Genova tra XIX e XX secolo. Itinerario tra parchi romantici, ville Liberty, collezionismo illuminato
Approfittando del ricco palinsesto culturale autunnale offerto da Genova, ci muoviamo alla scoperta della città “nata” in Liguria a cavallo tra Ottocento e Novecento, per assecondare le esigenze di modernità. Un percorso tra scenografici giardini, collezioni esotiche e invenzioni architettoniche d’autore
Si apre all’insegna della cultura l’ottobre genovese: appena conclusa la notte bianca delle gallerie d’arte (Genova Start), la città della Lanterna, Capitale Italiana del Libro nel 2023, ospita dal 6 all’8 ottobre il Book Pride (a Palazzo Ducale), fiera dell’editoria indipendente italiana, e, in contemporanea, gli appuntamenti di GenovaJeans, manifestazione che celebra l’origine della cosiddetta tela di Genova, tra talk, mostre, sfilate e performance artistiche. Dal 13 al 15 ottobre sarà poi, nuovamente, la volta dei Rolli Days, con i Palazzi dei Rolli, patrimonio Unesco, oggetto di aperture straordinarie ed eventi speciali. Un’opportunità per visitare il capoluogo ligure, meglio se con la curiosità di scoprire percorsi insoliti, oltre le attrazioni più note. Un filo conduttore decisamente prolifico segue l’evoluzione di Genova avvenuta tra XIX e XX secolo, per permetterne la trasformazione in città moderna. È Carlo Barabino l’architetto fautore della prima rivoluzione urbanistica ottocentesca di Genova. Nominato architetto del Comune nel 1818, manterrà il ruolo fino alla sua scomparsa, nel ’35. Con lui ha impulso la sistemazione degli assi viari del tessuto medievale, la realizzazione di nuovi quartieri in collina oltre le mura cinquecentesche, il piano di sbancamenti che permette la crescita di una città ormai insufficiente a soddisfare le esigenze moderne. Tra i principali meriti, la sistemazione della Spianata dell’Acquasola, l’apertura di via Carlo Felice, la realizzazione del Teatro. Nella seconda metà del secolo, e ancora per tutta la prima metà del Novecento, il volto dei quartieri genovesi continuerà a cambiare, a partire dalla progettazione delle vie Assarotti, Palestro e Caffaro, che collegano al centro i nuovi insediamenti residenziali borghesi sulle colline. Un obiettivo cui sono riconducibili gli ingegnosi sistemi di risalita progettati a cavallo tra i secoli: la Funicolare di Sant’Anna, inaugurata nel 1891 con partenza da piazza Portello, la funicolare Zecca-Righi (1897), l’ascensore pubblico in stile Liberty di Castelletto (1909, sempre da piazza Portello, verso il Belvedere Luigi Montaldo e la Spianata di Castelletto). È in questo contesto che si distingue l’intervento di architetti di fama nazionale come Gino Coppedè e, più tardi, Marcello Piacentini, protagonista dell’ennesimo riassetto urbanistico, negli Anni Trenta del Novecento. Seguendo le loro tracce parte il nostro itinerario nella Genova tra XIX e XX secolo, che poi tocca alcuni dei luoghi e dei musei più significativi per comprendere la temperie culturale dell’epoca, tra parchi storici, revival neogotici, ville Liberty, episodi di collezionismo illuminato. Si conclude con un paio di gite fuoriporta che confermano il fermento edilizio e infrastrutturale che accompagnò la nascita della città moderna.
