Alla scoperta dell’isola di Filicudi: una perla della Sicilia tra spiagge pietrose e scorci marini inaspettati

Dalle mulattiere a picco sul mare, alla Grotta del Bue Marino in cui si può fare il bagno circondati dalle (innocue) meduse Cassiopee. Sono solo alcune delle meraviglie dell’isola

Non so se siete tipi da scogli o da sabbia.
Io sono un tipo da sassi e, forse, la migliore descrizione che potrei fare di Filicudi – isola a nord della Sicilia – è riuscire a rendere, anche a chi non ci è mai stato, la sensazione di una pietra perfettamente rotonda e calda sotto la pianta del piede.
Tutte le volte – e sono tante – che penso a quello che negli anni è diventato il mio posto dell’anima, il calore sotto i piedi fa parte del ricordo. Ogni estate quando arrivo al porto, più o meno davanti alla biglietteria dell’aliscafo, mi tolgo un sandalo e appoggio la pianta del piede sulle pietre bollenti e nere del lungomare, mentre nel vociare degli arrivi e delle partenze è sempre più forte il rumore di tazzine e piattini del bar Da Nino, dove la mattina puoi incontrare tutti, sapere chi arriva, chi parte e quanto resta chi resta.
Perché l’unica informazione che conta sull’isola è quando sei arrivato e quanto resti.
Se vuoi conoscere Filicudi segui le pietre.

Federica Belli, The Closure, 2024, Courtesy l’autrice
Federica Belli, The Closure, 2024, Courtesy l’autrice

L’isola di Filicudi in Sicilia tra spiagge di sassi e mulattiere vista mare

Quelle perfette e rotonde della spiaggia del porto sotto Capo Graziano, quelle grandi, scomode e bellissime della spiaggia Le Punte, che costringono a uno shiatsu “casuale” sotto il sole e rendono impossibile entrare o uscire dall’acqua con un minimo di grazia, quelle abbracciate dalle alghe sui suoi fondali e quelle gigantesche come La Canna, uno scoglio alto più di dieci metri, che in un attimo ti riportano a un passato preistorico fatto di lava.
E poi ci sono le pietre delle mulattiere. Se hai buone gambe, fiato e resistenza sotto il sole, l’isola è fatta per essere percorsa a piedi: a volte dal mare vedi case che sembrano raggiungibili solo lanciandosi col paracadute, ma invece tutte hanno il loro viottolo pietroso. A volte sono tratturi mal messi, invasi dai fichi d’india, completamente bui la notte, ma percorrerli regala paesaggi mozzafiato, come sulla mulattiera per Zucco Grande, dove resti incantato da un mare che non finisce mai e dalla sensazione di essere fuori dal tempo, in un momento qualsiasi tra il Neolitico e il XXI Secolo.

La vita notturna dell’isola di Filicudi in Sicilia

Se vuoi conoscere Filicudi non devi avere paura della notte.
Anche se ormai sono lontani i giorni del “quando siamo venuti la prima volta qui non c’era nemmeno la corrente elettrica”, che qualcuno racconta, è ancora facile trovarsi totalmente immersi nel buio. Risalendo dal porticciolo di Pecorini a Mare alla ricerca del motorino, nelle stradine di Val di Chiesa, sulla mulattiera che dal porto arriva a Villa La Rosa, unica e intramontabile discoteca dell’isola dove, sulle note di un infinito revival, ballano bambini, adolescenti impacciati, equipaggi delle barche, villeggianti storici e vecchi isolani, tutti insieme. La notte di Filicudi non è mai spaventosa; è una coperta calda attraversata dalle risate dei bambini, dal rumore di corse a piedi scalzi, di bottiglie e bicchieri, dal suono sordo della pompa della nave dell’acqua, è un posto sicuro che ti riporta sempre a casa, fatto di silenzio interrotto solo ogni tanto dalla musica.

Il mondo sottomarino di Filicudi

Se vuoi conoscere Filicudi devi guardare sotto la superficie.
Inspira, tendi le braccia, espira, muovi le gambe, allungati, senza fretta. Non importa dove ti porterà la tua fantasia, se su una Luna dell’Orlo Esterno, in un quadro di Max Ernst o in un sogno di Miyazaki, tu smetterai di essere dove sei, perché il sotto fa così. Nella Grotta del Bue Marino potrebbe capitarti di fare il bagno tra le Cassiopee Mediterranee, meduse innocue che sembrano piccole giostre gialle e blu; a Le Punte, sott’acqua, le barche sembrano grandi dirigibili a cui l’àncora impedisce di volare via, i banchi di pesci stormi che disegnano armonie geometriche contro un cielo blu di Prussia, e gli scogli sono montagne che per la prima volta osservi dall’alto perché stai volando.
In un silenzio poco silenzioso, fatto di bolle e piccoli schiocchi ruvidi, a Filicudi, con la faccia strizzata nella maschera, ho imparato a non avere paura del sotto come quando ero bambina e preferivo non sapere e non toccare nulla con i piedi.
Filicudi è bellissima. Il sotto lì è bellissimo. Non ci andate però, che mi fate confusione.

Annalisa Inzana, editor culturale e communication strategist 
A cura di Emilia Giorgi

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Emilia Giorgi

Emilia Giorgi

Emilia Giorgi (Roma, 1977) è critica e curatrice di arti visive e architettura contemporanee. Dal 2002 al 2009 collabora con il MiBACT, tra le altre attività alla definizione del programma culturale del museo MAXXI di Roma, dove poi lavora dal…

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