La storia vera e letteraria dell’Isola di Montecristo che riapre eccezionalmente al pubblico
Solo 23 date, nell’arco del 2024, e a numero contingentato. Meno di duemila persone riusciranno a visitare, nei prossimi mesi, l’isola dell’Arcipelago Toscano resa celebre da un romanzo di Dumas. Che è un’incredibile riserva di biodiversità
Dell’Arcipelago Toscano – che comprende le più turistiche Elba e Giglio – Montecristo è la quarta isola in ordine di grandezza, con una superficie di poco più di 10 chilometri quadrati. Ed è anche la più lontana dalla costa continentale, da cui dista circa 63 chilometri, porzione più a sud della provincia di Livorno. Non è difficile, dunque, immaginarne il ruolo essenziale per la tutela della biodiversità dell’arcipelago stesso, e del Mar Tirreno in senso più ampio. Per questo, la fruizione dell’isola è sempre stata contingentata, e sottoposta al rispetto di specifiche regole di comportamento (dal divieto di balneazione all’accesso negato agli animali domestici, al divieto di prelevare specie vegetali), di cui è diretto responsabile il Reparto Carabinieri per la Biodiversità di Follonica. Se non bastasse, nel perimetro del Parco Nazionale Arcipelago Toscano, Montecristo fu riconosciuta Riserva Naturale nel 1971, mentre dall’88 vanta anche il titolo di Riserva Naturale Biogenetica diplomata dal Consiglio d’Europa.
La storia dell’Isola di Montecristo. Dai monaci a Dumas
Oggi disabitata e priva di ogni servizio, l’isola – che deve il suo nome al toponimo medievale Monte Christi, all’epoca dovuto alla presenza del Monastero di San Mamiliano – è stata in passato fiorente centro monastico (fino al XVI secolo), poi a lungo abbandonata, fino a quando Napoleone Bonaparte vi fece insediare un presidio militare, nel 1814. Nel XIX secolo furono diversi i tentativi di colonizzarla, ma ad avere la meglio fu lo scozzese George Watson Taylor, che nel 1852 acquistò Montecristo per 50mila lire, realizzando giardini terrazzati e importando specie esotiche: un’attitudine che gli valse il soprannome di Conte di Montecristo, ma non impedì la devastazione dell’isola, pochi anni più tardi, a opera di alcuni facinorosi che gli erano ostili. Nel 1869 lo Stato Italiano avrebbe riacquistato Montecristo dal “conte”, per insediarvi una colonia penale agricola (non dissimile l’idea all’origine della vicina Casa di reclusione di Gorgona, tutt’ora operativa), dal 1874 al 1884. Nel 1896, invece, l’isola fu meta del viaggio di nozze tra il principe Vittorio Emanuele ed Elena del Montenegro: pochi anni più tardi sarebbe diventata riserva di caccia esclusiva dei Savoia. Ma certo la vicenda che ne consacrò la fama ai posteri è frutto di un’invenzione letteraria: nel 1844, Alexandre Dumas dava inizio alla pubblicazione a puntate del romanzo Il Conte di Montecristo; ispirato parzialmente a fatti reali, il libro derivò il titolo dal leggendario tesoro dei monaci di San Mamiliano, che all’epoca si riteneva fosse nascosto sull’isola, rintracciato – nell’immaginazione di Dumas – dal fuggiasco Edmond Dantés. Il romanzo fu premiato da una grande fama, e così l’isola di Montecristo.
Visitare l’Isola di Montecristo
Nella realtà dei fatti, nel secondo Dopoguerra una serie di sciagurate concessioni demaniali rischiarono di compromettere l’ecosistema dell’isola, fino al riconoscimento di Riserva Naturale sancito nel 1971, per sottrarla alla speculazione.
Oggi, quindi, accedere a Montecristo è una fortuna che spetta a un ristretto numero di visitatori ogni anno. Le prenotazioni per il 2024, tramite procedura online e secondo un calendario di date già definite, aprono il 27 gennaio, sul sito del Parco nazionale Arcipelago Toscano. A partire dal 17 marzo, sono 23 le giornate utili, con partenza e ritorno a Piombino (fatta eccezione per due date, a Porto Santo Stefano). Ogni data garantirà l’accesso a 75 persone, al costo di 130 euro ciascuno (per guida e trasporti marittimi), con divieto di accesso ai minori di 12 anni. L’isola si potrà esplorare attraverso un trekking lungo i sentieri tracciati, secondo percorsi di difficoltà diverse. Ma sempre con l’abbigliamento adeguato a condurre in sicurezza l’escursione, pena esclusione dal gruppo.
Livia Montagnoli
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