City Escape, un nuovo modo per visitare le città d’arte divertendosi
Il fondatore della startup Garipalli, Luca De Bellis, ci racconta il progetto “City Escape”, una nuova esperienza che, sul modello delle escape-room, si propone di lanciare un turismo culturale che unisca intrattenimento e apprendimento
Inclusione, partecipazione e coinvolgimento sono da qualche anno le parole chiave per innovare il mondo dell’arte e della cultura. Oggi incontriamo Luca De Bellis, founder della startup Garipalli, che propone esperienze per rendere la cultura un’esperienza di intrattenimento e di scoperta. Tra i servizi offerti da Garipalli vi sono le City Escape: sul modello delle escape-room i giocatori dovranno risolvere un enigma utilizzando degli indizi che troveranno, invece che all’interno di una stanza, sparsi per città come Roma, Firenze, Milano, Napoli e Venezia, ma anche Lucca, Padova, Mantova e Ravenna.
Abbiamo intervistato Luca De Bellis per scoprire come è nata l’idea e quali sono i suoi obiettivi futuri.
Raccontaci come è nato il progetto.
L’idea nasce nel 2017, quando realizzo che la visita in una grande città non viene percepita come un’esperienza unica, arricchente e memorabile ma come un frammento scomposto rappresentato da una galleria di selfie pronti per essere postati sui social.Le cause di questa mancanza di una storia unica da raccontare e da assorbire sono prevalentemente tre secondo noi: i singoli luoghi d’interesse non sono in grado di fare sistema e raccontarsi in modo coerente e coeso; le città turistiche usano linguaggi obsoleti non adatti alle nuove generazioni; la digitalizzazione del turismo e della cultura in Italia non è adeguata ai canoni degli Anni Venti del XXI secolo. Digitalizzare senza reinterpretare e ripensare l’esperienza di consumo, non serve a nulla. La digitalizzazione va sempre affiancata a contenuti pertinenti. Garipalli nasce per risolvere questo problema. Abbiamo sviluppato un nuovo modello di engagement attraverso le City Escape che, come le escape-room, rappresentano delle esperienze interattive e itineranti che raccolgono più luoghi d’interesse e li raccontano usando la gamification e lo storytelling.Così facendo riusciamo a raggiungere un pubblico giovane, parlare la sua lingua e raccontargli le città in modo efficace.
Quali sono le competenze del team fondatore dell’iniziativa?
Il progetto per passare da idea a prodotto sul mercato aveva bisogno di competenze che andavano ben oltre le mie competenze in ambito marketing.
Una volta rientrato in Italia dalla Corea del Sud ho formato un team di quattro persone, diventate successivamente miei soci e colleghi. Carlo Knol, Direttore dello Sviluppo che si occupa di identificare e valorizzare le storie e i patrimoni che vogliamo raccontare.
Simone Mazzenga, CTO che si occupa dello sviluppo IT e Simone Radaelli, Direttore Creativo che si occupa degli aspetti creativi di storytelling e gamification.
Qual è la vision e la mission di Garipalli?
La visione di Garipalli è quella di diventare leader europeo dell’intrattenimento turistico e culturale. La sua missione è quella di sviluppare nuovi format di intrattenimento culturali per impattare positivamente giovani e turisti. Per fare tutto questo abbiamo scelto le City Escape come primo format: esperienze interattive che impiegano il gioco e lo storytelling per immergere i giovani nelle storie che un luogo ha da offrire.
Descrivi come funziona Garipalli
Abbiamo sviluppato una piattaforma che propone prodotti, esperienze e strumenti innovativi per rendere la cultura un’esperienza di intrattenimento e di scoperta partecipativa, condivisibile e integrata. Identifichiamo nuovi luoghi di interesse culturale e turistico come borghi storici, città d’arte e in alcuni casi anche musei o siti UNESCO che abbiano due caratteristiche: un potenziale culturale inespresso e un potenziale commerciale.
Qual è il vostro sogno nel cassetto?
Il nostro sogno è quello di scalare a livello europeo, consolidare il modello e impattare positivamente con la cultura quanti più giovani possibili, cambiando la percezione che le nuove generazioni hanno verso di essa. L’obiettivo è superare le cento City Escape nei prossimi tre anni e sviluppare parallelamente nuovi format di intrattenimento culturale.
Quali sono stati (e quali sono) i problemi maggiori che avete riscontrato nell’avviare una startup nel mondo dell’arte e della cultura?
I problemi con cui abbiamo a che fare costantemente sono due. Il primo è l’inadeguatezza delle risorse destinate alla cultura e alla promozione di progetti innovativi nell’ambito (risorse non solo intese come fondi ma anche progetti e iniziative). Il secondo è l’idea diffusa nel settore culturale, specialmente pubblico, che il digitale – e ancora di più la gamification e i nuovi linguaggi interattivi, multimediali e veloci – sminuiscano o snaturino la cultura. Non c’è niente di più falso. Il digitale, l’intrattenimento e altre forme e linguaggi, se applicati con intelligenza e con le idee chiare, hanno il potere di rendere la cultura fruibile da tutti e renderla attraente per i giovani.
Che consiglio daresti ad una persona che vuole avviare un progetto nel mondo dell’arte e della cultura?
Suggerirei di formarsi e informarsi. Avviare progetti e fare impresa sono attività complesse di per sé. Se per di più le si associa al contesto artistico-culturale l’avventura diventa ancora più ardua. L’antidoto è la formazione e la preparazione. Sapere cosa vuol dire sviluppare un MVP, validare un’idea, trovare la product-market-fit, sono concetti fondamentali per ridurre il rischio di fallimento.
Giulio Bozzo
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