Ripartono le visite estive all’Isola Bisentina. Sul lago di Bolsena con Giulia Farnese e il suo unicorno
Riaperta al pubblico dalla famiglia Rovati, quest’anno l’isola ospita una mostra fotografica dedicata a una delle donne più carismatiche del Rinascimento. Un’occasione per scoprire la chiesa-mausoleo dei Farnese appena restaurata, e l’animale simbolo della famiglia in giro per la Tuscia
Con l’arrivo dell’estate, l’Isola Bisentina si appresta a riaprire al pubblico. Quella che nel 2022 era stata accolta come un’inaspettata restituzione alla collettività, si conferma anno dopo anno una solida proposta nella programmazione culturale dell’Italia Centrale. Il restauro e la messa in sicurezza dell’isolotto – che si scopre nelle acque del lago vulcanico più grande d’Europa, a Bolsena – si deve alla famiglia Rovati, che nel 2017 lo acquistava proprio con l’intenzione di propiziarne la rinascita. Il luogo, infatti, già noto agli Etruschi e poi passato nelle mani di papi, principesse, ordini religiosi, conserva un patrimonio che intreccia antichi edifici e arte sacra in uno scenario di indubbia bellezza paesaggistica, tra alberi secolari e una natura rigogliosa. L’intervento dei Rovati ha permesso, inoltre, di costruire nuove sinergie con l’arte contemporanea: l’isola si è popolata così di installazioni site-specific, che arricchiscono il percorso (obbligato) proposto ai visitatori, tra cappelle devozionali, punti panoramici (la cappella di Santa Caterina, attribuita ad Antonio da Sangallo il Giovane, si erge su uno sperone roccioso alto 22 metri), affreschi rinascimentali.
E nel 2024 si riparte da una nuova sorpresa, il completamento del restauro della Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo, per la prima volta accessibile e fulcro del percorso tematico che condurrà il pubblico alla scoperta dell’Isola Bisentina dal 21 giugno al 3 novembre (la prenotazione è obbligatoria, orari e tariffe si consultano online; il biglietto di 25 euro comprende il traghetto da Bolsena o Capodimonte e guida, per un tour della durata di 3 ore complessive).
La riapertura della Chiesa dei Farnese sull’Isola Bisentina
Nell’anno in cui ricorre il cinquecentenario della morte di Giulia Farnese, infatti, la Chiesa ospita la mostra fotografica La dama dell’Unicorno. Giulia Farnese e l’Isola Bisentina del fotografo e regista Manfredi Gioacchini. Discendente di Ranuccio Farnese il Vecchio, le cui spoglie sono custodite nella chiesa, la nobildonna è passata alla storia per aver legato le vicende del suo casato con il papato di Alessandro VI Borgia, a cavallo tra XV e XVI Secolo. Giovanissima sposa di Orsino Orsini, fu amante di Rodrigo Borgia e sorella del futuro papa Paolo III, ma soprattutto donna libera, abile imprenditrice, benefattrice e paladina dei diritti delle donne. Secondo la volontà espressa in punto di morte le sue spoglie avrebbero dovuto essere sepolte proprio sull’Isola Bisentina. Fu infatti Ranuccio Farnese il Vecchio a commissionare la costruzione sull’isola di una prima chiesa, in origine dedicata a San Giovanni Battista, per farne un mausoleo della propria famiglia un mausoleo sull’isola. L’edificio odierno si deve invece all’interessamento del Cardinale Alessandro Farnese il Giovane, che nel 1588 diede impulso alla costruzione di una chiesa più monumentale, su disegno di Giovanni Antonio Garzoni da Viggiù, terminata solo tra il 1602-1603, all’epoca di Odoardo Farnese. Odoardo, a propria volta, avrebbe coinvolto Annibale Carracci per le realizzazione delle tele poste sugli altari, saccheggiate nel tempo. Oggi una lapide, coinvolta nel restauro filologico e non invasivo dello spazio, testimonia la presenza delle spoglie di Ranuccio il Vecchio. Sappiamo, però, che furono sepolti sull’isola anche il giovane cardinale Ranuccio Farnese, fratello di Alessandro, Pierluigi Farnese e Gerolama Orsini. E Giulia, stando al testamento conservato all’Archivio di Stato di Napoli – esposto in copia per la mostra – avrebbe voluto seguirne le sorti.
Giulia Farnese e l’unicorno. La mostra che la riabilita a 500 anni dalla sua morte
La mostra fotografica allestita all’interno della chiesa racconta la vita di Giulia Farnese attraverso le immagini realizzate da Gioacchini nei luoghi da lei frequentati – da Capodimonte a Roma, da Ischia di Castro a Castel Sant’Angelo, alla stessa Isola Bisentina – e documenti storici. A curarla è Sofia Elena Rovati, che spiega il significato dell’unicorno nel titolo: “Questa mostra è il risultato di una ricerca cominciata per trovare Giulia, ma che poi si è trasformata in una vera e propria caccia all’unicorno, come se questo animale mitologico fosse stato da lei scelto per raccontare se stessa, in un momento in cui la sua bellezza divenne troppo scomoda per continuare ad essere celebrata dai grandi pittori del tempo”. Sebbene fosse stata la favorita del papa, e avesse avuto modo di conoscere molti grandi artisti del tempo, di Giulia, celebrata dalle fonti come la donna più bella del Rinascimento, non restano ritratti certi. E allora l’unicorno, emblema farnesiano, diventa in mostra l’animale guida di una riscoperta della donna: “A volte lo si vede ritratto dormire in grembo a una giovane donna, come nell’affresco del Domenichino a Palazzo Farnese a Roma” spiega Rovati “altre in atteggiamenti decisamente più audaci come nel ciclo di affreschi nel Castello di Carbognano; a seconda del luogo in cui ci troviamo l’unicorno ci racconta una diversa versione della vita di Giulia, rendendola un personaggio complesso, intrigante ma contemporaneo. Oserei dire, una femminista ante litteram”.
La caccia al tesoro alla ricerca dell’unicorno nei borghi della Tuscia
La visita condurrà anche quest’anno all’interno della cappella del Sangallo e nella cappella del Crocefisso o del Monte Calvario, che conserva un crocifisso attribuito a Benozzo Gozzoli. Per poi proporre al pubblico di proseguire l’esperienza anche una volta tornati sulla terraferma: sull’isola i visitatori troveranno un QR code che li condurrà verso il primo dei paesi limitrofi al lago, per scoprire il palazzo farnesiano che reca l’altorilievo di un unicorno. A destinazione raggiunta, un secondo QR code porterà alla destinazione successiva, sempre sulle tracce dell’animale mitologico caro a Giulia Farnese, in una sorta di caccia al tesoro nei borghi della Tuscia, pensata per coinvolgere anche i più piccoli.
Livia Montagnoli
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