Il genio eclettico di Jean Cocteau alla Peggy Guggenheim di Venezia
Provocatorio, sperimentatore e irriverente. Questo e molto altro fu Jean Cocteau: poeta, romanziere, regista e persino artista. Al Guggenheim di Venezia, una grande mostra ne racconta tutta la storia
Jean Cocteau (Maison-Laffitte, 1889 – Milly-la-Forête, 1963) è il Novecento delle provocazioni, delle sperimentazioni, dei richiami all’ordine. Ma non è solo un poeta, un romanziere e un regista. Le sue creazioni spaziano dai disegni, alle opere grafiche. Dai libri alle riviste, alle fotografie, ai documentari e ai film da lui stesso diretti. A questo enfant terrible della scena artistica francese del XX Secolo, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia dedica la mostra Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere, a cura di Kenneth E. Silver. Il titolo della mostra è dettato dalla foto che gli scatta nel 1949 il fotografo Philippe Halsman. Lo ritrae come una sorta di Shiva, un giocoliere a sei braccia che padroneggia diversi strumenti.
La figura eclettica di Jean Cocteau nella mostra a Venezia
Come definire l’artista Jean Cocteau? Il curatore ne sottolinea “la sofferenza per l’arte, la tossicodipendenza, l’oscenità, lo scandalo… tutti aspetti del mito e della vita reale di Jean Cocteau, artista eccezionale ed eccessivo”. Ogni appellativo sembra andargli stretto: regista, autore, sceneggiatore. Anche se privilegia la poesia. Con il suo linguaggio particolare, in cui l’aspetto verbale e quello visivo possono incontrarsi, originando approcci originali. In Les Eugènes de la guerre (1914-1915) presente in mostra, si serve della parcellizzazione futurista per riprodurre il cacofonico bombardamento visivo e auditivo in tempo di guerra. Come se le parole e le immagini lottassero per conquistare lo spazio sulla pagina.
La mostra di Jean Cocteau alla Collezione Peggy Guggenheim a Venezia
L’esposizione conta centocinquanta lavori, in grado di rivelare lo sviluppo di un’estetica unica e personalissima del personaggio. Il focus della rassegna verte su Jean Cocteau disegnatore, capace di intessere approcci originali. Per questa sua capacità di fare coesistere espressioni e manufatti artistici di vario genere, può essere considerato una figura cardine della cultura artistica parigina dell’epoca. Il percorso espositivo è articolato in una serie di capitoli riguardanti i principali temi al centro dell’opera di Cocteau. A partire da Orfeo e dalla poesia. L’autore ne rielabora il mito, con l’eroe tragico che scende e risale dagli inferi e diventa il doppelgänger (sosia) con cui Cocteau si riconosce. In una sezione della mostra dedicata ai film, c’è una locandina su Le testament d’Orphée. Il giovane di profilo con le labbra imbronciate e gli occhi spiritati rivela la notevole coordinazione occhio-mano.
Erotismo e Classico nelle opere di Jean Cocteau a Venezia
A seguire, un’altra tematica chiave è l’eros: presenza costante nelle sue creazioni, quanto nella sua vita. Per intuirne l’impatto si accenna all’episodio che Peggy Guggenheim racconta nel suo libro di memorie, Una vita per l’arte. La mecenate newyorkese sta organizzando la mostra dedicata a Cocteau nel 1938. E fra le opere sono previste due disegni molto grandi su lenzuola di lino. Uno è un soggetto allegorico dal titolo La Peur donnant les ailes au courage, presente in mostra. Il lavoro include un ritratto dell’attore Jean Marais che appare con i peli del pube scoperti. Il disegno suscita scandalo alla dogana britannica, che lo blocca. “Marcel [Duchamp] e io ci precipitammo là. Chiesi perché si opponevano al nudo in arte: mi risposero che non era il nudo, ma i peli del pube che li spaventavano. Promisi di non mostrare questo lenzuolo al pubblico e così mi permisero di prenderlo”. Un terzo capitolo espositivo riguarda Il Classico nell’arte. Per Cocteau l’arte greca non è solo statue nude. Comprende il teatro tragico, che fa egli stesso rinascere per la prima volta nel 1922, rivisitando la tragedia di Antigone, a cui collaboreranno anche Picasso per la scenografia e Coco Chanel per i costumi.
I disegni di Jean Cocteau in mostra a Venezia
Infine, la sezione dedicata ai disegni mette in risalto l’ambivalenza dei rapporti tra Cocteau e Cubismo Dadaismo e Surrealismo. Movimenti a cui si avvicina, pur non aderendovi mai del tutto. Come Picasso, anche Cocteau si immedesima in un agire tecnico ininterrotto, senza sbavature, cancellature o esitazioni, sollevando la matita solo quando il disegno è compiuto. In mostra si può vedere il ritratto che Cocteau dedica allo stesso artista spagnolo, in cui la testa e il volto sono disegnati in un insieme cubista di edifici a più piani. Cocteau detesta il fantastico, il pittoresco, il simbolico. È attratto dal realismo. Ma quale realismo? Quello che lui definisce un réalisme irréel. In altre parole, l’artista deve abbandonare le convenzioni, le forme apparenti, tutto ciò che maschera la realtà.
Fausto Politino
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati