Visitare Malta in autunno. L’isola di Gozo tra dolmen, musei e cupole giganti
L’entroterra di Gozo, l'isola sorella di Malta, si presta a un itinerario perfetto per la stagione autunnale. E tra una cittadella fortificata e antiche strutture megalitiche si scopre persino una “copia” della veneziana Santa Maria della Salute
Fino al 1897 è stata Rabat, oggi tutti la conoscono come Victoria (il nome cambiò in onore della Regina Vittoria, quando Malta era colonia britannica). La città principale di Gozo, la seconda isola per estensione dell’arcipelago maltese – a nord-est della destinazione principale che ospita la capitale Valletta – ha mantenuto intatta, però, la sua identità. E oggi è un’ottima attrattiva per chi decide di visitare Malta in autunno. L’approccio all’isola di Gozo, infatti, non può che iniziare dal porto di attracco di Mgarr, ex villaggio di pescatori facilmente riconoscibile per il campanile in stile neogotico della Cappella di Lourdes, che svetta alle spalle del porto. Ma, sebbene l’isola sia molto conosciuta per le sue coste selvagge (per apprezzarle è consigliabile salire alla grotta Fougasse o raggiungere le scogliere dov’era un tempo l’Azure Window, e ancora, con una breve passeggiata, le scogliere di Xlendi), portarsi verso l’entroterra, alla volta dell’antica Rabat, offre l’opportunità di scoprire le radici culturali dell’arcipelago. Cominciando dall’attrazione principale della Cittadella, conosciuta anche come Gran Castello (Il-Kastell, un tempo acropoli e primo insediamento sull’isola, conosciuto come Gaulos), che riunisce, cinta da mura di fortificazione, i monumenti più significativi della città, dalla Cattedrale dell’Assunta alle vecchie prigioni.
I musei della Cittadella di Gozo
Qui, dopo un attento restauro terminato nel 2016, l’amministrazione locale ha deciso di concentrare l’offerta museale dell’isola. La stessa visita alla Cattedrale, sorta sulle fondamenta di un tempio di epoca romana dedicato a Giunone, non può dirsi completa senza un passaggio nel museo che custodisce, tra gli altri reperti, i capitelli originali del tempio romano, risalenti al I secolo a.C. La chiesa odierna è frutto di numerosi rimaneggiamenti, ricostruita dai Normanni nel XIII secolo, poi saccheggiata dagli Ottomani alla metà del Cinquecento, e gravemente danneggiata dal terremoto del 1693; dunque demolita e ricostruita ancora, in stile tardo barocco, su progetto di Antonio Gafà (progettista pure della Cattedrale di San Paolo a Mdina, non a caso simile per forme e stile). All’interno, si apprezza il soffitto dipinto in trompe l’oeil, che finge l’esistenza di una cupola. Ma è nell’adiacente Museo della Cattedrale che si concentrano opere e oggetti devozionali che aiutano a ripercorrere la fortuna di Gozo attraverso il pregio delle committenze che si sono succedute sull’isola nei secoli. La Pinacoteca riunisce statue e dipinti, provenienti principalmente dall’edificio precedente l’attuale, e alcune pale d’altare provenienti da cappelle di campagna. C’è spazio poi per diversi oggetti e arredi appartenuti al clero e ai vescovi gozitani, come la carrozza vescovile, realizzata su commissione a Londra nel 1860, un baldacchino con arazzi fiamminghi, un tabernacolo, un altare in pietra locale, mitre e vesti vescovili, e un’esposizione di ceramiche locali; ma anche una preziosa collezione d’argenteria. Poco distante, il Museo Archeologico di Gozo è stato allestito all’interno di Casa Bondi, e spazia dai reperti dei primi insediamenti rinvenuti sull’isola (con molte testimonianze dal tempio di Ggantija) a oggetti del periodo fenicio, punico e romano, in parte legati ai nubifragi delle navi che solcavano il Mediterraneo. Poi la storia prosegue attraverso le diverse dominazioni che hanno fatto la storia dell’arcipelago, fino ad arrivare ai Cavalieri di Malta. E, ancora nella cittadella, dove un tempo stava una locanda popolare, alle spalle delle prigioni, si visita il Museo di Scienze Naturali, che aiuta a scoprire come si è formato l’arcipelago maltese. L’ex Museo del Folclore, oggi Casa Storica del Gran Castello, offre invece uno spaccato della tradizione e dell’artigianato di Gozo, aiutando a ricostruire un passato votato all’agricoltura e alla carpenteria, senza dimenticare la pesca, cui si legano alcune produzioni tipiche, come le nasse di vimini intrecciate. Si passa, poi, alla visita delle strutture funzionali della Cittadella: oltre alle prigioni, i bastioni difensivi, i vecchi silos del grano, la polveriera, e alcuni ambienti utilizzati come rifugio antiaereo nella Seconda Guerra Mondiale.
Usciti dalla Cittadella, nel nucleo storico si incontra la Basilica di San Giorgio, realizzata poco prima del grande terremoto del 1693, e poi ricostruita, con rifacimenti che si sono succeduti fino agli inizi del Novecento. All’interno, in un ambiente barocco, sono conservate due opere di Mattia Preti, la pala d’altare raffigurante San Giorgio con il drago e un dipinto per una cappella laterale, con lo Spirito Santo.
Tra i monumenti più curiosi dell’isola di Gozo
Sull’isola si visitano anche i Templi di Ggantija (località Xaghra, dove scoprire anche la Roccia di Sansuna, antico megalite, in origine parte di una dolmen dell’Età del Bronzo), sito patrimonio Unesco dal 1980, più antico di Stonehenge, con strutture in pietra realizzate tra il 3600 e il 3200 a.C., utilizzate fino a circa il 2500 a.C. Ma se i templi dei “giganti”, con l’annesso museo, costituiscono un’attrazione molto visitata da chi si muove alla scoperta di Gozo, un’esplorazione più approfondita conduce verso angoli più insoliti dell’isola. Come la Batteria di St Antony, presso il villaggio di Qala, raggiungibile solo a piedi. Si tratta di un avamposto militare di forma semi esagonale costruito in pietra attorno al 1730 con vista sullo stretto di mare che separa Gozo da Comino da cui i Cavalieri di San Giovanni difendevano le isole. Rimasto per molto tempo abbandonato, ha subìto in tempi recenti un importante restauro ed è tutt’oggi considerato un patrimonio architettonico unico nell’Arcipelago.
Tra i monumenti più curiosi, specialmente per chi ha negli occhi l’architettura sacra italiana di ispirazione palladiana, merita una menzione la cosiddetta Rotunda di Xexkija, villaggio non molto distante da Rabat, oggi dominato dalla grande cupola della chiesa di San Giovanni Battista, completata solo nel 1978. La peculiarità? Il modello di riferimento per i progettisti (il nome di riferimento è quello di Joseph d’Amato) è stata la chiesa di Santa Maria della Salute di Venezia, sebbene le costruzioni siano separate da diversi secoli. Per fare le cose in grande si è scelto di realizzare la terza cupola autoportante più grande del mondo, a 75 di altezza: più grandi sono solo la cupola di San Pietro in Vaticano e quella di St. Paul a Londra. Sulla cupola si sale con ascensore panoramico, godendo di una vista che spazia fino a Rabat; nel museo della chiesa, invece, sono conservati dipinti, sculture e reliquie provenienti dalla struttura precedente alla ricostruzione (smantellata e ricostruita in un angolo della nuova chiesa).
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