Weekend a Taranto. Cosa fare e vedere in città e nei dintorni
Taranto persegue con fermezza un rilancio turistico fondato su un programma culturale che guarda al passato ma si proietta nel mondo contemporaneo. Qualche consiglio per scoprire la città, le sue attrazioni e le tappe da non perdere
Pasolini, che visitò la città in due occasioni, nel 1951 e nel 1959, affidò alla rivista Successo un’efficace descrizione di Taranto, letta come “città perfetta. Viverci, è come vivere nell’interno di una conchiglia, di un’ostrica aperta. Qui Taranto nuova, là, gremita, Taranto vecchia, intorno i due mari e i lungomari”. I due mari, il Piccolo e il Grande, definiscono il legame strettissimo dell’antica colonia greca con l’acqua. Più di recente, l’ultradecennale rapporto di amore/odio con l’Ilva, che ha trascinato la città verso il disastro ambientale, ha rischiato di offuscare l’identità culturale di un centro che è invece ricco di storia, e oggi punta con fermezza al rilancio turistico. L’occasione per scoprire Taranto oltre il periodo estivo la fornisce il programma di mostre che si articola tra il MArTa e il CRAC: fino a giugno il Museo Archeologico presenta il progetto Athenaion, con ricostruzioni 3D che esplorano la fortuna del Santuario di Atena a Castro; mentre al Centro Ricerca Arte Contemporanea vanno in scena Hommage e una mostra fotografica di Enzo Ferrari sull’universo di Franco Battiato. Solo l’inizio di un percorso di scoperta che dalla città spazia fino alle gravine carsiche.
Livia Montagnoli
L’ITINERARIO NEL CENTRO DI TARANTO
La Città Vecchia, che si snoda su un’isola, è collegata al Borgo Nuovo dal ponte girevole di San Francesco da Paola, tra i simboli della città (la prima struttura in ferro, tesa da un estremo all’altro del canale navigabile per 89 metri, fu inaugurata alla fine dell’Ottocento, sostituita nel 1958 da un ponte apribile con meccanismo elettrico). Accanto al canale sta la scultura realizzata da Vittorio Di Cobertaldo nel 1974: una statua in metallo alta 7 metri che rappresenta due marinai intenti a salutare le navi in transito (il ricordo va alla battaglia della Notte di Taranto, tra l’11 e il 12 Novembre 1940, quando la Marina Militare Italiana subì gravi perdite in navi e uomini per l’attacco della Royal Navy inglese). Mentre a difesa della città vecchia il Castello aragonese fu fondato nel 1492 sui resti di una rocca di origine bizantina. L’abitato antico si esplora a piedi, in cerca delle tracce di un passato che ha origine nella Magna Grecia, come testimoniano le colonne doriche superstiti di uno dei templi dell’antica acropoli. Oggi il tessuto urbano si snoda tra vicoli, scalinate, facciate di palazzi nobiliari affastellate. Si raggiunge così la cattedrale di San Cataldo, anch’essa frutto di una stratificazione di epoche diverse, dal più antico edificio religioso di Puglia (V d.C.) al periodo bizantino, al rifacimento settecentesco; all’interno, i frammenti pavimentali del mosaico centrale (1160) realizzato da Petroius rappresentano la leggenda del volo di Alessandro Magno, mentre il Cappellone di San Cataldo, a destra dell’altare maggiore, è un trionfo del Barocco, tra tarsie marmoree, pietre preziose e una serie di sculture di Giuseppe Sammartino (mentre gli affreschi sulla gloria e i prodigi di San Cataldo sono di Paolo De Matteis). Tornando verso Borgo Nuovo, il Lungomare Vittorio Emanuele III, affacciato sulle isole Cheradi, è testimonianza del fervore urbanistico del Ventennio fascista: riprogettato su disegno di Ferdinando Bonavolta, sarebbe stato quinta perfetta per le grandi architetture monumentali che di lì a poco l’avrebbero caratterizzato, a opera di architetti come Brasini e Bazzani. Al primo si deve il maestoso Palazzo del Governo, che domina la Rotonda dei Marinai d’Italia. Ma il tour tra gli edifici del tempo prosegue tra la Casa del Fascio (con il ciclo pittorico di Mario Prayer) il Palazzo delle Poste, piazza della Vittoria (dove affaccia la chiesa del Carmine, che tra molte opere d’arte custodisce i simulacri protagonisti della famosa Processione dei Misteri del Venerdì Santo Tarantino) e piazza Ebalia.
