Fabulations. Lo strano e l’inquietante secondo Mark Fisher

“The Weird and the Eerie”. Lo strano e l’inquietante come radici della cultura contemporanea nell’ultimo libro scritto in vita da Mark Fisher.

Tradotto da Vincenzo Perna con una postfazione di Gianluca Didino è in libreria il saggio The weird and the eerie. Lo strano e l’inquietante nel mondo contemporaneo edito da minimum fax. Si tratta dell’ultimo lavoro prodotto in vita dal compianto Mark Fisher, autore di culto per la profondità e l’ampiezza del suo sguardo. Componente del mitico collettivo Cybernetic Culture Research Unit (CCRU) e artefice del seguitissimo blog K-Punk, il critico e saggista inglese prova a declinare una cartografia del presente a partire dalla constatazione che la modernità è deragliata sotto la spinta aggressiva dell’accelerazione tecnologica. Uno scandaglio di profondità che procede attraverso un impianto testuale ricco di rimandi al mondo della musica, del cinema, della letteratura e basato su due ampi capitoli che declinano le macrocategorie dello strano e dell’inquietante.
Nel primo capitolo Fisher elabora un’ampia ricostruzione storica dello weird/strano, agganciando le sue origini alla produzione letteraria di Howard Phillips Lovecraft. È il saggio breve Note su come scrivere racconti fantastici a fornire una prima qualità del weird come qualcosa “che trasforma un oggetto comune che provoca dis-piacere in una Cosa che è al tempo stesso terribile e affascinante”. È in questo superamento ambiguo e attraente che Fisher colloca la sua visione della contemporaneità come una condizione che presenta caratteri nuovi rispetto alla modernità. Se la modernità trova nel rassicurante controllo antropocentrico la chiave di lettura del mondo nel quale l’uomo è al centro di tutto. Il nostro tempo è condizionato da elementi esterni che aprono a scenari inesplorati, misteriosi, densi di fascinazione ma anche, inevitabilmente, di terrore. Basti pensare al riscaldamento globale che minaccia realmente di estinguerci e con questa verità si misura l’essere contemporaneo. Questa tensione è possibile riscontrarla nella narrativa di Lovecraft, “in cui non l’impossibile ma l’esterno può fare irruzione. L’opera di Lovecraft non può fare affidamento su figure o tradizioni preesistenti, deve contare sulla produzione del nuovo”.

UNA STRANEZZA ATTRAENTE

Il weird si configura, dunque, come un’attraente stranezza che modella e alimenta la contemporaneità tutta, la sua estetica, la sua politica. Trump, il populismo dilagante, Putin, le fake news sono alcuni spettri reali dello strano che ci governa. Il weird è per Fisher il grimaldello per mettere in mostra tutta la nostra instabilità. È il post-punk dei Fall a dare il ritmo a questa nuova condizione culturale. Un gruppo come i Fall, proletario, sperimentale e popolare, nell’album Grotesque (after the gramme) del 1980 dà forma a un’opposizione tra quotidiano e weird aprendo a nuovi scenari musicali impastati di testi grotteschi spalmati lungo strade vuote e sconfinate. “Il conflitto tra l’ordinarietà asfissiante dell’Inghilterra e il weird si gioca soprattutto nel brano “The N.W.R.A, the north will rise again”, una vicenda di intrighi politico-culturali che suona come un improbabile accumulo di T.S. Eliot, H.G. Wells, Philip Dick, Lovecraft e Le Carré”.
È Il mondo sul filo, progetto televisivo in due puntate diretto dal geniale Rainer Werner Fassbinder a chiarire lo statuto dell’immagine weird. Senza effetti speciali, il regista tedesco disegna uno scenario fantascientifico sui generis dando forma a uno straniamento cognitivo che induce lo spettatore a chiedersi continuamente se quello che sta vedendo è reale o è una sensazione di realtà. Con Il mondo sul filo, Fassbinder sintonizza la cultura weird con il concetto di simulacro teorizzato da Jean Baudrillard e ripreso da Frederic Jameson per definire il postmoderno. Fisher ravvisa in questo capolavoro minore del regista tedesco una profondità quasi profetica, che spiana la strada a una nuova idea di realismo dove ogni azione culturale di emancipazione deve puntare a distruggere l’apparenza dell’ordine naturale. Questo tema è alla base di Realismo capitalista, altro saggio fondamentale di Fisher per comprendere la nostra condizione contemporanea. E non poteva mancare David Lynch nella definizione del weird con film come Mullholland Drive e Inland Empire, dove il regista americano buca i confini tra realtà e sogno producendo un immaginario senza confini sospeso tra illusione e sur/realtà.

Mark Fisher

Mark Fisher

I CONFINI DELL’UMANO

In apertura del capitolo dedicato all’eerie/inquietante, Fisher chiarisce subito che, a differenza del weird, questa qualità della nostra condizione presente rappresenta soprattutto “un particolare tipo di esperienza estetica”. Un divenire estetico basato sulla consapevolezza che il paesaggio culturale, sociale ed economico nel quale viviamo, che va sotto il nome di Antropocene, è un paesaggio alterato. “L’automazione e il progressivo perfezionarsi dell’automazione”, avverte Gianluca Didino nella postfazione, “hanno reso strano e inquietante il nostro rapporto con gli oggetti rendendoci difficile distinguere i confini di cosa consideriamo umano”. In un mondo dominato dall’eerie/inquietante perché inafferrabile e unheimlich/perturbante occorre ricalibrare gli strumenti di lettura di questa nuova complessità per non rimanere inermi e immersi in una continua distopia alla Margaret Atwood.

Marco Petroni

Mark Fisher – The Weird and the Eerie. Lo strano e l’inquietante nel mondo contemporaneo
Minimum fax, Roma 2018
Pagg. 172, € 17
ISBN 9788875219345
www.minimumfax.com

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Marco Petroni

Marco Petroni

Marco Petroni, teorico e critico del design. Ha collaborato con La Repubblica Bari, ha diretto le riviste Design Plaza, Casamiadecor, ha curato la rubrica Sud su Abitare.it, è stato redattore di FlashArt. Collabora con l'edizione online di Domus. Curatore senior…

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