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Gino Coppedè e il Liberty a Genova
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Marcello Piacentini e la Grande Genova
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Il Cimitero Monumentale di Staglieno
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Il Museo Chiossone di Arti Orientali e il Parco di Villetta Di Negro
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Il Museo delle Culture del Mondo al Castello D’Albertis
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I Musei di Nervi, tra ville d’epoca e collezionismo
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Mei, il Museo dell’emigrazione italiana
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L a passeggiata su Corso Italia , tra Art Déco e razionalismo, verso Boccadasse
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Il trenino storico di Genova Casella
In via Piaggio si concentrano, all’inizio del XIX secolo, molti degli interventi residenziali riconducibili allo stile Liberty. Per volontà di Erasmo Piaggio, la zona viene destinata infatti alla costruzione di “villini eleganti”, tra cui la Villa Maria Cerruti firmata da Gino Coppedè (1866 – 1927), o il Castello di Bruzzo, anch’esso residenza privata esemplata però sul modello di castello tipico del gusto dell’epoca, realizzata nel 1904 da Coppedè per Pietro Micheli, con la caratteristica torre merlata, i saloni affrescati e un parco in stile romantico, con percorsi tra finte grotte e rupi scoscese. Nelle vicinanze, Coppedè era già intervenuto con villa Dellepiane, villa Canepa e il villino Cogliolo. All’architetto fiorentino si deve anche Palazzo Pastorino (1906) in via XX settembre, l’adiacente Palazzo Zuccarino, il Grand Hotel Miramare dirimpetto alla Stazione Marittima, Villa Canali-Gaslini su Corso Italia. Con il fratello Adolfo, porta a termine l’opera più eclettica della città, nella zona di Manin: il Castello MacKenzie viene realizzato per l’omonimo assicuratore scozzese, in un fiorire di merlature, elementi in ferro battuto, giochi di scale.
Tra gli edifici legati al periodo Liberty, anche il Mercato del Carmine (1921), oggi nuovamente chiuso dopo la ristrutturazione che l’aveva riaperto come polo gastronomico negli ultimi anni, denuncia la tipica costruzione in ferro e vetro.
Anche a Genova, tra gli Anni Venti e Trenta del Novecento, il fascismo porta con sé importanti interventi di edilizia pubblica, che favoriscono la realizzazione del progetto Grande Genova, per l’unificazione amministrativa di tutti i Comuni circostanti il centro cittadino. Marcello Piacentini (Roma, 1881 – 1960) è nominato consulente del Piano Regolatore del 1930, che si concretizza innanzitutto nella realizzazione di piazza della Vittoria – la più grande piazza della città, completata tra il 1922 e il ’38 – con l’omonimo Arco, gli edifici in marmo travertino, la scalinata delle Caravelle. Intorno a piazza Dante si concentrano altri interventi razionalisti, che culminano nella Torre Piacentini, grattacielo progettato dall’architetto con l’ingegner Angelo Invernizzi, e inaugurato nel 1940 (uno dei primi in Europa alto più di 100 metri, con struttura in cemento armato e arredi interni del designer Tomaso Buzzi).
Aperto nel 1851, il Cimitero Monumentale di Staglieno rispondeva a un’idea progettuale votata a sorprendere, attraverso un impianto architettonico scenografico amplificato dall’interazione con il paesaggio. Un approccio delineato da Carlo Barabino, cui si deve in gran parte il volto della Genova ottocentesca, però realizzato dal suo allievo Giovanni Battista Resasco, cui fu affidato il lavoro dopo la scomparsa del maestro. La monumentalità del complesso fu garantita dalla sequenza di porticati culminanti nell’imponente cupola del Pantheon, inserito in un contesto naturale rigoglioso, a dominare la collina di Staglieno, non molto distante dal centro cittadino, dove sarebbero sorti diversi monumenti e cappelle da scoprire tra la vegetazione. Il cimitero genovese coniugava così la tipologia del cimitero architettonico neoclassico, di tradizione mediterranea, e quello di tipo naturalistico, caratteristico dell’area nordeuropea e anglosassone. Un modello inedito e particolarmente apprezzato, che sarebbe stata copiato altrove.
La necessità di ampliare la struttura, a cavallo tra XIX e XX secolo, determinò la realizzazione di nuove architetture in stile Liberty e Decò, che oggi rendono una passeggiata tra viali porticati del cimitero una tappa molto utile a scoprire la storia della città moderna. Tanto più che, nel corso della visita, è possibile seguire gli itinerari tematici sviluppati recentemente dal Comune: dal Realismo borghese al Liberty, per seguire l’evoluzione del gusto stilistico della borghesia genovese; una storia al femminile visitando le tombe delle donne celebri sepolte a Staglieno; il percorso delle “mille culture”, per la compresenza del cimitero degli inglesi, ortodosso ed ebraico, accanto a quello cattolico. Tra le tombe di personaggi illustri, Giuseppe Mazzini e Fabrizio De André.
