Il Compianto di Bellini in mostra a Milano. Però insieme all’arte contemporanea
Un dipinto commovente quello di Giovanni Bellini protagonista della mostra al Museo Diocesano Carlo Maria Martini. Che stimola anche le riflessioni e le produzioni di quattro artisti italiani contemporanei
Arriva dai Musei Vaticani Il Compianto sul Cristo morto di Giovanni Bellini (Venezia, 1430 circa – 1516) esposto al Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano. Come di consueto, il visitatore è accolto da una serie di pannelli di spiegazioni, di video, di montaggi che lo conducono finalmente all’opera, che come spesso accade di fronte al Bellini, provoca un senso di commozione, di spiazzamento. Il corpo del Salvatore attende di essere sepolto e a tale scopo viene unto e profumato; accanto a lui sono Giuseppe d’Arimatea, Nicodemo e Maddalena. Si tratta della cimasa della Pala per l’altar maggiore per la chiesa di San Francesco di Pesaro, che il pittore veneziano ha realizzato nel 1475, in un momento di maturità. Anche qui l’opera è proposta in alto per sottolineare lo scorcio dal basso pensato dal pittore, cognato del Mantegna, entrato in dialogo con Antonello da Messina, con Dürer, con Giorgione. Il punctum, come avrebbe scritto Roland Barthes, è l’intreccio di mani. Bellini guida, infatti, l’occhio di chi guarda passando dalle gambe di Cristo abbandonate sul sepolcro e dal costato in cui si concentrano gli occhi degli altri tre protagonisti della scena.
Il Compianto di Bellini e l’arte contemporanea
La mostra è curata da Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano di Milano, e Fabrizio Biferali, curatore del Reparto per l’Arte dei Secoli XV-XVI dei Musei Vaticani (e con un catalogo edito da Dario Cimorelli). Per l’occasione, in collaborazione con Casa Testori, sono state poste in mostra le opere di quattro artisti contemporanei, che entrano in dialogo con la splendida opera in cui Bellini è riuscito a donare a ognuno dei personaggi una personalità, un’espressione legata al momento tragico che stanno vivendo: dal volto di Cristo, composto nell’ora della morte, alla Maddalena stravolta dal dolore che gli accarezza la mano, fino a Giuseppe e Nicodemo che guardano seri. Il Bellini evidenzia i dettagli dei corpi, degli abiti, del bicchiere dorato. Le opere di LETIA Letizia Cariello, Emma Ciceri, Francesco De Grandi e Andrea Mastrovito sono poste in quattro piccoli ambienti che consentono singole riflessioni. La sezione è curata da Giuseppe Frangi. Per te Myriam di Migdel, con una dedica alla Maddalena è il titolo del lavoro di Cariello fatto di chiodi e fili rossi tesi, una treccia pende su uno specchio. È un frottage quello di Mastrovito dal titolo War Christ, l’opera in cui il dramma evangelico viene attualizzato. Emma Ciceri si concentra sulle mani con il video Studio di mani, in cui sono le sue e quelle di sua figlia. Quella di Francesco De Grandi è una grande tela che rilegge l’iconografia e la situazione dell’opera belliniana.
Angela Madesani
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