A Cambiano la pittura dell’insolito di Enrico Tealdi che guarda al grande Francis Bacon
Da Société Interludio, nella nuova sede della galleria a Cambiano nell’hinterland torinese, Enrico Tealdi è in mostra con Manifesto un racconto pittorico che indaga nel profondo dell’animo umano
Sembrano emergere da una quinta teatrale rigorosamente nera, in uno spazio illimitato e allo stesso tempo profondo come gli abissi e lo spazio eterno. Un salto improvviso dal buio alla luce. Sono volti e profili di figure inconsuete che dall’ombra si palesano per la prima volta nel mondo contemporaneo. Enrico Tealdi (Cuneo, 1976) propone con Manifestouna mostra inedita, caratterizzata da una ricerca pittorica avviata nel 2015 e che porta all’attenzione un processo figurativo legato alla ritrattistica e al rapporto interiore con il paesaggio.
Quelle ritratte sono delle tracce reali o immaginarie di un’ampia narrazione quasi fisiognomica che prende spunto dai personaggi di gesso dei presepi o dalle statue dei santi raffigurati nelle chiese di campagna. Le opere dell’artista svelano brani di un passato dimenticato nelle derive del tempo e nelle storie di chi ci ha preceduto. Nei volti di Tealdi leggiamo la bellezza dell’insolito, ovvero di quella pittura eseguita come strumento di indagine ed esplorazione dell’altro, paesaggio sensibile situato tra le pieghe del buio, lontano dalle norme estetiche tradizionali.
La mostra di Enrico Tealdi a Cambiano
In questa fase la sua pittura si delinea come suggestione di un viaggio verso le profondità dell’animo umano, i quadri ospitano figure silenti immerse in una dimensione di alterità, dove l’inquietudine si intreccia alla meraviglia. Attraverso questo fare il “brutto e il malformato” rivelano una carica evocativa che permette di osservare la verità ineludibile della condizione umana.
Importante per l’intera composizione è la tecnica dell’ammanitura che, spiega Tealdi, consiste: “nella preparazione della tavola. Sulla tavola di legno, sono stesi numerosi strati di gesso, misto a colla di coniglio. Quando la tavola è asciutta, viene levigata ed è pronta ad accogliere la pittura. Nei miei ultimi lavori su tavola, la pittura è data da molteplici passaggi di colore, per ottenere una resa opaca, silente e misteriosa. Tecnica mista composta da tempere, colori in polvere. Un processo lento, lungo, che aggiunge una sorta di sacralità alla pittura”.
La pittura di Enrico Tealdi
I lavori che in mostra abitano l’ampio spazio della galleria raggiugono un equilibrio espositivo bilanciato, creando comunque un dinamismo installativo che coinvolge le opere a parete e la percezione del fruitore. Con queste parole Stefania Margiacchi, direttrice e curatrice della galleria Société Interludio, racconta: “La galleria ha sempre avuto come focus principale la pittura contemporanea, invitando spesso gli artisti a pensare a opere site-specific o addirittura trasformando gli spazi in studio-residenza per artisti ospiti. Accanto agli spazi principali nel centro della città, nel maggio 2023 la Société Interludio ha aperto un secondo spazio – una vecchia segheria dei primi del Novecento trasformata in spazio espositivo – a Cambiano, un piccolo paese dell’hinterland torinese. Dal 2024 questa seconda sede è diventata lo spazio principale della galleria, mantenendo il legame con il centro di Torino grazie a collaborazioni ad hoc e progetti site-specific.
Il riferimento all’opera di Francis Bacon
L’attenta pittura di Enrico Tealdi che presenta concettualmente un’educata rappresentazione della figura umana e uno studio ragionato nella scelta dei colori, entra nell’orbita del pensiero espressivo di Francis Bacon che ha sugellato nella deformazione spirituale, fisica e nelle tinte crude una percezione del bello che guarda a una realtà vulnerabile e autentica. Così come Tealdi ricerca una bellezza che trascende i confini convenzionali per avvicinarsi a un’esperienza che spesso fa paura, ma che è essenziale per la comprensione di noi stessi, per una maggiore riflessione sulle questioni mai risolte in seno alla società, alla morte e alla fragilità dell’essere umano.
Giuseppe Amedeo Arnesano
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