7 architetture moderne e contemporanee per capire Napoli
Tentacolare, stratificata, in perenne divenire: a partire dal Novecento la città di Napoli si è imposta come terreno fertile per generazioni di architetti e artisti. Da Stefania Filo Speziale a Kengo Tange, fino a Siza e Souto de Moura
Da tempo Napoli è tornata in auge nei flussi turistici. Merito delle sue bellezze paesaggistiche, della sua ricca offerta culturale e museale e anche del suo particolareggiato e stratificato patrimonio architettonico. Nel Novecento si è costruito in città di gran lunga in più rispetto ai secoli precedenti messi insieme, con picchi di altissima qualità nel campo sia infrastrutturale che residenziale. Negli Anni Duemila l’architettura contemporanea si è interessata, invece, prevalentemente della realizzazione delle Metropolitane dell’Arte, in quella più vasta cornice del “museo obbligatorio” sostenuto da Achille Bonito Oliva. Ma quali sono le architetture più significative, dagli anni Trenta del Novecento ai giorni nostri, da scoprire in città? Un itinerario in sette imprescindibili tappe, da sfogliare qui di seguito nelle nostre schede.
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1. Palazzo delle Poste (1933-1936)
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2. Grattacielo della Società Cattolica Assicurazioni (1954-1957)
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3. Stazione Fuorigrotta della Cumana (1939-1940)
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4. Facoltà di Ingegneria (1955-1980)
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5. Edificio residenziale (1966-1968) al Rione Alto
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6. Centro Direzionale (1985-1995)
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7. Stazione Municipio della linea 1 della metro (2000-in corso)
A seguito dello sventramento del quartiere San Giuseppe-Corsea, per farne un moderno centro direzionale della città, la prima parte del Rione Carità è edificata negli Anni Trenta del Novecento, a valle di via Toledo. Il Palazzo delle Poste è tra i suoi edifici più significativi, caratterizzandosi per l’equilibrio tra modernità e monumentalità, avulsa da retorica. L’opera, nonostante i numerosi vincoli planimetrici, urbanistici e di propaganda ben si inserisce nel contesto, ricorrendo ad un linguaggio di matrice espressionista di mendelsohniana memoria: profilo curvo a ramo di iperbole della lunga facciata sulla piazza, finestra a nastro all’ultimo piano, pensilina arretrata. Il primo progetto risale al 1928, anno nel quale è indetto un concorso nazionale, cui segue un secondo grado nel 1930. Non viene dichiarato nessun vincitore, ma ai progettisti Vaccaro e Franzi va il secondo premio; due anni dopo, il Ministero della Comunicazione affida loro l’incarico della progettazione esecutiva dell’opera. Il suo profilo elegante è esaltato dall’uso di materiali pregiati come la diorite di Baveno per il basamento e le lastre di marmo di Vallestrona per l’alzato, che presenta contorni netti con i tagli delle bucature che aprono profondi squarci nella massa compatta dell’edificio.
Il Grattacielo della Cattolica è tra le opere più controverse di Napoli e della sua progettista: Stefania Filo Speziale. Edificato nella seconda metà degli Anni Cinquanta, va a completare il Rione Carità sulla direttrice di via Medina. Deputato dalla critica come l’acme della speculazione edilizia dell’era laurina, è stato scelto per ambientare alcune delle scene più emblematiche del film “Le mani sulla città” (1963) di Francesco Rosi, condannando la progettista ad una ingiusta damnatio memoriae. Il progetto, elaborato dallo studio associato Filo Speziale-Chiurazzi-Di Simone, vince nel 1954 l’appalto-concorso bandito dalla Società Cattolica di Assicurazioni di Verona, cui avevano partecipato alcuni tra gli studi più noti della città. La soluzione originaria si differenzia però di gran lunga da quella realizzata. L’intervento della Soprintendenza stravolge il progetto, imponendo la realizzazione di un corpo basso di collegamento e una piastra di raccordo per garantire l’allineamento stradale, mentre l’altezza della torre è portata a 104 metri (quasi più del doppio di quella originaria) per effetto di una interpretazione del Regolamento edilizio del 1935, che consentiva al sindaco di apportare deroghe al limite dell’altezza degli edifici aventi carattere monumentale.
La ferrovia Cumana nasce nel 1889 ed è la prima linea metropolitana di Napoli e in Italia. Ben presto raggiunge il terminale di Torregaveta (frazione di Monte di Procida) collegando la città con la costa e le vicine località termali. In occasione dell’apertura della Mostra d’Oltremare (1940), il fascio di binari che lambiva la zona espositiva viene interrato nel 1938, ad opera dell’ingegnere Luigi Tocchetti e dell’architetto Frediano Frediani. Per facilitare i collegamenti con quest’ultima Frediani realizza la stazione Mostra e quella di Fuorigrotta, così da servire il vicino centro abitato in via d’espansione. Entrambe hanno come modelli compositivi i ruderi romani dei siti percorsi quotidianamente della strada ferrata. Nello specifico lo scalo di Fuorigrotta, collocato nella piccola piazza Colonna, si ispira alle vestigia del tempio di Diana a Baia, che in pianta è proprio un mezzo ottagono. Molto suggestiva la copertura, sorretta da due poderosi archi in cemento armato con inserti in vetrocemento, materiale al tempo d’avanguardia e già utilizzato da Frediani durante la sua collaborazione (1929-1930) con Luigi Cosenza al progetto del mercato ittico. Osservandola dall’esterno ha un profilo ad onda che si aggancia all’edificio compatto e dallo sviluppo prettamente orizzontale.