Il Museo Edoardo Chiossone di Genova, tra i più importanti istituti di conservazione e valorizzazione di Arte Orientale in Italia, ha riaperto le porte al pubblico – dopo un cantiere di ristrutturazione protrattosi per quasi due anni – all’inizio dell’estate 2023, per la prima volta consentendo ai visitatori di affacciarsi sulla terrazza panoramica che guarda la città. La collezione raccolta dall’artista e incisore genovese Edoardo Chiossone durante il lungo periodo trascorso in Giappone alla fine del XIX secolo – tra le personalità cui si deve il fermento del collezionismo d’arte a Genova, a cavallo tra Ottocento e Novecento – è infatti conservata negli spazi della Villetta Di Negro, architettura razionalista che nel 1953 l’architetto Mario Labò ripensò all’interno del parco storico arroccato nel quartiere Castelletto (e che dal 1971 ospita il museo). Fu Gian Carlo Di Negro, all’inizio dell’Ottocento, a realizzare il parco nell’area in cui anticamente sorgeva il baluardo di Santa Caterina, in posizione sopraelevata e scenografica sul centro della città. Secondo l’estetica del tempo, accostò a una collezione botanica di piante rare ed esotiche reperti di antichità classica, e busti di genovesi illustri. Presto il parco passò di mano all’amministrazione cittadina, che nella seconda metà del XIX lo arricchì con grotte artificiali e una cascata che oggi costituisce l’attrazione più visitata.
I Musei di Nervi costituiscono un polo composito che focalizza l’attenzione su XIX e XX secolo. Questo non solo per l’arco temporale di realizzazione delle opere conservate presso la Galleria d’Arte Moderna di Villa Saluzzo Serra, ma anche per il contesto architettonico e paesaggistico in cui trovano spazio i diversi musei della rete, tra storici parchi pubblici e dimore d’epoca, come Villa Grimaldi Fassio (acquisita nel 1979 dagli armatori Fassio Lomellini, circondata da un parco all’inglese) e Villa Luxoro, costruita all’inizio del Novecento dai fratelli omonimi, dunque esempio della tipica abitazione borghese del tempo, circondata da un grande parco con essenze mediterranee e piante esotiche. Torna poi, ancora una volta, lo slancio garantito dal collezionismo all’offerta culturale della città: le Raccolte Frugone riuniscono tele, marmi e bronzi collezionati dagli imprenditori Lazzaro e Luigi Frugone, spaccato della Belle Epoque che trova il suo apice in tre opere di Giovanni Boldini, tra cui il celebre ritratto di Miss Bell (1903); la Wolfsoniana è invece frutto del collezionismo del filantropo statunitense Mitchell “Micky” Wolfson Jr., che nel 2007 ha donato a Genova la sua ricca raccolta sulle arti decorative e di propaganda del periodo 1880-1945. Un’importante testimonianza anche sul gusto per l’esotismo diffusosi in Italia nel corso del XIX secolo. Mentre il Museo Giannettino Luxoro, che chiude il cerchio, consente di scoprire gli arredi d’epoca e le raccolte d’arte dei Luxoro.
Alla Commenda di San Giovanni di Prè, da poco più di un anno, si visita il Museo dell’Emigrazione Italiana, che ripercorre la storia delle migrazioni italiane all’ombra del porto della Lanterna, in passato punto di partenza per tanti viaggi della speranza. È dunque all’inizio del Novecento che riportano gli oltre 200 racconti di emigrazione raccolti nel museo, con cui i visitatori possono interagire, grazie a oltre 1.300 immagini d’archivio accessibili tramite 70 postazioni multimediali e 25 proiettori laser. Un grande contributo alla nascita del MEI – che gemma dall’esperienza del Mu.Ma – Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni – viene poi dall’archivio del Centro Internazionale Studi Emigrazione Italiana, che ha già raccolto online i documenti di viaggio di oltre 5 milioni di emigrati italiani. Lungo il percorso è anche possibile “sedersi” con le videoproiezioni 3D di alcuni migranti d’inizio ‘900, come Francesco Sivori, nonno dell’attuale Papa, in procinto di partire per l’Argentina.
