceso in sala. La cucina è quella tipica del territorio umbro, eseguita con garbo, con la selvaggina a trionfare in menu.
In città è un valido indirizzo Il Tempio del gusto, enoteca e ristorante da tre generazioni, nato sulle rovine del tempio romano.
E per una pausa veloce la Prosciutteria del Corso propone gli ottimi prodotti della norcineria locale, sfiziose invenzioni da gastronomia popolare e birre artigianali.

https://www.ilcapannoristorante.net/
https://www.iltempiodelgusto.com/

Fegatelli di maiale, Il Capanno, Spoleto. Photo Lido Vannucchi

Fegatelli di maiale, Il Capanno, Spoleto. Photo Lido Vannucchi

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati