Nel 723, Pavia salutava l’arrivo delle spoglie di Sant’Agostino in città: fu il re longobardo Liutprando a volerne la traslazione da Cagliari – dov’erano rimaste per quasi tre secoli – alla capitale del regno che amministrava. Da allora, le veneratissime ossa si conservano nella chiesa di San Pietro in Ciel d’oro e nel 2023 la città celebra i 1300 anni dall’avvenimento. Evento di punta è la mostra multimediale, immaginata come un viaggio interattivo, allestita al Castello Visconteo, Sant’Agostino. La luce e l’immagine, che ripercorre la storia e il mito del “Dottore della Grazia” attraverso la fortuna che ha riscontrato nell’arte. È questa una buona occasione per visitare Pavia, città di fondazione romana, poi fiorente capitale del regno longobardo, vivace centro medievale e universitario (dal 1361), città d’arte e di cultura.
I nostri consigli per un itinerario in città e nei dintorni.
Livia Montagnoli
L’ITINERARIO NEL CENTRO DI PAVIA
La visita alla città può iniziare dal famoso Ponte coperto sul Ticino, che collega il centro storico al quartiere di Borgo Ticino (con le case del Borgo Basso e la scultura della Lavandaia). Seppur molto caratteristico, il ponte fu costruito solo nel Dopoguerra, tra il 1949 e il ’51, sul modello dell’antico ponte coperto del XIV secolo, bombardato nel 1944. In centro città ci si muove tra quel che resta dell’urbanistica medievale – le tre torri nei pressi dell’Università –, chiese antiche e complessi monumentali come il Collegio Ghislieri, fondato nella seconda metà del Cinquecento per volere di papa Pio V, su progetto di Pellegrino Tibaldi. Intitolato a Santo Stefano e Santa Maria Assunta – come le antiche cattedrali romaniche che ha sostituito –, il Duomo rinascimentale è la chiesa più imponente della città: al progetto originale contribuì Bramante, con la consulenza di Leonardo, ma il cantiere si protrasse nei secoli, e solo nel XIX si arrivò a completare la cupola (che avrebbe previsto una copertura marmorea, mai realizzata). Celebre è invece la cupola di San Pietro in Ciel d’oro, che dà il nome all’edificio (dove sono conservate le spoglie di Sant’Agostino, cui è dedicata l’arca marmorea trecentesca del presbiterio); tra le chiese da non perdere, la Basilica romanica di San Michele Maggiore, dove fu celebrata l’incoronazione di Federico Barbarossa, con bei capitelli scolpiti, mosaico pavimentale con scene figurate dei Mesi e ricca decorazione in pietra sulla facciata. Su prenotazione si visitano la Cripta di Sant’Eusebio – quel che resta di una basilica del VI secolo, probabilmente utilizzata dai Longobardi, identificata con la cattedrale ariana di Re Rotari – e la Chiesa di San Giovanni Domnarum, costruita per volere della moglie di Rotari, Gundeperga, alla metà del VII secolo. Al suo interno si scopre una cripta affrescata del X secolo. A tutt’altra epoca risale il Cinema Teatro Politeama, realizzato sul luogo di una vecchia osteria su progetto di Piero Portaluppi e inaugurato nel 1927. Per concludere con una visione d’insieme, recatevi in Piazza Vittoria, dove convivono le diverse stratificazioni urbanistiche della città: limitrofa al punto di incontro tra cardo e decumano romani, è circondata da portici trecenteschi, palazzi gotici e rinascimentali.
I MUSEI CIVICI AL CASTELLO VISCONTEO
Edificato da Galeazzo II Visconti a partire dal 1360 e terminato in soli cinque anni, il Castello Visconteo fu raffinata residenza di corte, come testimonia quel che resta dei cicli affrescati con battaglie, scene di caccia e di vita cortese che impreziosivano sale, porticati e logge. In età napoleonica assunse invece funzione difensiva, utilizzato come caserma militare. Il Comune, che ne è diventato proprietario nel corso del XX secolo, dopo accurato restauro, l’ha destinato a ospitare i Musei Civici, un sistema articolato tra Museo Archeologico (con la Sala Longobarda e le sue preziose oreficerie, la ricostruzione dell’area sepolcrale di Casteggio, i vetri di età romana), Museo del Risorgimento, Museo Medievale e Rinascimentale e Museo Robecchi Bricchetti, dedicato all’esploratore pavese. Ma al Castello si visitano anche la Pinacoteca Malaspina – recentemente riallestita, con opere che spaziano dalla Pala Bottigella di Vincenzo Foppa alla Madonna con Bambino di Giovanni Bellini al Ritratto d’uomo di Antonello da Messina – e la Quadreria dell’Ottocento, con opere di Appiani, Landi e Hayez. Fino a dicembre si visita la mostra Sant’Agostino. La luce e l’immagine, allestimento multimediale nella Sala del Rivellino.
https://museicivici.comune.pv.it/
IL BROLETTO E L’ARTE CONTEMPORANEA
Dall’XI al XVI secolo al Broletto, la cui loggia cinquecentesca affaccia su Piazza Grande, si radunavano le assemblee municipali. Negli Anni Duemila lo spazio è stato recuperato per ospitare eventi e mostre. Lo spazio espositivo si articola in due ambienti, accessibili dal cortile del palazzo storico, e nel 2007 qui è nato lo Spazio Arti Contemporanee, che sovente ospita esposizioni di artisti del territorio. Lo Spazio Immagine Design, inaugurato nel 2017, propone eventi votati alla multimedialità e alla sperimentazione delle forme espressive più nuove.
L’ORTO BOTANICO DELL’UNIVERSITÀ DI PAVIA
L’Università di Pavia, primo ateneo fondato in Lombardia, è considerato fra i più antichi del mondo (e vanta, tra i suoi docenti storici, personalità come Alessandro Volta, Ugo Foscolo, Carlo Rubbia). Oggi amministra otto musei universitari, due collezioni e un Orto botanico, anch’esso di antica fondazione e regolarmente aperto al pubblico per le visite (ma solo nel weekend e su prenotazione). L’assetto odierno è frutto degli interventi di fine XVIII secolo, che portarono all’evoluzione di un precedente orto dei semplici: negli Anni Settanta del Settecento, nell’area della chiesa di Sant’Epifanio (abbattuta pochi anni più tardi) e del convento dei Canonici Lateranensi sorsero così gli orti, due arboreti, un laboratorio di chimica e le grandi serre in legno progettate da Giuseppe Piermarini, poi modificate da Leopoldo Pollack. Già nella seconda metà dell’Ottocento, l’Orto – fino ad allora appannaggio degli studenti – apriva le porte alle visite didattiche, con scopo divulgativo. Gli ultimi interventi significativi si devono ai direttori degli Anni Sessanta, che fecero costruire nuove serre e ammodernarono le precedenti, per ospitare specie vegetali dai cinque continenti e dedicare uno spazio alle piante utili e alle varietà mediterranee. Oggi si visitano il roseto, il platano risalente alla fondazione dell’Orto, piantato nel 1778 da Scopoli, la collezione di peperoncini dal mondo, il sistema di serre (ma solo con visita guidata, secondo calendario), il “vigneto proibito” impiantato nel 2021 e persino una coltivazione di tè. È possibile visitare anche la storica biblioteca universitaria (dal 1763), neanche a dirlo una delle più antiche biblioteche pubbliche statali, che fino al 17 giugno mette in mostra i suoi preziosi codici miniati, con un focus sulle miniature in lamina d’oro dai manoscritti dei fondi Aldini Ticinesi e dai Tableaux dorés di Remo Bianco. Suggestivo il colpo d’occhio nel Salone Teresiano, parte del progetto di Giuseppe Piermarini per il palazzo dell’Università, interamente percorso da scaffalature in legno che ospitano 45mila volumi.
https://ortobotanico.unipv.eu/
http://www.bibliotecauniversitariapavia.it/
IL COLLEGIO BORROMEO E I SUOI HORTI
Sede di studi, il Collegio Borromeo, fondato da San Carlo nel 1561, è ospitato in un maestoso palazzo in stile manierista, eretto su progetto di Pellegrino Tibaldi (agli affreschi degli ambienti interni lavorarono Cesare Nebbia e Federico Zuccari). Al Richini, invece, si devono i giardini all’italiana che sorsero in seguito. Una volta al mese (di sabato o domenica) si può accedere gratuitamente alla struttura, per una visita guidata che tocca il cortile d’onore, i loggiati, la cappella, il giardino seicentesco e il salone degli affreschi. Ma dall’autunno 2022 tutti possono godere del parco degli Horti, spazio verde prospiciente il fiume Ticino, riqualificato come spazio pubblico dal Collegio Borromeo (con punto ristoro nell’antica cascina seicentesca). Un parco d’arte a tutti gli effetti, considerando l’esposizione permanente di pitture murali e sculture di artisti contemporanei che si scoprono camminando tra prati, aree boschive e bacini d’acqua. Il merito è della collaborazione con la Fondazione Arnaldo Pomodoro, che ha concesso in comodato d’uso gratuito alcune opere della sua collezione: sculture monumentali di Arnaldo Pomodoro, Nicola Carrino, Gianfranco Pardi, Luigi Mainolfi, Mauro Staccioli e Salvatore Cuschera; mentre alla committenza diretta del Collegio si devono gli interventi di Ivan Tresoldi e David Tremlett.
