Vicino Firenze ora si può visitare l’Antica Spezieria, una farmacia del cinquecento
Un accurato intervento di restauro ha restituito al pubblico l’antica farmacia di Figline Valdarno. Oggi si visita a breve distanza da Firenze, tra vecchie scaffalature, ampolle preziose, ceramiche e dipinti
Nell’hinterland fiorentino, l’abitato di Figline Valdarno ha conservato molto dell’assetto urbanistico medievale che prese forma a partire dal XIII Secolo, con le mura (1350) che cingono il centro del paese, la grande piazza mercatale con la Collegiata di Santa Maria, il trecentesco Palazzo Pretorio. E proprio su piazza Marsilio Ficino – dal nome del filosofo umanista cui Figline diede i natali – affaccia anche il loggiato dell’antico Ospedale Serristori, fondato nel 1399 da Ser Ristoro di Iacopo Serristori.
L’antico Ospedale Serristori a Figline Valdarno
La struttura fu inizialmente un luogo di ricovero per pellegrini e poi ospedale e farmacia: alla fine dell’Ottocento, l’intero ospedale fu trasferito in collina, a Villa San Cerbone, dove è ancora operativo come centro sanitario di riferimento per la comunità e il territorio circostante. Anche nella “nuova” sede, però, l’ospedale moderno convive con la sua lunga storia, e custodisce l’Antica Spezieria nata nella prima metà del Cinquecento, rinnovata una prima volta nel 1724, poi trasferita insieme all’ospedale, e, in anni più recenti, aperta al pubblico come piccola, ma preziosa, realtà museale.
Il restauro dell’Antica Spezieria dell’Ospedale Serristori
Dalla volontà di valorizzare un patrimonio tanto antico quanto curioso, con l’obiettivo di farne un’ulteriore attrazione culturale fruibile per i numerosi turisti che visitano il territorio, ha preso il via, nell’ultimo anno, un intervento di restauro reso possibile dal contributo della Fondazione Santa Maria Nuova, che ha consentito il recupero e la messa in sicurezza dello spazio e degli oggetti che conserva al suo interno. In piena attività, infatti, la bottega era fornita delle più diverse sostanze e materie preziose: vi si servivano tanto i malati, per le erbe officinali e i composti medicamentosi, quanto i pittori, per approvvigionarsi di pigmenti, che le dame dell’epoca, in cerca di cosmetici e rimedi di bellezza. Tra interventi di stuccatura e tinteggiatura, messa in sicurezza delle maioliche esposte, restauro di alcuni documenti cartacei e del cabreo, interventi mirati alla conservazione del pavimento, realizzazione di un nuovo impianto elettrico e di illuminazione, il cantiere si è protratto per 12 mesi.
Le visite all’Antica Spezieria dell’Ospedale Serristori
E ora la Spezieria riapre le porte al pubblico, visitabile a partire dal mese di giugno 2024 con una serie di accessi mensili, su prenotazione. Chi accederà allo spazio, detto anche Sala Rossa, potrà apprezzare le scaffalature di legno originale, che accolgono i pezzi della spezieria, e il soffitto ligneo a cassettoni decorato con elementi a compasso, losanghe e onde greche, liberamente attinti dai repertori medievali. Nella spezieria è conservata una collezione di vasi in maiolica esempio della ceramica di Montelupo, in un arco cronologico che va dagli inizi del Seicento alla seconda metà inoltrata del secolo. Una parte dei vasi è infatti caratterizzata dai tratti stilistici delle botteghe di Montelupo (motivi a ramages, a palmetta evoluta, a foglie o “alla raffaellesca”): la collezione fu acquistata da spezierie fiorentine che vendevano contestualmente medicamento e vaso. Un secondo gruppo, prodotto sempre a Montelupo, si contraddistingue per la presenza dello stemma Serristori: si tratta, in tal caso, di vasi realizzati dopo l’insediamento di una spezieria stabile presso l’ospedale, da cui derivò una personalizzazione della fornitura vascolare. Ma il “corredo” conservato comprende anche bicchieri, calici, fiaschi e bottiglie di varia fattura e diversi esemplari delle cosiddette “nassa”, ampolline in vetro soffiato destinate a contenere unguenti atti a evaporare. Completano l’ambiente i ritratti degli esponenti della famiglia Serristori presenti alla sommità degli scaffali, copie, eseguite tra fine Ottocento e inizio Novecento, dei ritratti che si trovavano nella collezione di famiglia.
Livia Montagnoli
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