Cervia vuole diventare museo del sale a cielo aperto. Arrivano 6 milioni per il progetto
La cittadina romagnola, oggi celebre meta di turismo balneare, vanta un legame millenario con l’estrazione di sale. Ne resta traccia ovviamente nel parco della Salina di Cervia e in alcuni edifici del centro storico: l’obiettivo è riqualificarli, per farne un museo diffuso
Lo scorso dicembre, il Comune di Cervia ha candidato all’Unesco la Salina che ne caratterizza in modo evidente il territorio e per secoli ha orientato l’economia delle comunità che l’hanno abitato. La “coltivazione” del sale, nella località del Ravennate oggi attrattore del turismo balneare, si può far risalire all’età romana; durante l’Alto Medioevo la produzione salifera fu poi messa a regime con la bonifica delle aree paludose: in alcune mappe del XV Secolo, Cervia viene rappresentata come una città fortificata circondata da saline. Molti secoli più tardi, alla metà del Novecento, parte delle saline avrebbero lasciato il posto agli impianti termali che oggi offrono uno spunto in più per chi visita la cittadina romagnola.
La storia della Salina di Cervia, dai Romani alla Riserva Naturale
E tra la fine degli Anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, per decisione del Monopolio di Stato, che nel frattempo aveva assunto il controllo di tutte le saline nazionali, la Salina di Cervia – la più piccola e la più a nord d’Italia, estesa per 827 ettari – fu dismessa. Nel ’79, però, era stata istituita con decreto ministeriale l’omonima Riserva Naturale (porta sud del Parco del Delta del Po), che comprende al suo interno lo stabilimento di produzione del sale a raccolta industriale e l’antica Salina Camillone, dove si è continuato a raccogliere artigianalmente con il “metodo cervese”, non certo con l’idea di generare chissà quali economie di scala, quanto con l’obiettivo di preservare la tradizione locale di produzione del cosiddetto “sale dolce” e di evitare un nuovo impaludamento dell’area. La salina è infatti grande un terzo dell’intera estensione del Comune di Cervia ed è compostata da oltre 50 bacini, circondati da un canale di oltre 14 chilometri, che consente all’acqua del mare Adriatico di entrare e uscire. La Salina Camillone è l’ultima testimonianza del metodo di produzione manuale precedente al 1959, quando furono introdotte le macchine, e per questo è fulcro “vivente” del Museo del Sale (Musa), nato nel 2004 sull’onda della mostra permanente allestita all’interno dei seicenteschi Magazzini del Sale già alla fine degli Anni Ottanta.
A seguito dell’alluvione che ha colpito la Romagna nel maggio 2023, la Salina di Cervia ha sospeso l’attività – e dunque anche le vendite – fino a data da destinarsi. E la sua candidatura a Patrimonio Mondiale dell’umanità vuole innanzitutto trasmettere “un importante segnale di ripartenza che parla della tenacia e della bellezza di questa terra”, come ha avuto modo di dire il presidente di Regione Stefano Bonaccini.
Cervia e il progetto del museo del sale a cielo aperto
Sono però soprattutto i progetti di riqualificazione volti a fare di Cervia “un museo del sale a cielo aperto” il traguardo più concreto cui mirare per una piena valorizzazione culturale della città. Finanziati con fondi del PNRR – cui si aggiungono i 6 milioni di euro necessari per il ripristino della Salina, in gran parte stanziati dal Commissario straordinario per la ricostruzione dopo l’alluvione – gli interventi riguarderanno il Centro visite Saline e l’Idrovora di via Bova, dove sarà realizzato il Museo delle acque, ma anche la creazione di una ciclabile Anello del sale, che permetterà di percorrere in bicicletta il tragitto intorno alla salina, sul modello della Camargue francese. C’è poi l’intenzione di rinnovare il Musa, da riallestire e integrare con i ritrovamenti archeologici che hanno portato alla luce testimonianze delle antiche saline romane e mosaici della chiesa di San Martino. Lavorando su più fronti, e con la volontà di coinvolgere target diversi, Cervia punta dunque a diventare un museo diffuso centrato sulla cultura del sale, nel percorso che dal centro della città conduce alla Riserva Naturale. L’area delle saline, di proprietà demaniale, è in concessione all’amministrazione di Cervia fino al 2057; e la giunta del sindaco Massimo Medri intende mettere a sistema questa opportunità. Intanto è partito il progetto di restyling del Museo del Sale, che renderà l’esperienza più fruibile, immersiva e interattiva.
Livia Montagnoli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati