L’arte quantica di Luciano Bertoli a Reggio Emilia, a tre anni dalla morte dell’artista

La Fondazione Palazzo Magnani celebra a Palazzo Da Mosto un'artista locale ma attento alle avanguardie, che con le sue bizzarrie futuristiche ha saputo reinventarsi attraverso gli anni, raggiungendo con facilità una visibilità nazionale

A tre anni dalla morte, Reggio Emilia celebra uno dei suoi protagonisti, Luciano Bertoli, artista che ha caratterizzato il paesaggio locale, che non si è mai mosso dalla sua città natale, ma è sempre stato in contatto con le istanze degli anni Sessanta, come l’arte povera e concettuale e degli anni Settanta fino ad arrivare al Duemila, quando esplode con una pittura che “sorprende e inventa” come sostiene Martina Corgnati, autrice del testo nel catalogo della mostra. Caratterizzato da un forte e pervicace eclettismo, sonda attraverso le sue opere bizzarre le capacità da parte dell’uomo di partecipare in prima linea ai problemi del mondo. 

Luciano Bertoli: eclettismo e sperimentazione

Nelle sale dedicate alla scienza e alla tecnica, si mostrano al pubblico grandi assemblaggi ispirati a Picabia e Duchamp, che rappresentano il degenerare dell’uomo contemporaneo. L’impronta del suo operare è l’ironia che lo caratterizza, con riferimento in primo luogo a Bosch e Bruegel, nei mostriciattoli visti come memi e macchine sadiche, ma anche e soprattutto una cultura profonda ed uno sguardo costante all’arte del Quattrocento toscano, con un occhio a Piero di Cosimo e Botticelli. A questo proposito, Simonetta Vespucci, amante del Medici, era la Marilyn dell’epoca che Bertoli trasforma in stampino riprodotto in serie, omaggiando Andy Warhol e con molto meno dramma rispetto ad altri artisti, denuncia dunque la serialità della bellezza. 

Luciano Bertoli: frattali tra gioco e realtà

Quadri meccanici e vecchie macchine in movimento con rumori disturbanti e fastidiosi, vanno a rappresentare invece il suo universo giocoso, ludico e tragico al contempo. E se all’interno del percorso si nota un’accurata attenzione al fantasy, al neomedievalismo, nel momento in cui ci si trova davanti a blocchi di finto ghiaccio – con al suo interno città futuribili e fantascientifiche – concepito per stare all’aria aperta, ci si accorge a poco a poco che contiene una forma pseudo umana ibernata che sembra affiorare, appena visibile. Ma la vera chicca sono i frattali, per la prima volta in una formula grafica visibile al pubblico. Emetismo e fisica quantistica si fondono assieme, dove passato, presente e futuro si intersecano in parallelo, tra plasticità contemporanee, globi di colore vivo, dinamico, misterioso. 

Luciano Bertoli: l’ultimo periodo

Nono esiste più uno stacco temporale, nel frattempo, in cui i fisici dicono che due particelle allontanate continuano a influenzarsi a vicenda poiché avviene un salto quantico mediante la telepatia. La quantistica è difatti senza alcuna logica e l’artista ci sa giocare bene. Per arrivare infine ai dipinti degli ultimi anni, in cui inserisce l’uomo a pezzetti, oppure come figura appena leggibile, nel tentativo di sviscerare la sensualità del corpo spogliata del desiderio e concepita come proiezione universale.

Francesca Baboni

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Francesca Baboni

Francesca Baboni

Francesca Baboni vive a Correggio (Re). Laureata in Lettere Classiche con indirizzo storico-artistico all'Università di Bologna, è critico d'arte, storico dell'arte e curatrice indipendente. Da diversi anni cura per spazi privati ed istituzionali mostre personali e collettive di artisti contemporanei,…

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