https://www.collegioborromeo.it/it/almo-collegio-borromeo/visita-il-collegio/
LA CERTOSA DI PAVIA
Si incontra sette chilometri a nord della città l’edificio storico più celebre di Pavia, il monastero della Certosa fondato per volere di Gian Galeazzo Visconti, che all’epoca lo pensò come mausoleo di famiglia. Il progetto fu però completato solo nella seconda metà del Quattrocento, come testimonia il ricco apparato decorativo rinascimentale, dalle sculture marmoree della facciata della chiesa di Santa Maria delle Grazie all’ornamentazione in terracotta dei chiostri. All’interno, nel transetto della chiesa, gli affreschi si devono al Bergognone; in parallelo furono realizzate le vetrate istoriate e il coro ligneo. Mentre seicentesco è il ciclo affrescato nel coro, come pure gran parte delle decorazioni scultoree e pittoriche delle cappelle laterali. In Certosa si visitano anche il Museo propiziato alla fine del XIX secolo da Luca Beltrami e la Gipsoteca che conserva i calchi delle sculture rinascimentali della facciata e dei chiostri, fatti realizzare sempre da Beltrami a scopo didattico e conservativo.
http://www.museo.certosadipavia.beniculturali.it/
CTRL + ALT MUSEUM
Il museo che non ti aspetti, all’interno dell’ex cotonificio Dionigi Ghisio, attivo a Pavia fino agli Anni Settanta, è dedicato alla storia dei computer, e mette insieme un’ampia collezione di software e hardware per esplorare il mondo del “retrocomputing e dell’informatica funzionante”. Il progetto si deve all’associazione comPVter APS e il percorso espone pezzi di “modernariato” tecnologico come il Commodore Pet, l’Apple II o il Quaderno Olivetti, ma anche console, videogiochi e tutto quanto può essere utile a promuovere la cultura della storia della tecnologia. Il museo è visitabile solo su appuntamento.
IL CASTELLO SFORZESCO DI VIGEVANO
Conosciuta per la “cartolina” di Piazza Ducale, Vigevano è una cittadina d’arte che vale il viaggio anche per visitare le scuderie del Castello Sforzesco, spazio museale con molteplici indirizzi. Qui si trovano il Museo Archeologico Nazionale della Lomellina e una collezione che prende le mosse dalla Preistoria per poi seguire le civiltà che si sono susseguite su un territorio da sempre ambito per la sua fertilità. Dunque si spazia dalla cultura di Golasecca ai Celti, per arrivare ai Romani e ai Longobardi, tra corredi funebri, oggetti d’uso quotidiano, manufatti artistici, monete imperiali, cippi funerari. Più curioso è il Museo della Calzatura, intitolato a Pietro Bertolini, che dal 1930 raccolse calzature storiche, documenti e cimeli a tema. Oggi la collezione vanta una pianella rinascimentale appartenuta a Beatrice d’Este, stivali settecenteschi, eleganti calzature in pelle del XIX secolo, scarponi militari della Grande Guerra, scarpe da ballo dei “ruggenti” Anni Venti e molte altre rarità. Nel Maschio del Castello è stato allestito di recente un museo virtuale di Leonardo da Vinci.
https://museilombardia.cultura.gov.it/musei/museo-archeologico-nazionale-della-lomellina/
https://www.museocalzaturavigevano.it/
DOVE MANGIARE A PAVIA E NEI DINTORNI
Prende il nome della piazza su cui affaccia il suo dehors Lino, ristorante d’ambizione che nel giro di pochi anni – con chef Andrea Ribaldone e Federico Sgorbini – ha saputo emergere nel panorama gastronomico cittadino. Si possono scegliere le coccole di una cucina improntata alla sperimentazione, o la proposta più agile del bistrot, che valorizza i prodotti del territorio pavese.
In Via Mascheroni, Infernot è un tempio del vino naturale da tempi non sospetti, enoteca con cucina guidata da Manlio Manganaro.
Fuori città, due indirizzi storici dell’Oltrepò pavese: Selvatico a Rivanazzano, tavola d’hotel a gestione familiare dal 1912, con le ricette della tradizione locale ingentilite dalle donne di casa, che portano avanti l’attività; Roberto a Barbianello, con la sua cucina senza fronzoli, per una buona fetta di salame di Varzi, l’insalata russa della casa, lo stracotto d’asina (chiuso per lavori di ristrutturazione fino a settembre 2023, ma è sempre bene segnare l’indirizzo per future gite gastronomiche).
https://www.ristorantelino.com/
https://infernot.it/
https://albergoselvatico.com/
https://www.ristorantedaroberto.it/
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati