La serie dei dodici grandi arazzi (più uno, Doing God’s Work del 2018) realizzata nel 2019 da Ciriaco Campus è protagonista della mostra appena inaugurata negli spazi di AuditoriumArte, presso il Parco della Musica. L’artista sardo d’adozione romana presenta all’Auditorium il progetto Campus 13/Compound 12, per invitare a riflettere sulle contraddizioni del mondo contemporaneo.
Il progetto – visitabile fino al 21 maggio – è parte del programma della rassegna Libri Come, Festa dei libri e della lettura, che l’Auditorium ospiterà fino al 26 marzo. Poi, dal 31 del mese fino al 2 aprile, sarà la volta dell’annuale appuntamento con il Festival del Verde e del Paesaggio, allestito nei Giardini pensili. Un inizio di primavera ricco di opportunità culturali, quello dell’Auditorium, che invita alla visita, fornendo al contempo l’opportunità di scoprire un quadrante della città limitrofo alle zone centrali, testimonianza del fermento urbanistico del XX secolo e collante di importanti musei. Lo scopriamo per tappe, tra architetture rinascimentali, case popolari, avveniristiche strutture sportive e arte contemporanea.
Livia Montagnoli
TRA FLAMINIO E PARIOLI. ITINERARIO NELL’ARCHITETTURA DEL NOVECENTO
Anello di congiunzione tra i quartieri Flaminio e Parioli, nel quadrante nord di Roma, l’Auditorium si inserisce in un contesto urbanistico maturato a partire dall’inizio del Novecento, e contraddistinto dagli interventi architettonici di grandi personalità del tempo.
Il Villaggio Olimpico, nato per ospitare atleti e addetti ai lavori delle Olimpiadi del 1960, vide la partecipazione degli architetti Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco e Luigi Moretti. Muovendosi tra piazza Jan Palach e piazza Grecia, si apprezza ancora l’omogeneità formale, in coerenza con i principi del Movimento Moderno, del complesso residenziale costruito nell’ansa del Tevere tra la via Flaminia, le pendici di Villa Glori e dei Monti Parioli, riconvertito in edilizia pubblica al termine dell’evento sportivo. All’epoca risale anche lo Stadio Flaminio (chiuso dal 2011 e in stato di avanzato degrado, in lizza per una imminente e costosa riqualificazione), progettato da Pier Luigi Nervi (cui si deve anche il viadotto di Corso Francia) e suo figlio Antonio tra il 1957 e il ’58; di Annibale Vitellozzi è invece il coevo Palazzetto dello Sport. Mentre di poco precedente, con un cantiere che si protrasse dal 1938 al ’51, è il Ponte Flaminio, riconoscibile per le grandi aquile in travertino e i lampioni che scandiscono le arcate: a progettarlo, con l’obiettivo di offrire un ingresso monumentale per l’accesso da nord alla città, fu Armando Brasini, che non distante dall’Auditorium si apprezza anche nelle forme della Basilica del Sacro Cuore di piazza Euclide. Da qui, un percorso nella storia dell’architettura del XX secolo conduce a scoprire il quartiere dei Parioli, che si sviluppò a partire dal 1909 e nel secondo Dopoguerra vide all’opera i più celebri architetti del tempo, alle prese con la progettazione della tipologia edilizia più in voga allora, la palazzina. In via Archimede 185 si riconosce la firma di Ugo Luccichenti, in viale Bruno Buozzi 58 quella di Massimo Castellazzi e la palazzina Girasole di Luigi Moretti, in via Eleonora Duse la Palazzina Salvatelli progettata da Gio Ponti. Riscendendo al Flaminio, verso l’ansa del Tevere, piazza Perin del Vaga è un salto a ritroso nel tempo: nel 1919, il piano regolatore firmato dall’ingegnere Sanjust di Teulada disegna il volto del quartiere. Gli edifici affacciati sulla piazzetta ellittica furono costruiti proprio in quell’anno dall’Istituto Case Popolari, che sviluppò in breve tempo tre isolati a corte con più di trecento unità abitative. Origini condivise con il vicino complesso di Villa Riccio (dall’allora ministro dell’Economia e delle Ferrovie Vincenzo Riccio, fautore del progetto), all’epoca sistemazione abitativa per famiglie appartenenti al ceto medio impiegatizio, oggi comprensorio decisamente ambito, con le sue palazzine circondate da viali alberati.
La passeggiata tra gli interventi urbanistici dell’area non può che concludersi sul Ponte della Musica intitolato ad Armando Trovajoli: realizzato in acciaio e cemento armato, è stato inaugurato nel 2011, sebbene la sua realizzazione fosse già prevista nel piano regolatore del 1929. Il progetto si deve allo studio londinese Buro Happold, con l’ingegnere Davood Liaghat e Kit Powell-Williams Architects.
L’AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA
Progettato da Renzo Piano e inaugurato nel 2002 per dare una nuova casa all’Accademia di Santa Cecilia, il complesso si sviluppa su un’area di 55mila metri quadrati e dal 2021 è intitolato a Ennio Morricone. Focus del progetto, nella continua alternanza tra spazi all’aperto e sale dall’acustica impeccabile (Petrassi, Sinopoli e Santa Cecilia), è la Cavea che funge da piazza d’incontro e teatro estivo. Il grande parco che circonda l’Auditorium si articola nella forma di giardini pensili (intitolati a Claudio Abbado), come una grande promenade semianulare alberata, ricca di vegetazione mediterranea: ulivi, querce, pini, lecci, tigli, aceri, edere. Ma la struttura, nella sua vocazione multidisciplinare, accoglie anche spazi espositivi per mostre temporanee e musei, come l’Aristaios, che custodisce le ceramiche greche della Collezione Sinopoli, o il Museo degli strumenti musicali.
IL MAXXI E LE ARTI DEL XXI SECOLO
Il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo accoglie i visitatori nell’edificio progettato da Zaha Hadid, esempio di rigenerazione urbana sorto nel 2010 sul lotto della ex Caserma Montello tra via Guido Reni e via Luigi Poletti. Diventato polo d’attrazione e di aggregazione per il quartiere, che nelle belle giornate si ritrova nella piazza pedonale intitolata ad Alighiero Boetti, il museo andrà incontro nei prossimi anni a un ambizioso ampliamento, diversificando ulteriormente le sue attività. Attualmente è centro di ricerca su arti e architettura del XXI secolo, e propone una ricca programmazione di mostre ed eventi. Tra quelle in corso, la personale di Bob Dylan (Retrospectum), i focus sull’architettura in relazione all’ingegneria (Technoscape) e all’arte (Architetture a regola d’arte), il progetto su Pier Paolo Pasolini (Tutto è santo. Il corpo politico) condiviso con Palazzo delle Esposizioni e Palazzo Barberini.
LA GRANDE MOSCHEA DI ROMA
La Grande Moschea di Roma (Centro Islamico Culturale d’Italia) è la più grande del suo genere in Europa, e può accogliere fino a 12mila fedeli. Progettata da Paolo Portoghesi con l’architetto iracheno Sami Mousawi, è un punto d’aggregazione e di riferimento in campo religioso e fornisce anche servizi culturali e sociali connessi all’appartenenza alla fede islamica. Nel progettare gli spazi (la realizzazione ha richiesto vent’anni, dal 1984 all’inaugurazione dell’estate ’95, con il finanziamento del re dell’Arabia Saudita Faysal), gli architetti hanno cercato di sintetizzare diverse tradizioni architettoniche e culturali, dalla tipologia persiana alle moschee ottomane, dagli archi intrecciati caratteristici della Spagna medievale alle piccole cupole ispirate al Barocco occidentale di Borromini. Ma Roma è stata omaggiata anche con l’utilizzo di materiali – quali il travertino, il laterizio e il peperino – familiari al contesto architettonico locale e ai colori della città, assecondando il principio dell’“ascolto del luogo” che ha guidato Portoghesi nell’ideazione del progetto. Anche la grande cupola, elemento distintivo delle moschee turche, rimanda al contempo alla maestosità del Pantheon e della Basilica di San Pietro. All’interno, la grande sala di preghiera, con le colonne a tre steli che sorreggono la copertura, evoca una foresta inondata di luce. Le decorazioni, non figurative per prescrizione religiosa, sono legate al mondo vegetale e a calligrafie coraniche.
https://www.centroastalli.it/grande-moschea-di-roma/
IL MUSEO NAZIONALE ETRUSCO DI VILLA GIULIA
Si articola in ciò che resta della villa di piacere estiva di papa Giulio III – costruita tra il 1550 e il 1555 e lodata al tempo come l’ottava meraviglia del mondo – il più importante museo etrusco d’Italia, non distante da Villa Borghese. Alla progettazione della Villa partecipano i più grandi artisti dell’epoca, Jacopo Barozzi da Vignola e Bartolomeo Ammannati, con il contributo di Michelangelo Buonarroti e Giorgio Vasari, mentre l’apparato decorativo fu affidato a Prospero Fontana supportato da un’équipe di artisti, tra cui Pietro Venale da Imola e il giovane Taddeo Zuccari. Musealizzato nel 1889, il complesso preserva la peculiare relazione tra spazi verdi a architettura rinascimentali: chi visita Villa Giulia oggi può ancora apprezzare il Ninfeo accessibile dalla Loggia del giardino centrale e gli affreschi ispirati alle grottesche della Domus Aurea. Creato per raccogliere le antichità pre-romane del Lazio, dell’Etruria meridionale e dell’Umbria, che permettono di approfondire la storia delle civiltà etrusca e falisca, il museo conserva capolavori di fama mondiale, come il Sarcofago degli Sposi, l’Apollo di Veio e i reperti rinvenuti nell’area di Pyrgi. Da aprile a ottobre si visita anche l’allestimento di Villa Poniatowski (ampliamento predisposto nel 2012). C’è tempo fino al 9 luglio per anche la mostra Felice Barnabei “Centum deinde centum”. Alle radici dell’archeologia nazionale, dedicata al fondatore del Museo di Villa Giulia.
