Non ci sono bandiere, insegne, concierge in divisa all’ingresso, porte automatiche e taxi parcheggiati. Non è un club, non è un cigar lounge, non è un bar, non ci vuole una password per entrare o avere una card. Basta suonare il campanello, qualcuno arriva ad aprire, e si entra a Villa Spalletti Trivelli, praticamente un luogo speakeasy, ma in versione hotel e nella moderna accezione del termine. Si trova tra i rioni Monti e Trevi, in un palazzo dei primi del Novecento affacciato sui giardini del Quirinale.
Il meglio dell’ospitalità a Villa Spalletti Trivelli
I proprietari hanno scelto come motto di ospitalità: “Trattala come se fosse casa tua”. Si ritirano le chiavi della propria camera, ci si mette comodi e ci si rilassa, magari preparandosi un drink in autonomia all’open bar, che si trova sotto una magnifica tela dipinta da Peter Paul Rubens e la sua bottega, per poi sorseggiarlo sui divani rossi o blu che hanno alle spalle due arazzi fiamminghi del Cinquecento. Può essere piacevole anche sfogliare i libri della biblioteca, che con i suoi 10mila volumi è vincolata dal Ministero dei Beni Culturali, fermarsi a giocare a carte su tavolini degli Anni Quaranta. Sui mobili si notano dei campanelli a pressione e la scritta “siamo a vostra disposizione”. Servono per chiamare lo staff, che si fa vivo nel giro di pochi secondi. Una scelta voluta, per lasciare massima privacy e libertà.
Cibo e benessere a Villa Spalletti Trivelli
Un ristorante, così come siamo abituati a pensarlo, non esiste. Al suo posto si trova una sala con le pareti rischiarate da antiche carte da parati decorate a motivi orientali, dove i tavoli sono perfettamente apparecchiati e il menu è fatto da ricette amate dalla famiglia. Polpette di vitella al limone, ravioli, saltimbocca, preparati dal cuoco. Per assaggiarli si preme anche in questo caso il pulsante, lo staff compare per prendere le ordinazioni e poi lascia i commensali da soli, a chiacchierare tranquillamente e sorseggiare un calice di vino. Dulcis in fundo? Al piano inferiore è stata ricavata l’area benessere, con biosauna, hammam, area relax e palestra. Relax che continua all’ultimo piano, dove si trova la terrazza-solarium con vasche idromassaggio e un altro open bar libero e gratuito per un drink al tramonto.
La storia di Villa Spalletti Trivelli
“La villa”, racconta Andrea Spalletti Trivelli, esponente della quarta generazione della famiglia, “è stata costruita dove un tempo sorgeva la casa di Tito Pomponio Attico, editore amico di Cicerone. La protagonista della storia di questa casa è stata Gabriella Rasponi, vedova del Conte Venceslao Spalletti Trivelli, senatore del Regno, e nipote di Gioacchino Murat e di Carolina Bonaparte (sorella di Napoleone). Gabriella era una donna colta e illuminata, tra le più importanti femministe italiane. Agli inizi del Novecento acquistò il terreno davanti ai giardini del Quirinale e affidò l’incarico di costruire Villa Spalletti Trivelli all’architetto Domenico Avenali. Nei primi decenni del Novecento, la villa diventò un salotto artistico-culturale di primo piano a Roma, frequentato da personaggi di spicco, tra cui Sidney Sonnino e Rabindranath Tagore, premio Nobel per la letteratura nel 1913. L’idea di trasformarla in una residenza di lusso nasce nel 2004. Questa è una storia che amo molto raccontare, ma solo a chi me la chiede. Ci sono ospiti che, invece, non vogliono sapere nulla. E va bene così, perché magari mentre soggiornano qui desiderano sentirsi loro per qualche giorno al centro della storia. A chi lo desidera forniamo biglietti per le mostre, visite guidate, suggerimenti per respirare una Roma diversa. La città è una delle mete più colpite dall’overtourism, un fenomeno che riguarda anche l’ospitalità. Gli alberghi, anche quelli appena aperti, sacrificano o eliminano gli spazi comuni, sono anonimi, ospitano eventi in contemporanea, non hanno riguardo per chi soggiorna che viene considerato come un numero, uno fra i tanti. Per questo abbiamo deciso di essere diversi e consentire a chi è in vacanza di sentirsi come uno di noi, muovendosi in libertà, godendo l’atmosfera di una Roma non scontata, lontana dai grandi numeri e vicina alla grande bellezza”.
Luisa Taliento
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