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Il Politecnico è concepito da Luigi Cosenza nei pressi della Mostra d’Oltremare poiché la zona possedeva vari collegamenti con la città ed era prossima ad installazioni industriali. Il primo modello ispirativo è il chiostro dell’università trecentesca di Cracovia. Questa soluzione è archiviata quando l’area scelta viene deputata ad ospitare invece il nuovo stadio, procedendo con una sua rielaborazione a monte dell’Istituto Motori lungo la via Claudia. In essa scorgiamo un raffinato razionalismo imperniato da istanze mediterranee. Il blocco su viale Augusto presenta quattro corpi di fabbrica collegati ed in continuità, tramite il porticato, con i vicini edifici di case popolari dello stesso Cosenza. Su via Claudia si aprono, invece, sei corpi di fabbrica, di cui il volume più importante è quello verticale rastremato sede degli Istituti. All’edificio si accede tramite l’atrio porticato, che si rapporta col giardino della corte interna fungente da filtro con gli elementi interni, e si caratterizza per le scale in ferro richiamanti quelle aperte dell’architettura napoletana del Settecento.
Il Rione Alto a Napoli è stato edificato tra gli Sessanta e Settanta del Novecento all’interno della circoscrizione Arenella, a ridosso della zona ospedaliera. Un’area in precedenza prettamente agricola interessata da uno degli interventi più speculativi della storia urbana napoletana. Tra i pochi edifici di pregio qui si segnalano quello residenziale sito in via San Giacomo dei Capri progettato da Aldo Loris Rossi, in cui possiamo scorgere riferimenti alle matrici geometriche wrightiane e lecorbusiane. Data l’esiguità del suolo, l’architetto sceglie il triangolo come schema planimetrico, ricorrendo ad una struttura modulare per ricavare più agevolmente alloggi di diverse quadrature. Negli elementi cilindrici cavi, che delimitano la pianta, sono invece collocati i collegamenti verticali e gli impianti. Molto suggestivi e ricchi di valori chiaroscurali, infine, sia gli aggetti su strada, che ricorrono ad una geometria ortogonale, sia quelli concavi e convessi in laterale.
Nel 1975 il Comune approva un progetto di massima per edificare un nuovo polo amministrativo in sostituzione del rione Carità ormai saturo. Il gruppo di lavoro è coordinato da Giulio De Luca, docente presso la facoltà di architettura di Napoli. Dopo il sisma del 1980 la Mededil, proprietaria della maggior parte dei lotti edificabili, affida la verifica urbanistica all’architetto giapponese Kenzo Tange, che già si era occupato dei centri direzionali di Bologna e Roma. Il progetto Tange viene approvato definitivamente nel gennaio 1984, riprendendo molti degli elementi di quello di De Luca tanto che può essere inteso come una sua applicazione. Vi ritroviamo, infatti, la suddivisione tra il traffico pedonale e quello veicolare con quest’ultimo, insieme ai parcheggi, disposti a 5.00 s.l.m ed i collegamenti superficiali invece a 7 m più in alto e strutturato in tre assi longitudinali. Punto di forza è la pedonalizzazione degli spazi pubblici, circondati da porticati e con un sistema di piazze organizzato secondo tre direttrici. Relativamente agli edifici si ricorre alla tipologia a piastra, con altezza di 20-22 m, per le abitazioni ed il terziario, alle torri medie svettanti di 50-70 m per gli uffici e le residenze, alle torri di 90-100 m per gli uffici dirigenziali disposti in quelle diagonali all’ingresso. Le principali opere sono firmate da Capobianco, Pica Ciamarra, Pagliara, Piano, Spadolini.
La stazione Municipio, progettata da Álvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura, è stata inaugurata nel giugno 2015 per quanto concerne la linea 1, mentre risale all’aprile 2022 la liberazione della piazza dalle transenne. Recentemente è stato aperto il tunnel di collegamento tra la stazione e l’area portuale, facilitando i collegamenti soprattutto da parte dei turisti verso il centro cittadino. Nel 2024 sarà completato il raccordo con la linea 6 verso Fuorigrotta. La realizzazione dello scalo è stata particolarmente travagliata, a seguito delle importantissime testimonianze archeologiche emerse durante i lavori, le quali hanno richiesto numerose modifiche in corso d’opera. Ancora in via di completamento il parco archeologico lungo i bastioni aragonesi. L’approccio minimalista degli autori si manifesta nell’utilizzo di finiture in pietra lavica naturale per i pavimenti interni ed esterni, nelle superfici intonacate di bianco che ben si rapportano con le vestigia riemerse. Il progetto finale prevede, in conclusione, la valorizzazione e la conservazione dei reperti ritrovati durante gli scavi archeologici che diventeranno parte integrante dello scalo in un continuum tra passato e presente.
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1. Palazzo delle Poste (1933-1936)
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2. Grattacielo della Società Cattolica Assicurazioni (1954-1957)
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3. Stazione Fuorigrotta della Cumana (1939-1940)
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4. Facoltà di Ingegneria (1955-1980)
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5. Edificio residenziale (1966-1968) al Rione Alto
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6. Centro Direzionale (1985-1995)
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7. Stazione Municipio della linea 1 della metro (2000-in corso)
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Carlo De Cristofaro
Carlo De Cristofaro, architetto-designer, si forma presso le università di Napoli Federico II e di Roma La Sapienza. Dal 2014 al 2020 ha collaborato presso il Dipartimento di Architettura di Napoli (DIARC), come Cultore della materia in Storia dell’Architettura. Dal…