Il turismo per gli italiani è come il pranzo della domenica a casa della nonna: lo sognano al mattino, lo divorano a pranzo, e se ne lamentano subito dopo. Così si salutano con grande speranza i dati che attestano che, anche quest’anno, il fenomeno turistico sarà in crescita: sebbene la quota di economia reale del turismo sia sempre più ridotta, la liquidità che i flussi turistici immettono nella vita quotidiana del nostro sistema economico gioca un ruolo molto importante.
Il turismo in Italia
Tali dati, che raccontano di più di 266 milioni di pernottamenti, svegliano la stessa acquolina che all’ora dell’aperitivo stimolano le polpette. Ma chi ancora si ricorda della domenica scorsa, sa bene che a questi dati si guarderà con preoccupazione una volta finita la stagione estiva. Perché c’è una differenza tra la saggezza della nonna e il nostro turismo: le nonne iniziavano a preparare il pranzo giorni prima, mandando i mariti a comprare il necessario, dividendosi i compiti tra figli e parenti acquisiti, iniziando a stabilire il menu e preparando i cortili per far giocare i più piccoli. Non così il nostro sistema turistico, e il risultato è sempre quello: i turisti si affastellano tutti in cucina, e solo in pochi vedono il resto della casa. Far entrare 40 persone in uno spazio di lavoro che ne può contenere al massimo 4 genera confusione, abbassa la qualità del pranzo domenicale, e chi deve preparare si stanca.
L’overtourism nelle città italiane
Questa stanchezza della domenica sera, la chiamiamo overtourism. Da un decennio, ormai, non c’è autunno che non si parli d’altro: troppi turisti nei centri storici, troppi turisti al mare in estate, troppi visitatori nei musei. Da un decennio, prendiamo il Maalox la domenica sera ma non mangiamo meno la domenica successiva. Il punto è che, però, questo overtourism, è difficile persino da quantificare: quando si verifica? Quando i turisti diventano troppi per una città? C’è una regola che vale per ogni territorio o per ogni territorio cambia? Una recente indagine condotta da Demoskopika ha condotto alla definizione sperimentale dell’Indice Complessivo di Sovraffollamento Turistico. che si calcola su cinque principali indicatori: Densità turistica (Presenze turistiche / Estensione territoriale), Densità territoriale (Posti letto / Estensione territoriale), Intensità turistica (Presenze turistiche / Popolazione residente), Indice di utilizzazione lorda (che mostra la percentuale di utilizzo effettivo dei posti letto disponibili), e Quota di Rifiuti Urbani per Turista (che rileva il contributo del settore turistico alla produzione di rifiuti urbani, evidenziando quanto i rifiuti prodotti pro capite risentano del movimento turistico).
Il sovraffollamento turistico: come si calcola?
Ponendo insieme tali risultati, la mappa delle province che presentano il più alto Indice Complessivo di Sovraffollamento Turistico vede la seguente top5: Rimini, Venezia, Bolzano, Livorno, Trento. Ora, è chiaro che questi dati devono essere interpretati tenendo conto dei limiti degli indicatori con cui sono stati costruiti, per poter capire le ragioni per le quali alcuni di tali risultati possono sembrare a prima vista contro intuitivi. Perché passi Rimini e Venezia, ma affermare che Bolzano, Livorno, Trento, Verona, Savona e Ravenna presentino un maggior rischio di overtourism rispetto a Napoli, Milano e Roma è sicuramente contro intuitivo.
Ciò vuol dire che è “sbagliato”? Tutt’altro.
Vuol piuttosto dire che basta applicare una minima modifica allo sguardo con cui guardiamo il fenomeno per avere dei ribaltoni teatrali.
Spostare lo sguardo sul tema dell’overtourism
Spostare l’attenzione dalla singola città alla provincia fa lo stesso effetto del Brioschi a fine pasto la domenica. Perché spostando lo sguardo dalla città alla provincia, quello che emerge è che tranne che nel caso di Venezia, avere una città con overtourism migliora le condizioni di salute generali del territorio più ampio. Solo così Grosseto è più a rischio overtourism di Firenze. Per quanto possa risultare un po’ ironico, quanto condotto da Demoskopika merita invece una grande attenzione. Cerchiamo di inquadrare il fenomeno dell’overtourism in modo univoco, definiamo dei parametri certi attraverso i quali si intende misurare quando un turista in più è troppo e quando invece non è mai abbastanza. Cerchiamo di definire questo perimetro, e se necessario, facciamolo per ogni Comune italiano. E poi ripetiamo l’intero esercizio stabilendo invece quando il fenomeno sia invece da considerare eccessivo quando non si guarda al singolo comune ma si guarda al territorio provinciale. Troviamo questi dati, elaboriamoli, definiamoli. Tracciamo in modo chiaro “il problema” da risolvere. Fatto ciò, qualche soluzione sicuramente arriverà.
Stefano Monti
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