CRAC PUGLIA
Il Centro Ricerca Arte Contemporanea ha sede nell’ex Convento dei Padri Olivetani e nasce come Museo del Progetto dall’esperienza trentennale nella didattica della Fondazione Rocco Spani ONLUS. Crac ha fondato e conserva dal 1992 la Collezione PIANO EFFE ‒ Archivio Storico Nazionale del Progetto d’Artista e dello Studio Preparatorio, promosso da Bruno Munari. L’Archivio costituisce la collezione permanente del Centro ed è alla base delle attività di raccolta e conservazione di disegni, prove fotografiche e prove d’artista, studi preparatori e schizzi di autori nazionali e internazionali (sono 26 gli autori che per ora hanno condiviso i propri progetti artistici). Regolarmente, spesso in collaborazione con altre istituzioni, il Centro organizza mostre dedicate a disegno, fotografia, pittura, incisione e installazioni (attualmente in corso Hommage, artisti che omaggiano altri artisti, e I giardini della preesistenza, viaggio fotografico di Enzo Ferrari nell’universo di Franco Battiato).
MARTA MUSEO ARCHEOLOGICO DI TARANTO
In attesa di un nuovo direttore, dopo la lunga e felice stagione che ha visto Eva degl’Innocenti alla guida del museo – tra i venti istituti ad autonomia speciale d’Italia –, il Museo Archeologico di Taranto continua a dispiegare il ricco programma espositivo e di ricerca che l’ha portato a diventare punto di riferimento della vita culturale cittadina. L’operazione vincente è stata quella di puntare su un dialogo proficuo con la contemporaneità (basti pensare all’acquisizione permanente dell’opera site specific di Federico Gori ispirata agli ori di Taranto, l’estate scorsa): il MArTa, ospitato dal 1887 presso l’ex convento dei Frati Alcantarini, ha concretizzato l’idea di farsi agorà del XXI secolo e presto debutterà con un nuovo allestimento per le sue collezioni, che spaziano dalla preistoria in Puglia alla fondazione di Taranto (intorno al 706 a.C., unica colonia spartana della Magna Grecia con il nome di Taras), alla conquista romana e al periodo ellenistico e altomedievale. Tra i tesori più preziosi custoditi, oltre agli Ori di Taranto, le Veneri di Parabita, lo Zeus di Ugento, la Tomba dell’Atleta. Frequenti le mostre temporanee e gli eventi culturali.
https://museotaranto.beniculturali.it/it/
TUTTA LA STREET ART DI TARANTO
T.R.U.St. è l’acronimo di Taranto Regeneration Urban and Street, progetto di street art promosso per riqualificare il quartiere Paolo VI, giunto alla terza edizione. L’iniziativa, nata nel 2020, ha portato numerosi artisti di fama internazionale in città, e oggi sui muri di Taranto si contano 33 opere originali, che creano un percorso espositivo articolato e diffuso. Tra gli ultimi interventi Super A, con il suo Gatto con gli Stivali, Etsom con una rivisitazione del simbolo della città, il delfino, Claudio Morne, che insieme agli abitanti del quartiere Salinella ha realizzato un omaggio alla giornalista Nadia Toffa per le inchieste sull’inquinamento cittadino, Vesod, con un’opera immaginifica sul rapporto tra la città e il mare. E ancora Joys, JDL (con Love is stronger than death, inserita dal sito Street Art Cities tra le dieci opere di street art più belle del mondo) IOTA, Alessandra Carloni, Dadospuntocero.
Taranto ha in realtà un rapporto di lungo corso con la street art: nella Città Vecchia, infatti, tra il 2013 e il 2014, il duo napoletano Cyop&Kaf ha realizzato 120 opere su portoni, pareti scrostate, angoli di case, trascorrendo un anno tra i vicoli del centro antico.
http://www.progettotrust.it/
http://www.cyopekaf.org/taranto-map/
LA CONCATTEDRALE GRAN MADRE DI TARANTO DI GIO PONTI
Risponde alle esigenze liturgiche del Concilio Vaticano Secondo l’architettura della Concattedrale progettata da Gio Ponti e consacrata nel 1970 nella parte orientale del Borgo Nuovo. Con più di cinquant’anni di storia alle spalle, l’edificio è stato inserito nel Censimento dell’Architettura del Secondo Novecento e nell’Atlante dell’Architettura Contemporanea.
