Un gioco che unisca un mistero da risolvere alla riscoperta della storia dell’industria italiana, il tutto immersi nel profumo del caffè: è un’esperienza non comune quella che il MUMAC – Museo della Macchina per Caffè di Cimbali Group a Binasco, nel milanese, inaugura nel 2024. La Mumac Coffee Escape trascinerà per la prima volta dei piccoli gruppi in una riscoperta della più estesa e rilevante collezione di macchine per caffè al mondo, ma anche della bevanda stessa, simbolo della “vita all’italiana”. Permettendo allo stesso tempo a un nuovo pubblico di (ri)scoprire un gioiellino di museo d’impresa.
Il MUMAC – Museo della Macchina per Caffè di Cimbali Group
“La storia al centro dell’Escape Room è quella di una ladra, ingaggiata da un misterioso committente per impossessarsi di una macchina della collezione“, racconta la manager della MUMAC Academy Silvia Vercellati. “Due sono le proposte, pensate per gruppi di massimo sette persone l’uno, di lunghezza e difficoltà diverse: la prima è “Mistery”, che dura un’ora e porta i partecipanti dentro il museo per raccogliere gli indizi lungo le sette sale. Scopo del gioco è scoprire quale macchina sia in pericolo e quando avverrà il furto, così da sventarlo. La seconda, chiamata “Investigation”, è invece di due ore e comprende anche gli spazi della Mumac Academy (Training Centre e Sensory Room), e porta i giocatori a scoprire non solo l’obiettivo del furto ma anche l’identità del mandante“. A ogni squadra verrà dato un libretto con le istruzioni pieno di quiz, indovinelli e giochi le cui risposte andranno raccolte in una web app apposita.
La prima data dell’esperienza – creata con Play The City, e presto anche in lingua inglese – è fissata al 16 marzo (nel weekend o venerdì sera, il prezzo è di 160/ 230 euro a gruppo). Il pubblico ideale è quello delle aziende, in ottica di team building, ma il museo guarda anche agli appassionati di caffè e a chiunque voglia passare qualche ora a scoprire i tesori di un museo appena fuori porta: “Vogliamo ampliare il nostro raggio d’azione, e con questa esperienza ci rivolgiamo ai coffee lover ma anche a un nuovo pubblico“, racconta la direttrice del MUMAC Barbara Foglia. “È un modo per approcciarsi alla cultura del caffè con piglio divertente e avvincente, senza dimenticare un fattore propriamente educativo“.
MUMAC: un gioiello di museo d’impresa
E da imparare, dopotutto, c’è molto: il MUMAC del Cimbali Group – che include i brand LaCimbali, Faema, Casadio, Emerson e Slayer, ed è leader globale per le macchine tradizionali – racconta la storia di un intero settore del Made in Italy e di un amore secolare, quello degli italiani (e non solo) per il caffè. Dalle prime macchine a vapore liberty e razionaliste – operate da un macchinista e potenzialmente letali – si arriva fino a quelle innovative degli anni Cinquanta, operate dal banconista, seguendo l’evoluzione del caffè da mistura nera e bollente a deliziosa crema (complice la nuova Saturno di Faema e Gaggia). E poi i pezzi di grande design, con interventi di Ponti, Munari, Mari e Castiglioni (sua l’unica macchina per caffè Compasso d’oro, la Pitagora), fino a Sottsass. E poi ancora si vede il passaggio all’elettronica, fino a raggiungere il cuore del museo: una Cimbali 100, in versione esplosa, che permette di ammirare da dentro la complessa tecnologia dietro una comune tazzina di espresso. Infine, al piano di sopra, sarà finalmente accessibile con l’Escape Room il secondo cuore della sede, l’Academy, dove comprendere aspetti più tecnici, dalla grammatura della bevanda alla formula di estrazione. E dove scoprire, con mano, il chicco ancora verde del caffè (con un’attenzione del gruppo anche in ottica di sostenibilità).
Una lunga storia d’impresa – entrata, per il decimo anniversario del museo, nel coffee book Senso Espresso, già inserito nell’index Adi -, ma anche di rapporti con il territorio e la cultura nostrani: il Cimbali Group, oltre a supportare il Giro d’Italia assecondando l’eredità storica di Faema, vanta con il suo museo anche uno dei due luoghi extra-milanesi (insieme a Malpensa) deputati alla proiezione della Prima della Scala: “Un evento“, ricorda la direttrice, “che fa sempre il tutto esaurito“.
Giulia Giaume
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