Itinerario nella Napoli di parchi e giardini storici. Dalla Tomba di Virgilio al Real Bosco di Capodimonte
Dal 17 aprile 2025 tornerà accessibile al pubblico la leggendaria Tomba di Virgilio nel Parco Vergiliano di Piedigrotta. Un’occasione per programmare un percorso alla scoperta della Napoli verde

Tutti a Napoli la conoscono come Tomba di Virgilio, anche se non c’è alcuna certezza che le spoglie del poeta mantovano, di cui sono noti la frequentazione e il legame con la città (a Napoli Virgilio aveva appreso dal greco Sirone la filosofia epicurea e, diversi anni più tardi, concepito le Georgiche oltre a diversi passaggi dell’Eneide legati all’area flegrea), abbiano davvero raggiunto il sepolcro sulla Via Puteolana, alle spalle dell’odierna stazione ferroviaria di Mergellina, dopo la morte sopraggiunta, nel 19 a.C., a Brindisi.
Eppure già un secolo dopo, il luogo era diventato meta di pellegrinaggio per gli estimatori del poeta, da Stazio a Plinio il Giovane e Silio Italico, e più tardi di letterati, cronisti e viaggiatori, italiani e stranieri, tra i quali Petrarca, Boccaccio e Cino da Pistoia, tutti fattisi testimoni dell’autenticità del sepolcro, rinsaldata da innumerevoli leggende tramandate oralmente e trascritte.
La Tomba di Virgilio al Parco Vergiliano di Napoli

Il mausoleo in questione, edificato in opus reticulatum agli inizi dell’età imperiale, si scopre nel Parco Vergiliano di Piedigrotta, e dopo una necessaria riqualificazione, sarà reso nuovamente accessibile al pubblico dal 17 aprile 2025. All’interno di una tipica struttura a colombario è stata ricavata la cella funeraria a pianta quadrata con volta a botte, illuminata da feritoie e dotata di dieci nicchie per ospitare le urne cinerarie che le fonti identificano come le tomba del poeta. All’ingresso del Parco, inaugurato nel 1930, due iscrizioni fatte collocare nel 1668 dal viceré Pietro d’Aragona ricordano la presenza del sepolcro.
Alla scoperta della Napoli verde, tra giardini storici e parchi pubblici
Ma il Parco Vergiliano che si raggiunge in zona Piedigrotta, per scoprire anche la tomba di Giacomo Leopardi (qui ospitata dal 1939, quando le spoglie del poeta furono trasferite dalla chiesa di San Vitale Martire a Fuorigrotta) e la Crypta Neapolitana (galleria di epoca romana che collega Mergellina con Fuorigrotta), è solo uno dei 33 giardini storici e parchi ad accesso pubblico compresi nell’area metropolitana di Napoli. Una serie di tappe dislocate tra il centro e le aree limitrofe alla città che costituiscono un valido itinerario alternativo alla scoperta del capoluogo campano, soprattutto dopo lo stanziamento dei 18 milioni di euro che serviranno a riabilitare diverse di queste aree, soggette negli ultimi anni a una situazione di crescente degrado.
La Villa Comunale (e l’ascensore per il Monte Echia)

La Villa Comunale di Napoli, in origine denominata Villa Reale, fu realizzata per volere di Ferdinando IV di Borbone su progetto di Luigi Vanvitelli (ispirato dal modello delle Tuilieres parigine, con viali alberati, fontane e gruppi di statue a tema mitologico) nel 1780, proprio per fornire una spazio verde sul lungomare che procurasse svago all’aristocrazia partenopea del tempo. Estesa tra piazza della Repubblica e piazza Vittoria, la Villa – il cui ultimo ampliamento risale alla fine dell’Ottocento – è attualmente oggetto di un progetto di riqualificazione che si concluderà entro la fine del 2025. Passeggiando al suo interno si incontra la Stazione Zoologica Anton Dohrn, inaugurata nel 1872, oggi sede del più antico Acquario d’Europa.
Dall’uscita su piazza Vittoria è peraltro facile raggiungere, percorrendo via Chiatamone, l’ascensore che conduce al belvedere sul Monte Echia: riaperto nella primavera 2024, in meno di un anno è stato utilizzato da oltre mezzo milione di visitatori per accedere ai giardini panoramici che guardano sul Golfo, spaziando con la vista da Castel dell’Ovo a Posillipo, fino al Vesuvio e Capri.
Il parco di Villa Floridiana