Si tratta dell’ultima opera dell’architetto milanese, che a Taranto volle celebrare il rapporto tra la città e il mare, realizzando una sorta di nave che si specchia nelle acque delle vasche antistanti, con il campanile pensato come vela (due pareti in cemento armato bianco alte quarantuno metri e traforate da ottanta finestre esagonali e rettangolari). La genesi del progetto fu in realtà travagliata, come emerge dall’epistolario tra Ponti e l’Arcivescovo Motolese, committente dell’opera. All’interno lo spazio si articola in un’aula unica, che dà accesso alle cappelle laterali e alla cripta: Ponti disegnò personalmente arredi e suppellettili, oltre all’Annunciazione posta sulla parete di fondo.
LE GRAVINE DI TARANTO E LATERZA
Tra Massafra, Mottola, Ginosa, Castellaneta e Grottaglie si articola il sistema carsico delle gravine di Taranto, caratterizzato da profonde gole rocciose formate dall’azione corrosiva di antichi fiumi che dalle Murge si dirigevano verso il mare. La visita si snoda tra villaggi, chiese, cripte (come quella affrescata di San Simeone in Famosa) e santuari rupestri.
Da Castellaneta si dischiude la Gravina Grande, un canyon lungo quasi dieci chilometri che fu rifugio dei monaci bizantini (nella Gravina di Santo Stefano merita una deviazione la cripta di San Michele Arcangelo); ma nel borgo si visita anche l’insediamento sotterraneo, villaggio primitivo poi utilizzato con scopi militari e difensivi, e più di recente per la conservazione del vino. Tra tunnel e antiche cisterne ipogee si scoprono vecchie neviere, frantoi, un’antica chiesa, i rifugi dei briganti. Non distante, Laterza è un altro centro distintivo della Murgia tarantina, edificato sull’orlo della seconda gravina più grande d’Europa, tutelata da un’oasi LIPU. Muovendosi sul territorio si scopre la peculiare Cantina Spagnola, che in origini aveva funzioni sacre, come dimostrano gli affreschi a tema religioso sulle pareti, che però coesistono con scene cortesi, probabilmente riferite al periodo delle riunioni massoniche dei marchesi di Laterza. Da visitare anche le cripte di San Giorgio, del Cristo Giudice e di Santa Caterina.
http://www.amicidellegravinedicastellaneta.it/
LA CERAMICA DI GROTTAGLIE
La cittadina in provincia di Taranto conserva pressoché immutati gli antichi luoghi di produzione e la tradizione ceramica nata nel Medioevo. Situato lungo la gravina San Giorgio, il quartiere delle ceramiche comprende 50 botteghe artigianali, che dispongono ancora di torni e fornaci e sviluppano un itinerario espositivo diffuso di grande valore identitario per il territorio jonico. Laboratori situati in ambienti ipogei hanno mantenuto e potenziato un’attività artigianale divenuta prestigiosa anche sul fronte internazionale. Si sono conservate le tipologie antiche relative a piatti, ciotole, coppe, recipienti, come pure i decori, cui si sono aggiunti, nel tempo, forme e ornamenti contemporanei. E il Museo della Ceramica, situato nel Castello Episcopio, presenta in esposizione permanente oltre 500 pezzi che riuniscono ceramica tradizionale d’uso, maioliche e produzioni di oggetti contemporanei, come le opere di artisti che negli anni hanno partecipato alle edizioni del Concorso di Ceramica Contemporanea, avviato per la prima volta dal Comune di Grottaglie nel 1971.
https://www.facebook.com/MuseodellaCeramica/
DOVE MANGIARE A TARANTO E DINTORNI
Gastronomicamente parlando, Taranto vanta un presidio Slow Food che tutela la sua cozza nera, ricordando una consuetudine antica con la mitilicoltura.
Per assaggiare ricette tradizionali (e non) a base di cozze locali, c’è Core, ristorante non distante dal ponte girevole che serve dei tubetti con le cozze rispettosi della preparazione originale.
A pochi passi dal lungomare, Al Gatto Rosso è un’insegna classica e longeva, con una cucina di mare incentrata sul pescato del giorno, con qualche guizzo creativo.
A Crispiano si raggiunge La Cuccagna giro di vite (è anche b&b), enoteca con cucina legata al territorio e alla tradizione del “fornello”, dall’arrosto misto di salsiccia, bombette, costine di maiale, agnello e fegatini al Capocollo di maiale impanato con insalata di puntarelle. Tra i fornitori c’è anche Michele Varvara, macellaio che è garanzia di qualità.
http://www.ristorantegattorosso.com/
https://www.lacuccagnagirodivite.com/
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