I lavori per l’apertura di Corso Italia iniziarono all’inizio del Novecento, dove c’erano terrazzamenti coltivati e giardini, a picco sul mare. Con la realizzazione dell’elegante promenade, la città si dotava di un lungomare di collegamento con il borgo di pescatori di Boccadasse (oggi raggiungibile anche con la ciclabile che parte da Piazza De Ferrari). Lungo la passeggiata, che si sviluppa per 2 chilometri e mezzo, si incontrano edifici antichi (come la superstite Abbazia di San Giuliano) e costruzioni novecentesche, dagli storici Bagni Lido alle palazzine Art Déco, tra cui la villa Canali-Gaslini, opera dell’architetto Gino Coppedè, ai palazzi razionalisti progettati da Luigi Carlo Daneri.
Si raggiunge Pegli (anche con Navebus in partenza dal Porto Antico) per visitare uno dei più celebrati esempi – in Italia e in Europa – di giardino storico di gusto romantico. Il Parco Durazzo Pallavicini fu realizzato tra il 1840 e il 1846, su progetto dell’architetto Michele Canzio, per volere del marchese Ignazio Alessandro Pallavicini: esteso su otto ettari di collina, fu strutturato come un racconto teatrale con declinazioni esoteriche-massoniche e finalità meditative. Il percorso di visita è dunque articolato in prologo, antefatto, tre atti, ognuno composto da quattro scene caratterizzate da laghi, torrentelli, cascate, edifici da giardino, arredi, piante rare, scorci visivi e inganni scenografici. Dal Viale Gotico al Lago Vecchio, alla Capanna Svizzera, all’Inferno dantesco, ai Giardini di Flora, ogni ambiente suscita sentimenti forti, di meraviglia, inquietudine, malinconia. Per avviarsi verso l’Esodo, animato da giochi d’acqua. Sotto il profilo botanico, il parco ospita alberi secolari, una collezione di camelie rare, fiori acquatici. Il Parco si visita fino al primo novembre (anche con tour guidato, della durata di 3 ore e mezza).
Assicura un tuffo nel passato un viaggio a bordo dei vagoni del trenino di Casella, sulla linea ferroviaria progettata nel 1907 per collegare il centro di Genova con l’entroterra arroccato sul crinale appenninico. La costruzione della linea iniziò solo dopo la Prima guerra mondiale, nel 1921: per realizzare i 25 chilometri di binari a scartamento ridotto, tra Valle Scrivia e Val Polcevera, furono necessarie grandi opere di sbancamento, e costruzioni di ponti e gallerie. Nel 1929 la linea fu inaugurata, incentivando la diffusione di un nuovo concetto di villeggiatura come fuga dalla città, a beneficio della borghesia genovese. Il restauro dei binari e delle vetture consente oggi di viaggiare a bordo delle carrozze storiche, a una velocità massina di 30 chilometri orari, affrontando anche pendenze al 45 per mille. La linea, come si deduce, è straordinariamente panoramica, e nei primi 6 chilometri si mantiene in vista del mare. Dalle diverse stazioni partono sentieri trekking alla scoperta di forti e rifugi di montagna.
Il Museo Chiossone di Arti Orientali e il Parco di Villetta Di Negro
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Il Museo delle Culture del Mondo al Castello D’Albertis
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I Musei di Nervi, tra ville d’epoca e collezionismo
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Mei, il Museo dell’emigrazione italiana
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L a passeggiata su Corso Italia , tra Art Déco e razionalismo, verso Boccadasse
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Il trenino storico di Genova Casella
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