Su Artribune Podcast l’artista Patrick Tuttofuoco nei Monologhi al Telefono

Nell’intervista con Donatella Giordano, Tuttofuoco parla della sua pratica e del ruolo che l’arte e gli artisti ricoprono nella società contemporanea

Sarebbe interessante riuscire trovare un nuovo rapporto che metta in equilibrio una dimensione spirituale con la tecnologia, e intendere la tecnologia come espressione di nuove possibilità umane, non come declinazione del consumo e del mercato”. 
Nell’intervista al Telefono, Patrick Tuttofuoco (Milano, 1974) ripercorre gli elementi emblematici che connotano la sua poetica. Dagli studi di architettura l’artista si avvicina alla pratica artistica attraverso un processo liberatorio che inizia con Corrado Levi: “mi sono iscritto al suo corso di progettazione architettonica, lui mi ha riportato su delle pratiche e degli approcci nei confronti non tanto del progetto ma della vita in un senso più ampio, che erano un processo di osmosi con l’arte”, racconta.

La pratica artistica di Patrick Tuttofuoco

Nel suo lavoro, l’artista reinventa oggetti e materiali, perlopiù provenienti dall’edilizia o da contesti più vicini all’architettura, utilizzando processi costruttivi mutuati dall’industria, per veicolare altre informazioni. Negli anni, utilizza una moltitudine di materiali sintetici e industriali senza mai abbandonare l’utilizzo della luce, che intende come passaggio di energia, molto vicina alla natura umana: “prodotto di un’infinità di riflessi che si accumulano”.

Patrick Tuttofuoco per Artribune Podcast

L’artista, parlando della sua pratica, individua tre punti di interesse che caratterizzano il suo lavoro: il dialogo con lo spettatore, il tempo e il rapporto tra spirito e tecnologia.
Il dialogo con lo spettatore credo sia, per tutti gli artisti, un punto fondamentale e rappresenta il dialogo con tutto ciò che è al di fuori di noi. Per quanto mi riguarda, le riflessioni su questo dialogo sono diventate loro stesse il lavoro”.  Grazie a queste riflessioni, l’artista delinea i contorni di un ritratto collettivo generazionale che si rapporta molto spesso con lo spazio pubblico. Le riflessioni sul tempo sono legate al tentativo di trasformare la sua linearità poiché in stretto rapporto con l’esistenza dell’uomo.  
Riguardo al rapporto tra spiritualità e tecnologia, l’artista riflette sui suoi utilizzi: la tecnologia è diventata un bene quasi feticcio di una società che consuma tutto a una velocità incredibile, ma di per sé è uno strumento come altri strumenti. Sarebbe interessante riuscire trovare un nuovo rapporto che la metta in equilibrio con una dimensione spirituale”.

Patrick Tuttofuoco Photo credit Luisa Bertoldo in occasione di "Abbandona gli Occhi", Palazzo De' Toschi, Bologna
Patrick Tuttofuoco Photo credit Luisa Bertoldo in occasione di “Abbandona gli Occhi”, Palazzo De’ Toschi, Bologna

Il ruolo dell’artista nella società contemporanea secondo Patrick Tuttofuoco

L’intervista procede indagando il ruolo dell’arte e dell’artista nella società contemporanea e riflettendo sul tema del limite. In ultima analisi, l’artista racconta le sue ultime ricerche legate a una dimensione interiore: “ho iniziato a usare la pratica della meditazione come uno strumento di lavoro e di ricerca. L’arte si è sempre cibata di una dimensione trascendente. La capacità stessa dell’artista è quella di estendersi al di là del suo limite. Questa capacità di ‘strecciarsi’ al di fuori del proprio essere, è insita nel processo artistico, è l’opera d’arte”.

Donatella Giordano

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Donatella Giordano

Donatella Giordano

Nata in Sicilia, vive a Roma dal 2001. Ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove nel 2006 ha conseguito il diploma di laurea con una tesi che approfondiva la nascita dei primi happening e delle azioni performative…

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