LA GALLERIA NAZIONALE D’ARTE MODERNA
Non distante dal Museo Etrusco, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna è ospitata nell’edificio progettato nel 1911 da Cesare Bazzani (in occasione dell’Esposizione Universale di Roma, già ampliato dallo stesso architetto nel 1933, ) e riunisce una collezione di 20mila opere tra dipinti, disegni, sculture e installazioni, dall’Ottocento fino ai giorni nostri, dal Neoclassicismo all’Impressionismo, dal Divisionismo alle Avanguardie storiche dei primi anni del Novecento, dal Futurismo e Surrealismo al più cospicuo nucleo di opere di arte italiana tra gli Anni Venti e Quaranta, dal movimento di Novecento alla cosiddetta Scuola Romana. Ben rappresentate anche Pop Art e Arte Povera, oltre alle più recenti espressioni artistiche. Frequenti sono le mostre temporanee in programma: in corso, fino al 2 maggio, Un presente indicativo a cura di Antonello Tolve, indagine sulla generazione di artisti romani nati negli Anni Sessanta. Il 31 marzo inaugura anche il progetto Food Age. Food as Influencer, che guarda al cibo come oggetto complesso e poliedrico, attraverso l’arte, il design e l’artigianato.
https://lagallerianazionale.com/
LA CASA MUSEO DEI CONIUGI BELLONCI
Aperta al pubblico dalla fine del 2022 in occasione del 120esimo anniversario dalla nascita di Maria Bellonci, la Casa Museo è frutto dell’impegno della Fondazione Maria e Goffredo Bellonci nel valorizzare il collezionismo dei coniugi Bellonci, che nel ’44 aprirono la loro casa a scrittori, artisti, collezionisti e musicisti. Lo spazio divenne un ritrovo per lo scambio di idee, pensieri e riflessioni culturali e proprio dall’amicizia tra la coppia e l’imprenditore Guido Alberti nel 1947 nacque il Premio Strega (che prese il nome dal liquore prodotto dall’azienda dei Bellonci). La collezione Bellonci include diverse opere d’arte e un patrimonio di 24mila libri, tra testi storici, di poesia e narrativa, italiani e stranieri, ma anche opere letterarie teatrali del Novecento, e libri d’arte, che si apprezzano visitando i diversi ambienti della casa, insieme alle opere di artisti come de Pisis, Morandi e Capogrossi.
LA PICCOLA LONDRA
Via Bernardo Celentano è una strada urbana che collega via Flaminia e via Vignola, correndo per poco più di un centinaio di metri. Sul tracciato si affacciano due file di villini dall’aria british, che hanno fatto guadagnare a questo curioso angolo di Roma l’appellativo di Piccola Londra. Si tratta, in realtà, di una sperimentazione urbanistica promossa nei primi anni del Novecento, sotto il sindaco italo-inglese Ernesto Nathan: furono gli architetti Quadrio Pirani e Cerreti, nel 1909, a dare forma al progetto, ispirati dalla ricerca di un modello di edilizia sociale che potesse risultare piacevole alla vista e favorire la condivisione di una vita di quartiere. Flaminio fu il primo quartiere a essere costruito secondo il piano regolatore promosso da Nathan, che impediva alle costruzioni di superare i 24 metri di altezza. In via Celentano, Quadrio – già visto all’opera a San Saba e Testaccio – optò per villette a due piani introdotte da cancelletti in ferro battuto e lampioni in stile vittoriano, con scale in marmo che conducono al portone di ingresso e un cortiletto sul retro, mutuando gli stilemi del Liberty inglese.
DOVE MANGIARE TRA PARIOLI E FLAMINIO, NEI DINTORNI DELL’AUDITORIUM
L’inizio della primavera ci invita a iniziare la nostra ricognizione gastronomica dal gelato: l’indirizzo di riferimento è Neve di Latte, gelateria naturale a pochi passi dal MAXXI, per rinfrescarsi con un sorbetto al mirtillo o indugiare nella golosità di una crema all’uovo.
Non distante, Mostò è una piacevole enoteca con cucina, che apre nel tardo pomeriggio per un aperitivo all’insegna di etichette italiane e straniere selezionate tra piccole produzioni. Fino a tarda sera si beve bene in abbinamento alle coccole di un menu improntato al confort food, tra olive ascolane artigianali, polpette al sugo, formaggi e salumi.
Nel cuore dei Parioli, invece, Ercoli rappresenta la tradizione delle botteghe di gastronomia: la sede storica, nel quartiere Prati, è in attività dal 1928; qui l’insegna è arrivata nel 2017, con apertura all day long e proposte che spaziano dai prodotti da banco ai piatti del giorno. Per i cultori del genere c’è anche il Vermouth bar.
https://www.nevedilatte.it/
https://ercoli1928.com/ercoli-parioli/
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