Si raggiunge il quartiere del Vomero per scoprire il parco di Villa Floridiana (presto oggetto di una riqualificazione), il cui nome si deve a Lucia Migliaccio di Partanna, moglie di Federico I di Borbone e duchessa di Floridia, che ricevette in dono dal re la proprietà per farne la sua residenza estiva. La villa fu realizzata dall’architetto Antonio Niccolini, allievo del Vanvitelli, tra il 1817 e il 1819 secondo il gusto neoclassico, e il parco che la circonda ne rispecchia il gusto, ispirandosi al modello dei giardini inglesi, in una scenografica alternanza di sentieri che attraversano prati e boschetti, tra cui quello delle camelie, soluzioni prospettiche ed elementi pittoreschi, come il Teatro all’aperto detto della Verzura. Per concertare l’architettura del parco fu coinvolto, non a caso, il direttore del Real Orto Botanico Friedrich Dehnhardt, che prestò cura particolare alla selezione delle specie vegetali da far coesistere, tra siepi di mirto e lecci, cedri e cipressi. Collaborò al progetto anche l’architetto Lamont Young, che arricchì il percorso di scale e grotte, finte rocce e fontane, per mettere in scena quella poetica del pittoresco destinata a sorprendere costantemente il visitatore. Nel 1919 la Villa fu acquistata dallo Stato e destinata nel 1931 a sede museale. Oggi ospita il Museo delle ceramiche Duca Di Martina, una delle maggiori collezioni italiane di arti decorative, che comprende 6mila opere di manifattura occidentale e orientale, databili dal XII al XIX secolo. Il parco è aperto con accesso libero dalle 8.30 fino al tramonto.
Il Giardino Pensile del Palazzo Reale

In occasione del progetto di ampliamento e abbellimento del Palazzo Reale promossa da Carlo di Borbone, giunto a Napoli nel 1734, il Giardino Pensile prese forma a partire dal preesistente Giardino del Belvedere, sviluppandosi in forma di grande terrazzo pavimentato, con balaustra ritmata da busti e da grandi vasi per fiori, aiuole rettangolari e, al centro, un giardino ellittico con fontana. L’attuale assetto è però quello voluto da Gaetano Genovese che, tra il 1836 e il 1842, costruì un nuovo braccio e un ponticello in ghisa di collegamento con l’Appartamento Storico. Durante il regno di Savoia, l’allestimento del giardino fu arricchito con piante, panchine e fioriere. Nel 2018, un complesso intervento di restauro ha garantito il ripristino delle specie vegetali originarie, come quelle degli agrumi e delle rose. Oggi si visita acquistando il biglietto di accesso al Palazzo Reale (con prezzo maggiorato), previa prenotazione online e con accompagnamento di una guida. La vista spazia sul Golfo di Napoli, fino alla Penisola Sorrentina e all’isola di Capri.
Il Giardino pensile di Palazzo Venezia

Meno conosciuto del precedente, il Giardino pensile di Palazzo Venezia si scopre lungo il decumano inferiore, accedendo al grande portale che affaccia su via Benedetto Croce (civico 19). Il palazzo, che oggi ospita spesso mostre ed eventi culturali e musicali, deve il suo nome agli ambasciatori della Serenissima che qui ebbero residenza in città a partire dalla prima metà del Quattrocento – e per circa quattro secoli – dopo la donazione dell’edificio alla Repubblica veneziana da parte di re Ladislao II d’Angiò Durazzo. Attraversando il cortile e salendo la scenografica scala aperta articolata su tre archi, si raggiunge il giardino pensile ricavato su un banco tufaceo, un tempo più esteso e oggi, pur in ridotto nelle dimensioni, testimonianza degli antichi giardini nascosti nei palazzi del centro. All’impianto geometrico originale, nell’Ottocento fu sovrapposta un’articolazione in aiuole di gusto romantico; alla seconda metà del secolo risale la cosiddetta Casina Pompeiana, una coffee house in stile classico e romaneggiante. La suggestione del caffè è stata ricreata proprio nel giardino, dove è possibile godere di un momento di relax seduti all’ombra di alberi secolari.
Il Giardino di Babuk

Non distante dall’Orto Botanico, proprio sopra la trafficata via Foria, si imbocca la più tranquilla via Giuseppe Piazzi per arrivare, al civico 55, all’ingresso del Giardino di Babuk, oasi verde estesa su una superficie di circa mille metri quadri, tra fontane, piante di limone, banani, arbusti fioriti e un faggio antichissimo, databile intorno al XIV secolo. Voluto dalla famiglia dei Caracciolo del Sole, il giardino prende il nome dal gatto Babuk (e sono numerosi i gatti che trovano rifugio nel verde del giardino) e rivela un ambiente ipogeo naturale, composto da quattro caverne collegate da cunicoli. Un tempo parte di una cisterna, lo spazio sotterraneo fu ricovero antiaereo durante la Seconda guerra mondiale, e conserva un impianto elettrico degli Anni Quaranta, oltre a graffiti e simboli esoterici impressi sulle pareti. La proprietà è privata (qui la pagina Facebook con le informazioni utili), e per accedere al giardino, in inverno aperto solo nel weekend, si paga una quota di 10 euro.
L’Orto Botanico di Napoli

Conosciuto anche come Real Orto Botanico, fondato con decreto di Giuseppe Bonaparte nel 1807, il sito è sotto la tutela dell’Università Federico II, che lo gestisce e apre al pubblico dal lunedì al venerdì. Esteso su una superficie di quasi 12 ettari, custodisce 25mila esemplari vegetali, dalle magnolie al ginkgo biloba, dalle piante medicinali a quelle velenose, e conserva strutture architettoniche come lo Scalone d’ingresso, la Serra monumentale e il Castello che ospita il Museo di Paleobotanica ed Etnobotanica. Per orientarsi tra le aree tematiche si seguono le indicazioni in ceramica antica che accompagnano la visita in autonomia (ma è possibile anche usufruire di una visita guidata con botanici e naturalisti).
Il Real Bosco di Capodimonte

Il Real Bosco di Capodimonte, originariamente riserva di caccia dell’omonimo palazzo reale, ora museo nazionale, si estende per 134 ettari e conserva la pianta perimetrale progettata da Friedrich Dehnhardt nel 1833 (ma fu progettato nel 1734 dall’architetto Ferdinando Sanfelice, che immaginò due aree distinte: il giardino affacciato sul Golfo – l’attuale Spianato – e la zona boschiva). Quattro grandi viali ne scandiscono gli spazi, in cui convivono oltre 400 diverse specie vegetali impiantate nell’arco di due secoli (compresi sei alberi monumentali presenti nell’Elenco nazionale), e diversi edifici storici tra residenze, casini, laboratori, depositi e chiese, oltre a fontane e statue, orti e frutteti. Ad accesso libero, il Real Bosco ospita spesso eventi e manifestazioni culturali. I prossimi 22 e 23 febbraio sarà la volta di Agrumi in Festa, seconda edizione di una rassegna che apre la porte dell’Agrumeto storico del Giardino Torre, un tempo vivaio e azienda agricola dei Borbone, riaperto al pubblico nel giugno del 2023 dopo un lungo restauro architettonico e botanico. Oltre alle visite guidate, tra i viali del giardino sarà allestito per l’occasione anche un Mercato degli agrumi. L’evento coinvolge anche La Stufa dei Fiori, l’ex serra ottocentesca di fronte al Museo, un tempo impiegata per la cura delle specie esotiche e oggi tisaneria, caffetteria e bistrot.
Il Parco Virgiliano a Posillipo

Il Parco Virgiliano (da non confondere con il Vergiliano) si raggiunge a Posillipo per godere di un panorama tra i più belli sul Golfo di Napoli e sull’isolotto di Nisida. Conosciuto anche come Parco della Rimembranza, si estende per 7 ettari e ha accesso libero da quando fu inaugurato nel 1931. Al ’36 risale invece la sistemazione del verde a opera dell’architetto di paesaggio Pietro Porcinai, e al secondo Dopoguerra l’appellativo di Virgiliano, dovuto allo storico napoletano Guido Della Valle. Riaperto nel 2002 dopo un lungo processo di riqualificazione, è stato identificato come “parco letterario” ed è caratterizzato da un sistema di terrazze che digradano sul promontorio della collina di Posillipo.
Villa Rosebery a Posillipo

La storia di Villa Rosebery, nel quartiere di Posillipo, ha conosciuto molti passaggi di proprietà e inizia agli albori del XIX Secolo. Appartenuta, tra gli altri, al comandante della Real Marina del Regno delle Due Sicilie Luigi di Borbone, al banchiere francese Gustave Delahante e al Primo Ministro britannico Lord Rosebery, nel 1932 fu donata dai suoi eredi allo Stato italiano, con un accordo ratificato da Mussolini, che intendeva farne un museo. Dal 1957 è una delle tre residenze ufficiali del Presidente della Repubblica Italiana. La villa, con i suoi giardini, è accessibile in occasione di aperture straordinarie organizzate dal Quirinale, che rivelano un parco caratterizzato dalla compresenza di una flora mediterranea lussureggiante con gli stilemi di un giardino inglese. Le visite sono gestite in collaborazione con il FAI, e riprenderanno nella primavera 2025, con accesso al parco, alla Palazzina Borbonica, alla darsena e alla Grande Foresteria: è obbligatoria la prenotazione online al costo di 2.50 euro.
Livia Montagnoli
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